Benazzo (SIOT): “La chirurgia robotica offre numerosi benefici pre-intra e post-operatori: oltre ad un gesto chirurgico più preciso, garantisce minor sanguinamento, rischi di infezione post-operatoria più bassi, tempi di degenza e recupero inferiori”
Accurata, personalizzata e meno invasiva della chirurgia tradizionale: sono queste le principali caratteristiche della chirurgia robotica, una pratica medica di precisione che permette di eseguire operazioni chirurgiche tramite un robot semi autonomo, in grado di eseguire manovre comandate. “La chirurgia robotica offre numerosi benefici pre-intra e post-operatori, sia per il paziente che dal punto di vista clinico, perché oltre ad un gesto chirurgico più preciso, garantisce minor sanguinamento, rischi di infezione post-operatoria più bassi, tempi di degenza e recupero inferiori”, spiega il Professore Francesco Benazzo, Coordinatore della Commissione Robotica SIOT e Direttore della Sezione di Chirurgia Protesica ad Indirizzo Robotico e Unità di Traumatologia dello Sport, presso la Fondazione Poliambulanza Istituto Ospedaliero di Brescia-chirurgia robotica, in un’intervista a Sanità Informazione.
Ma attenzione a non confondere questo robot semiautomatico con il già noto ‘da Vinci’ utilizzato in urologia, ginecologia, chirurgia toracica e chirurgia generale. Con il ‘da Vinci’ il chirurgo non opera con le proprie mani, ma manovrando un robot a distanza, seduto ad una console computerizzata posta all’interno della sala operatoria. Nella chirurgia robotica ortopedica, invece, il robot semiautonomo è programmato dal chirurgo e gli permette di eseguire le resezioni ossee in maniera accurata (nell’ordine di 0.5 mm e 0.5 gradi). “La chirurgia robotica in ortopedia viene utilizzata per le protesi monocomportamentali e totali di ginocchio, la protesi d’anca e quella femoro-rotulea”, dice Benazzo.
Stando ai dati parziali e preliminari sull’utilizzo della chirurgia robotica in ortopedia, i risultati ottenuti in termini di efficacia, sono sovrapponibili a quelli della chirurgia tradizionale. “Dovremmo aspettare almeno un decennio per valutare con maggiore precisione l’eventuale superiorità della chirurgia robotica. In particolare, sarà necessario analizzare gli esisti ottenuti nei diversi ambiti di intervento, poiché il robot che si utilizza per la protesi del ginocchio, ad esempio, non è il medesimo impiegato per quella d’anca”, continua lo specialista.
Nel futuro è molto probabile che la robotica sarà utilizzata anche per le protesi di caviglia e di spalla. Ma non solo: “Grazie alla robotica riusciremo a fare molti passi in avanti – aggiunge Benazzo -. Attraverso specifici programmi di teleriabilitazione, con un’apposita app, il team chirurgico potrà verificare a distanza gli esiti a lungo termine dell’intervento. Ancora, con l’Intelligenza Artificiale potremmo valutare la capacità di deambulazione di ogni singolo paziente e paragonare il dato con una coorte di pazienti che ha subito il medesimo intervento e, successivamente, mettere a confronto intere popolazioni di pazienti sottoposti ad interventi con chirurgia robotica in ortopedia. Il chirurgo potrà studiare i risultati ottenuti a seconda della tecnica chirurgica utilizzata, tutti dati contenuti nella memoria del robot. Infine, incrementando via via le tecniche di machine learning il robot potrà trasformarsi in un assistente attivo del chirurgo”.
In Italia, al momento, la disponibilità è di circa 160 robot, una percentuale piccola rispetto al numero totale dei centri ortopedici, soprattutto a livello di strutture private, distribuiti sul territorio nazionale. La diffusione della chirurgia robotica è in significativo aumento in Spagna, meno in Francia e in Inghilterra, altissima, invece, in Germania. In generale, l’incidenza della chirurgia robotica negli Stati Uniti si attesta al 34% nei centri ortopedici specializzati, in Australia è arrivata a ben l’80%.
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