Salute 3 Ottobre 2022 10:01

Ore piccole e diabete: ecco perché andare a letto presto allunga la vita

Gli studi dimostrano il nesso tra rispetto del ritmo circadiano e protezione dalle disfunzioni metaboliche e cardiovascolari
Ore piccole e diabete: ecco perché andare a letto presto allunga la vita

Il mattino (presto) ha l’oro in bocca, e la chiave per la nostra salute. Che andare a letto presto e svegliarsi all’alba fosse un toccasana sotto vari aspetti è da tempo un fatto noto, ma oggi nuovi studi dimostrano che la regolarità nel ritmo sonno-veglia impatta in modo ancora più importante sul nostro organismo. Una recente ricerca della statunitense Rutgers University evidenzia infatti che coloro che si alzano tardi hanno maggiori possibilità di sviluppare problemi cardiovascolari, di incappare in patologie metaboliche e in obesità rispetto ai mattinieri.

Gufi o allodole? Ecco chi rischia di più

Uno studio che va nella stessa direzione, e arriva alle stesse conclusioni, di una ricerca sul cronotipo già condotta all’Università Federico II di Napoli, dal dipartimento di Endocrinologia diretto dalla professoressa Annamaria Colao, da noi intervistata sul tema. «La correlazione tra bioritmo, ormoni che regolano il metabolismo e insorgenza di patologie è evidente – afferma -. Il nostro orologio biologico, che è definito dai neuroni del nucleo soprachiasmatico del cervello e dispiega i suoi effetti a tutto l’organismo, è programmato sul ritmo e sulla luce del sole, e non possiamo riprogrammarlo a piacimento in base alle attuali esigenze della vita moderna senza essere consapevoli delle conseguenze. Ebbene – continua la professoressa – gli studi dimostrano che chi si alza presto al mattino ha un ritmo circadiano sincronizzato in modo più preciso rispetto a chi tira tardi, ed ha quindi un metabolismo più favorevole, in grado di gestire al meglio grassi, zuccheri e proteine, di conseguenza un minor rischio di incorrere in diabete».

Orari “medievali” per reimpostare l’organismo

«La tecnologia – spiega ancora Colao – ci ha imposto un cambio di ritmi troppo rapido rispetto ai tempi dell’adeguamento genetico. Per millenni l’essere umano ha seguito il ritmo solare che coincideva con quello scandito dalla vita nei campi: la vita urbana è nata solo poche centinaia di anni fa, anche con l’avvento dell’elettricità che ha iniziato a scandire altri tempi di socialità. Esistono dei geni che si chiamano clock genes, ‘geni orologio’ che regolano i ritmi del nostro organismo, e non possiamo cambiarli in base alle esigenze della vita di oggi. Se li forziamo dobbiamo essere consapevoli che c’è un prezzo da pagare».

Stravizi notturni? Bilanciare con alimentazione

Il suggerimento non è solo quello di dormire almeno 8 ore per notte, ma cercare di far sì che quelle 8 ore vadano dalle 22 alle 6 circa. «Andare a dormire tardi, indipendentemente dalle ore di sonno, non consente una corretta rigenerazione cellulare, che tipicamente avviene nella fase REM dall’1 alle 3 di notte – spiega Colao -. Se ripetutamente quella fascia oraria non corrisponde alla fase REM questa riparazione e sostituzione non avviene, ed un tessuto ammalato che non si ripara può portare a conseguenze molto serie. Certamente – sottolinea l’endocrinologa – le ore piccole e qualche stravizio in via del tutto eccezionale non sono un problema, ma per chi invece proprio non riesce a seguire questi orari, è importante bilanciare almeno con l’alimentazione: le cene tardive sono sconsigliate, se proprio succede si può consumare un po’ di verdura, che essendo composta da acqua e fibre si digerisce in un’ora al massimo così da non sovraccaricare fegato e intestino per tempi molto lunghi. Un divieto assoluto? Gli alcolici di notte – conclude – da evitare tassativamente».

 

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