Le persone che firmano su propria iniziativa l’uscita dalle strutture ospedaliere tendono a essere circa dieci volte più vulnerabili al rischio di overdose da farmaci. A scoprirlo è uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal
Le persone che firmano su propria iniziativa l’uscita dalle strutture ospedaliere tendono a essere circa dieci volte più vulnerabili al rischio di overdose da farmaci. A scoprirlo è uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di British Columbia a Vancouver, pubblicato sul Canadian Medical Association Journal. I ricercatori hanno considerato i dati sanitari di 189.808 ricoveri ospedalieri avvenuti tra il 2015 e il 2019 nella Columbia Britannica, in Canada. Di questi 6.440 persone avevano firmato per uscire dalla struttura ospedaliera contro il parere medico.
I pazienti, spiegano gli esperti, tendono a lasciare l’ospedale prematuramente per una serie di motivi, come dolore trattato in modo improprio, stress, problemi psichiatrici, conflitti con il personale ospedaliero o restrizioni in merito alle visite. Stando a quanto emerge dall’indagine, però, chi non rispetta il parere medico sulle dimissioni è associato a un rischio di decesso entro l’anno successivo fino a tre volte più elevato rispetto a chi segue le indicazioni di routine da parte dei propri curanti. “In caso di disturbi da uso di sostanze – spiega John Staples, scienziato che ha coordinato lo studio – una lunga degenza ospedaliera può portare a sviluppare i sintomi dell’astinenza, il che riduce la tolleranza agli oppioidi e interrompe l’accesso alle forme di assistenza. Lasciare l’ospedale contro il parere medico potrebbe favorire il dolore persistente, inducendo all’uso di droghe più pesanti”.
I risultati dimostrano che la firma per uscire dall’ospedale prematuramente era più comune tra i pazienti maschi, giovani, con malattie psichiatriche, disturbi da uso di sostanze o una storia di uso di droghe illecite. Il tasso di overdose di droghe illecite fatale o non fatale nei primi 30 giorni dopo le dimissioni dall’ospedale era 10 volte più alto tra questi pazienti, specialmente se erano associati a una storia di disturbo da uso di sostanze. “Il nostro lavoro – conclude Staples – evidenzia l’importanza di offrire un supporto clinico e sociale per ridurre i danni correlati all’overdose da farmaci. Ospedali e sistemi sanitari dovrebbero sviluppare protocolli basati sull’evidenza per prevenire le dimissioni, nonché strategie di sensibilizzazione mirate per ridurre il rischio di overdose da farmaci”.
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