Salute 9 Agosto 2019 16:09

Ortopedia pediatrica, dalla scoliosi al piede piatto: ecco quando una diagnosi precoce può fare la differenza

«Vi sono alcune patologie frequenti che vanno identificate alla nascita», spiega il professor Pasquale Farsetti, presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica, che chiede aiuto a neonatologi e pediatri

di Federica Bosco
Ortopedia pediatrica, dalla scoliosi al piede piatto: ecco quando una diagnosi precoce può fare la differenza

Dalla scoliosi alla lordosi, dalla lussazione congenita dell’anca al ginocchio valgo fino al piede piatto, il futuro delle ossa si costruisce da bambini. Sono solo alcune delle condizioni patologiche frequenti che richiedono un intervento tempestivo in età infantile. A fare la differenza è proprio la diagnosi precoce. L’appello è della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica (SITOP).

«Vi sono alcune patologie frequenti che vanno identificate alla nascita, – spiega il professor Pasquale Farsetti, presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica, che chiede aiuto a neonatologi e pediatri – come la lussazione congenita dell’anca, una patologia che si identifica con un test che viene fatto da un neonatologo ed è un test chiamato dello scatto per cui la testa del femore tende ad uscire dalla sua sede, provocando uno scatto. Quando è presente una patologia di questo tipo occorre trattarla precocemente per evitare che la testa del femore fuoriesca definitivamente dalla sua sede e quindi poi dover utilizzare trattamenti più impegnativi che prevedono l’anestesia generale e il riposizionamento della testa del femore in maniera conservativa».

Quali sono le novità in termini di trattamento?
«Occorre trattare la displasia dell’anca, che colpisce prevalentemente le bambine, con un tutore che si applica a pochi mesi di vita. In questo modo l’anca matura nella sua sede naturale e si risolve il problema senza dover ricorrere all’intervento chirurgico».

Per una diagnosi precoce cosa occorre fare?
«A partire dalle sei settimane di vita è consigliata una ecografia dell’anca che permette di identificare tutti quei casi che non si identificano mediante l’esame clinico fatto alla nascita. Ci sono casi in cui il test dello scatto è negativo, ma la patologia c’è e l’ecografia permette di identificare il caso e di risolverlo con il tutore prima che il bambino inizi a camminare».

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Un bambino su quattro in età prescolare presenta il ginocchio valgo, un disturbo che nel 98% dei casi si risolve spontaneamente entro i 7/8 anni. È spesso familiare invece il piede piatto patologico che si manifesta dopo i 6/7 anni di età. In entrambi i casi la diagnosi precoce è fondamentale per una soluzione definitiva.

«Ci sono due condizioni fisiologiche, – continua Farsetti – ovvero normali, che sono il ginocchio valgo che si manifesta intorno i tre anni di vita ed è una condizione che non va considerata una vera e propria patologia, ma una condizione che in gergo medico chiamiamo paramorfismo ovvero effetto posturale. Quindi una non patologia che con la crescita si corregge. Non servono scarpe apposite, plantari o tutori, tende a rientrare da solo. Allo stesso modo è il decorso del piede piatto, che si evidenzia nei primi anni di età a causa di una lassità legamentosa e che non è una vera patologia. Solo se persiste dopo i sei, sette, otto anni allora, in quella situazione, occorre parlare di patologia ed è necessario un trattamento. Ovviamente la diagnosi differenziale deve essere fatta con le altre condizioni più rare che possono causare ginocchio valgo e piede piatto e che, se diagnosticate in tempo, possono essere correttamente trattate».

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