«Funzionale, flessibile, innovativo ed elemento di soddisfazione per gli utenti: è la sanità che tutti vogliamo e per cui dobbiamo lavorare». L’intervista a Daniela Pedrini, ingegnere e Presidente della Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la Sanità
Innovazione tecnologica a misura di persona, componenti strutturali all’avanguardia facilmente sfruttabili dal medico e dal cittadino, tempi di attesa ridotti grazie a strumentazioni sofisticate e veloci. Questa è la sanità del futuro raccontata dalla Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la Sanità (SIAIS) che forte di esperienza decennale, ottime best practice e una squadra qualificata d’ingegneri e architetti, progetta il futuro assistenziale. «L’architettura influisce moltissimo sullo stato fisico ma anche emozionale del paziente e del professionista sanitario» lo dichiara Daniela Pedrini, ingegnere e Presidente SIAIS.
Come sarà l’ospedale del futuro? Quali le componenti strutturali che a suo parere dovrebbero essere integrate?
«L’ospedale del futuro sarà all’insegna dell’innovazione tecnologica, ma dovrà essere anche a dimensione delle persone che lo frequentano (cittadini, operatori, utenti, ecc.). La configurazione dell’ospedale del futuro sarà di elevata complessità tecnologica, in continua crescita e sviluppo, che attua cure mediche sofisticate e specialistiche e che, parallelamente, ricerca le sue condizioni “etiche”, ponendo la centralità dell’uomo e della sua salute. Le linee di indirizzo hanno, come riferimento principale, il nuovo ruolo assunto delle moderne strutture ospedaliere che è necessario prevedere in ulteriore rapida evoluzione per il futuro, ruolo principalmente finalizzato alla realizzazione di strutture altamente specializzate dall’alto contenuto tecnologico, in cui l’erogazione delle prestazioni deve avvenire necessariamente in ridotti archi di tempo. In questo contesto, le componenti strutturali devono essere comunque confortevoli e adeguate, in altre parole appropriate alle funzioni che si devono svolgere».
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L’architettura e l’aspetto ingegneristico delle strutture assistenziali influiscono sul clima sociale-comportamentale?
«È chiaro che gli aspetti strutturali, impiantistici e tecnologici sono fondamentali e costituiscono la cornice, ove si inseriscono gli aspetti organizzativi e comportamentali. Ciò è fondamentale nel concorrere anche alla determinazione del livello di sicurezza per gli operatori e gli utenti (cittadini). Inoltre, altrettanto importante è il mantenimento delle condizioni nel tempo, per garantire la continuità di quanto realizzato».
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L’ospedale del futuro (ma anche del presente) dovrebbe essere una struttura valida tecnicamente ma anche un luogo di cura: come conciliare nel migliore dei modi questi due aspetti?
«L’ospedale sempre di più viene considerato come un luogo che cura sia l’aspetto fisico sia quello emozionale, che molto influenza gli stessi parametri psico-fisici. Anche l’architettura può aiutare a migliorare il proprio stato di salute e/o benessere, anche in ospedale. Quando si progetta un ospedale, l’attenzione non deve essere orientata solo agli aspetti “funzionali”, energetici ed economico-gestionali propri delle strutture sanitarie, ma anche a tutti gli aspetti conseguenti alle scelte architettoniche (capacità di spazi, forme, materiali, segnaletica, colori, ecc.) che influiscono sul “benessere” delle persone. Le connessioni tra la progettazione degli spazi di cura (ospedali, strutture sanitarie, residenze assistenziali per anziani, ecc.) e il benessere della persona sono molteplici».
Si parla tanto di eco-sostenibilità: su questo fronte gli ospedali come si stanno muovendo?
«È necessario continuare con l’ammodernamento del patrimonio ospedaliero perché sia sempre più conforme alle esigenze del servizio offerto: funzionale, flessibile, sostenibile ed elemento di soddisfazione per gli utenti. Diversi paesi europei hanno avviato programmi per la gestione del patrimonio immobiliare dedicato all’assistenza sanitaria nell’ottica dello sviluppo sostenibile, che significa affrontare questioni quali i vettori energetici, l’acqua, i trasporti, i rifiuti, l’adeguamento delle infrastrutture e degli edifici, con ovvie ripercussioni sui costi operativi gestionali».
Gli attuali fondi sanitari italiani sono sufficienti per garantire un progresso architettonico e tecnologico dell’ospedale?
«C’è urgente necessità di provvedere a rapidi cambiamenti culturali per promuovere innovazione nelle istituzioni, nelle strutture e anche nelle professioni. Disporre di un fondo straordinario per l’innovazione potrebbe portare a quella “integrazione” concreta accelerando i tempi. È necessario analizzare i driver di cambiamento e valutare in chiave innovativa tutti gli strumenti di programmazione e controllo: l’ospedale deve essere costruito e gestito pensando al cittadino-utente al centro (accoglienza, requisiti, sicurezza, tecnologie, ecc.) e integrato nel territorio».
Da questo punto di vista ci sono attualmente paesi più virtuosi dell’Italia da cui prendere esempio?
«In ogni Paese, così come in Italia, vi sono modelli virtuosi da cui prendere esempio, spesso sono casi isolati e l’ulteriore passo in avanti sarà proprio quello di far sì che non restino casi isolati ma diventino “consuetudine”. Per raggiungere questo obiettivo è necessario provvedere a rapidi cambiamenti culturali per promuovere innovazione nelle istituzioni, nelle strutture e anche nelle professioni tecniche. L’evoluzione architettonica e tecnologica richiede competenze specialistiche e trasversali e si rendono necessarie competenze pluridisciplinari. Le prestazioni dell’organismo edilizio, l’efficienza energetica, la modellazione informativa (BIM) per la progettazione e la gestione degli edifici sono solo alcuni dei temi che richiedono competenze specialistiche e altamente qualificate. Le strutture ospedaliere e sanitarie, con il loro altissimo contenuto tecnologico, oltre ad essere progettate e realizzate devono essere gestite quotidianamente da team di professionisti competenti e formati. Strumenti di project management devono entrare nella gestione quotidiana dei progetti in ambito sanitario, così come prevede chiaramente anche la normativa vigente. Le professionalità coinvolte devono garantire la continuità produttiva della struttura sanitaria mantenendo la funzionalità e la sicurezza di strutture, impianti, tecnologie dispositivi medici in un’ottica di riduzione del rischio clinico, governando nel contempo i costi, contribuendo a rendere il sistema “salute” complessivamente sostenibile e rispettando criteri di etica, trasparenza e legalità».