Frojo (presidente CAO Napoli): «Per molte persone questo è il momento migliore per un investimento a lungo termine sulla propria salute dentale»
Alla ricerca del sorriso perfetto. Complici le lunghe permanenze in casa, in smart working per gli adulti e in DAD per bambini e adolescenti, unite a una vita sociale praticamente azzerata con la speranza di riprenderla quanto prima, il periodo della pandemia è stato considerato da molte persone il momento migliore per un investimento a lungo termine sulla propria salute dentale. E se l’igiene dentale “casalinga” sembrerebbe in picchiata, come riporta uno studio condotto da Edelman Data & Intelligence per la divisione Oral Care di Unilever, un momento di gloria stanno invece vivendo le terapie ortodontiche.
Stando a quanto riporta un articolo pubblicato su Dental Tribune International, infatti, nel 2020 è stato stabilito un nuovo record di vendite di allineatori trasparenti, facendo registrare nel quarto trimestre dello stesso anno un incremento dell’utilizzo di questi dispositivi da parte di adulti e adolescenti rispettivamente del 36,7% e del 38,7%.
E non è tutto. Come dichiarato ai nostri microfoni dalla presidente della Commissione Albo Odontoiatri di Napoli Sandra Frojo, durante il lockdown è migliorato sensibilmente anche l’outcome terapeutico dei pazienti sottoposti a terapia ortodontica, in particolare con apparecchi per la terapia intercettiva, adoperati per correggere problemi di malocclusione ed errato allineamento dentale che si ripercuotono anche sulla postura, sulla deglutizione e sulla respirazione.
«Soprattutto nel caso di bambini e adolescenti, dobbiamo tener presente che l’apparecchio intercettivo può essere di difficile gestione in contesti come quello scolastico, durante lo sport e nelle occasioni sociali: ad esempio va rimosso durante la merenda, può modificare la pronuncia, può esserci ritrosia a mostrarlo ai compagni di classe, può essere più facile perderlo, e così via. Per contro, sappiamo perfettamente che gli apparecchi funzionano quanto più vengono portati, e che la costanza e il rispetto dei tempi di utilizzo sono fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo. Se in tempi normali capita spesso di dover allungare i tempi di trattamento, perché appunto c’è reticenza ad indossare l’apparecchio in alcune situazioni, in questo periodo pandemico ho potuto osservare risultati straordinari in tempi brevi, perché stando perlopiù in casa gli apparecchi vengono indossati di più e per tempi più lunghi, anche grazie ad un maggior controllo esercitato dai genitori, spesso anche loro a casa».
«A venir meno sono stati, in parte, gli interventi posticipabili come le pulizie dentali e i primi accessi. In sintesi possiamo dire che chi già in tempi normali non tralasciava i controlli, per sé e per i propri figli, è stato costante anche in questo periodo. E ha ottenuto appunto dei risultati brillanti, ottimizzando tempi di attesa (grazie agli appuntamenti scaglionati), sicurezza (grazie ai rigorosi protocolli negli studi) e outcome terapeutico. Nel caso dei preadolescenti, fascia 8-11 anni, l’aver investito questo tempo nell’affrontare alcune problematiche permetterà loro di affacciarsi a una fase della vita particolare, l’adolescenza, con maggior fiducia in se stessi oltre che, naturalmente, più in salute».
«Assolutamente sì. Per gli adulti vengono adoperati principalmente gli apparecchi “invisibili”, che se già normalmente risultano quasi impercettibili, con l’utilizzo delle mascherine diventano poi una faccenda squisitamente personale. In base alle richieste che ho avuto, posso dire che molti hanno colto questo momento come un’opportunità di miglioramento personale, di investimenti a lungo termine sul proprio benessere, l’occasione per fare finalmente qualcosa per se stessi, che magari ci si riprometteva da tempo e si rimandava».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato