Apnee Notturne, un vero e proprio allarme sociale. Occorre sottoporsi a diagnosi e trattamento come spiega Alberto Braghiroli, Responsabile scientifico del Centro di Medicina del Sonno “Maugeri”: «La tecnologia fortunatamente viene in nostro soccorso»
Due milioni di pazienti solo in Italia. La malattia delle Apnee Notturne è un problema sentito non solo dal mondo medico ma anche dalle istituzioni, tanto che è di circa un anno fa l’emanazione di un Decreto Legge relativo alla normativa da seguire per il rilascio della patente ai pazienti che soffrono di Osas, onde prevenire incidenti stradali provocati proprio dai colpi di sonno alla guida. Sul tema interviene Alberto Braghiroli, Responsabile scientifico del Centro di Medicina del Sonno della Fondazione “Salvatore Maugeri”.
Sul problema Osas la tecnologia ha fatto molti progressi e attualmente la diagnosi è semplice e veloce. Quali le caratteristiche delle nuove strumentazioni?
«Sono stati fatti moltissimi sforzi per concepire delle strumentazioni più pratiche e facili da utilizzare utili alla diagnosi del paziente. Rendere semplici le metodologie che permettono di gestire i pazienti nella prima fase del loro percorso, può anche incentivare più soggetti a rischio a sottoporsi alla diagnosi e al trattamento. Infatti attualmente per rilevare la presenza o meno della malattia, si può rimanere nella propria abitazione e sottoporsi a semplice rilevazione dei dati durante il sonno grazie all’utilizzo di piccole e poco invasive strumentazioni. Ma non solo la fase diagnostica adesso è più pratica e veloce, anche il percorso terapeutico diventa più agibile. Questi nuovi aspetti hanno portato dei grandissimi vantaggi, il primo è una grossa riduzione dei costi soprattutto perché i pazienti non si devono spostare per visite e controlli e neanche per fare valutazioni periodiche, dall’altro avviene una netta riduzione dei costi inutili di controllo di persone che non hanno la necessità di effettuare valutazioni ulteriori. Quindi la diagnosi ha fatto passi da gigante, fino a 20 anni fa la diagnostica era limitata a pochissimi centri di altissimo livello perché risultava particolarmente complicata. La miniaturizzazione e anche la semplificazione dei macchinari di rilevazione delle Apnee, ha fornito un grosso contributo per riuscire ad identificare la malattia e la sua gravità».
Quindi per i pazienti sottoporsi a diagnosi è diventato un percorso estremamente semplice?
«Assolutamente sì, ribadisco che oggi la strumentazione è veramente limitata anche in termini di ingombro e fastidio. Le persone possono dormire nel proprio letto e rimanere dunque nel loro domicilio. Questo aspetto non è importante solo dal punto di vista della comodità e dell’impatto psicologico del paziente ma anche per gli operatori sanitari perché rilevare dei dati frutto di un sonno più fisiologico, danno modo di costruire un quadro, una fotografia, molto più attendibile e veritiera».
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