Cellule staminali da tessuto adiposo per riparare i tendini della spalla ed estratti di placenta liofilizzata per la cura dell’artrosi. Sono solo alcune delle frontiere dell’ortobiologia – la prima già testata, la seconda in via di sperimentazione – che, insieme alla protesi per anca a doppia mobilità in lega metallica anallergica, sono state presentate all’Annual Meeting of the American Academy of Orthopaedic Surgeons (AAOS), da poco conclusosi a San Diego, in California. “Gli ortopedici italiani che hanno contribuito al programma del Congresso con speaker d’eccezione, confermano ancora una volta il nostro livello fra i più avanzati del mondo: chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio, tecniche di ricostruzione per traumi sportivi e tumori dell’osso e tecnologie all’avanguardia per interventi alla colonna vertebrale, piedi e caviglie, i temi di maggiore successo”, commenta il prof. Pietro Simone Randelli, presidente SIOT, che ha guidato la delegazione italiana al Congresso.
Nel Simposio sulle reali applicazioni cliniche dell’Ortobiologia in ortopedia, insieme ai più importanti professionisti del settore, il Presidente Randelli ha illustrato come l’utilizzo delle cellule staminali da tessuto adiposo sia utile nella riparazione dei tendini della spalla, portando l’esperienza dell’Istituto Gaetano Pini sui vantaggiosi risultati ottenuti nei soggetti trattati con questa tecnologia innovativa. “Oggi – spiega Pietro Randelli, direttore Prima Clinica ortopedica dell’Università degli Studi di Milano, Istituto Ortopedico Gaetano Pini – le cellule staminali possono contribuire a migliorare i risultati clinici delle tecniche di riparazione della cuffia dei rotatori, migliorando i risultati funzionali dei pazienti già nelle fasi precoci della riabilitazione”.
La novità più rilevante proveniente dagli USA nell’ambito dell’ortobiologia applicata alle patologie del ginocchio è stata la notizia di un nuovo studio in fase 3 per una terapia biologica per la cura dell’artrosi a base di estratti di placenta liofilizzata, terapia denominata ASA, Amniotic Suspension Allograft. Il Presidente Randelli conferma ai ricercatori statunitensi l’interesse dell’Italia quale partner ideale nell’utilizzo di questa nuova terapia che, come emerso dai dati dei primi due studi effettuati, riduce i sintomi nel 75% dei pazienti trattati per almeno un anno, mostrandosi nettamente superiore agli altri trattamenti.
Per quel che riguarda l’artrosi dell’anca è stata presentata ufficialmente la nuova protesi a doppia mobilità in lega metallica anallergica, in grado non solo di ridurre notevolmente il rischio di lussazione della protesi ma anche di assicurarne una longevità pluridecennale.
Già fissato il prossimo Congresso, a marzo 2026 a New Orleans, in Louisiana.
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