Il primario di cardiologia, tra i maggiori esperti del tema, punta sulla polisonnografia portatile per affrontare i casi sempre più numerosi e annuncia: «Presto un ambulatorio dedicato prettamente alla sindrome delle Apnee notturne per lavorare in team con tutti professionisti». Appello ai colleghi: «Serve maggiore formazione»
L’apnea ostruttiva del sonno è una malattia vera e propria. Sebbene in passato questa patologia sia stata sottovalutata, oggi l’attenzione è maggiore e la diagnosi si avvale di strumentazioni sofisticate che riescono a individuare il problema attraverso la polisonnografia e di conseguenza permettono di applicare una corretta terapia. Dunque, la diagnosi è fondamentale nell’ottica di prevenire un aggravamento dei sintomi: a sostenerlo Leonardo Calò, Primario di Cardiologia presso il Policlinico Casilino di Roma che, ai microfoni di Sanità Informazione, mette in guardia gli stessi medici a prestare attenzione alle spie che possono rivelare l’Osas.
«Spesso il medico affronta il problema delle apnee ostruttive del sonno in maniera generica perché non ha conoscenze specifiche e perché suppone non ci siano rischi per questo tipo di patologia; in realtà ci sono dei rischi e sono rischi importanti che, nei casi più gravi, possono anche causare mortalità. In ogni caso, l’Osas non curata peggiora nettamente la qualità di vita, per cui i consigli devono essere meno generici, meno legati banalmente al fatto di dimagrire o perder peso, ma la questione fondamentale è trovare soluzioni corrette per ogni singolo malato, e anche saper capire quanto è importante e quanto è grave il disturbo».
Consigli pratici per i pazienti?
«Da un punto di vista pratico tutti quanti i pazienti che temono di soffrire di apnee notturne, è giusto facciano degli approfondimenti specifici in centri specializzati, così da fornire al medico degli strumenti che consentono di monitorare il problema, perché il punto centrale è questo: tutti possiamo avere delle apnee notturne, però capire quanto sono importanti è il nodo focale».
Quindi la diagnosi assume un ruolo importantissimo ma le strutture ospedaliere, quindi il Sistema Sanitario Nazionale, sopportano l’onda d’urto di tantissimi pazienti in Italia?
«Va cambiata assolutamente la modalità di gestione di questi pazienti: gli strumenti di diagnosi devono essere molto più semplici. Per esempio lo strumento che permette di effettuare la polisonnografia (l’andamento del sonno notturno) deve essere portatile e semplice da utilizzare, come si fa per gli Holter (strumenti per diagnosticare gli elettrocardiogrammi), ad esempio, possibilità di diffusione a 360° di uno strumento facile da gestire. Più screening di masse che permettono di focalizzare il problema e poi eventualmente approfondire con ulteriori indagini più specialistiche».
Presto ci sarà un’importante iniziativa, la prima in Italia, con un ambulatorio dedicato alle tematica OSAS
«Assolutamente sì, la nostra idea è quella di creare un laboratorio dedicato, che si occupi di questo tipo di problematiche dal punto di vista cardiologico. Il cardiologo certamente è una figura che può prendere in mano questo tipo di materia grazie alle sue competenze per poi rivolgersi e lavorare insieme ad altri specialisti che si occupano della parte pneumologica, neurologica, otorinolaringoiatrica, così da creare un team che lavora insieme per migliorare la diagnosi e curare la malattia».