Al Campus Bio-Medico riorganizzato il Day-Hospital di oncologia. Il Responsabile Daniele Santini: «Nessun caso di covid nei nostri pazienti: attivati percorsi protetti e tutte le precauzioni necessarie per ridurre al massimo la possibilità di infezione»
Tra gli effetti negativi dei mesi di lockdown – ancora non quantificabili sul lungo periodo – c’è il ritardo diagnostico delle malattie oncologiche. Per ridurre l’impatto che la pandemia avrà sui malati, è necessario riprendere al più presto, in tutte le regioni italiane, le attività ambulatoriali e gli screening negli ospedali.
Il Day-Hospital oncologico del Campus Bio-Medico di Roma è stato completamente riorganizzato nel corso dell’emergenza sanitaria e continua ad accogliere i propri pazienti in sicurezza, con percorsi di accesso riservati e protetti e grazie al servizio di televisita e triage telefonico oncologico. Ne parla a Sanità Informazione, Daniele Santini, Responsabile Day-Hospital di Oncologia e Professore Ordinario di Oncologia medica.
Professor Santini, la pandemia di Covid-19 ha pesantemente danneggiato i pazienti oncologici: si parla di un 30% in meno di diagnosi nei mesi di lockdown. Se è così, cosa avete fatto al Campus Bio-Medico per cercare di invertire la rotta?
«Purtroppo, è cosi, c’è stato un ritardo nelle diagnosi di tumori a causa del fatto che ci sono pazienti con sintomatologia che non accedono all’ospedale per paura di essere contagiati. Quello che abbiamo fatto qui al Campus per cercare di ridurre l’incidenza di un ritardo diagnostico è stato aprire ambulatori “open”, dove si può accedere senza prenotazione, dedicati ai pazienti che hanno sintomi o sospetto di diagnosi di tumore. Ad oggi si tratta soprattutto di ambulatori open senologici ma stiamo lavorando anche per altre patologie oncologiche. Il nostro è un ospedale sicuro: abbiamo rafforzato la collaborazione con i medici di medicina generale che rappresentano il primo filtro per i pazienti con sospetto tumore: sanno che noi siamo attivi, che facciamo prime visite e che siamo pronti per gestire nuove diagnosi di tumore».
LEGGI ANCHE: LA LOTTA AL TUMORE AL SENO NON CONOSCE TREGUA: L’AMBULATORIO DEL CAMPUS BIO-MEDICO È “OPEN” PER CHI NE HA BISOGNO
Cosa è cambiato nella gestione del Day-Hospital durante la pandemia da Covid-19 e come è stato ristrutturato per la Fase 2?
«È cambiato molto, l’insorgenza di questa pandemia ci ha costretti a cambiare l’organizzazione del day hospital. I pazienti oncologici hanno un percorso protetto e un’entrata diversa rispetto a familiari e altri pazienti; gli viene misurata la temperatura e somministrato un questionario con una serie di domande per capire se c’è il sospetto di infezione. Prendono ascensori dedicati che vengono sanificati a ogni utilizzo e arrivano in una sala d’aspetto in cui ci sono solo pazienti e non parenti, distanziati tra loro. Possono essere accompagnati solo i malati con difficoltà deambulatorie. Inoltre, il giorno prima dell’accesso, per ridurre i tempi di attesa in sala d’aspetto, abbiamo attivato un servizio di televisita: telefoniamo a tutti i pazienti, facciamo il triage per Covid-19 – chiediamo al paziente se ha avuto sintomi, febbre o contatti con positivi negli ultimi 14 giorni – ma anche un triage oncologico, valutando le condizioni di salute e le analisi del sangue. In questo modo, il paziente il giorno dopo non avrà bisogno di fare la visita ma solo di ritirare le compresse evitando una sua permanenza in ospedale e un possibile contatto con il personale. Inoltre, la televisita ci permette di non far accedere al Day-Hospital i pazienti che non farebbero la terapia per problemi di tossicità emersi dai valori delle analisi del sangue. Una riduzione dei tempi notevole: se i tempi medi di attesa per una terapia orale, tra la visita e l’arrivo dei farmaci, era di 60-70 minuti, adesso è intorno ai 15-20 minuti: il paziente arriva, ritira le compresse, la lettera di dimissioni che è già pronta e torna a casa. Grazie a queste precauzioni, almeno finora, non abbiamo avuto nessun caso di paziente positivo per Covid o con sintomi legati all’infezione».
La diagnosi precoce è fondamentale per una prognosi più favorevole di tutte le malattie oncologiche: cosa si sente di dire ai pazienti che devono tornare in ospedale ma hanno paura del contagio?
«Qui sono state prese tutte le precauzioni necessarie per ridurre al massimo la possibilità di infezione: il percorso dedicato, una serie di precauzioni anche durante il trattamento che il paziente riceve e gli ambulatori open che ricevono i pazienti anche senza appuntamento. Mi rivolgo ai medici di medicina generale: devono essere tranquilli e sicuri di mandarci i pazienti con sospetto tumore. Noi stiamo seguendo le linee guida della Regione Lazio e di Cittadinanzattiva che sono molto utili e restrittive, le seguiamo e le seguiremo nei prossimi mesi».
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO