L’OMS annuncia l’efficacia di VSV-Ebov, ma i test continuano. Formazione come prevenzione, prima della cura. Il premier alla Conferenza degli Ambasciatori sottolinea l’importanza di un coordinamento internazionale
La lezione di Ebola ritorna prepotente all’attenzione delle istituzioni, questa volta chiamata in causa dal premier Matteo Renzi alla Conferenza degli ambasciatori tenutasi nei giorni scorsi alla Farnesina.
Proprio mentre l’OMS annuncia che il vaccino sperimentale VSV-Ebov, sviluppato da Merck e NewLink Genetics, testato in Guinea su 40mila persone, si sta dimostrando efficace contro il virus Ebola, il presidente del Consiglio ha sottolineato, nel suo intervento, la questione dei rapporti con l’altra sponda del Mediterraneo, soprattutto in relazione alla vicenda immigrazione e facendo riferimento al pericolo di diffusione di malattie infettive.
«Dobbiamo prepararci alla gestione di situazioni di emergenza. E’ un tema che ricorre in tutti i vertici internazionali – sottolinea Renzi – e nel G7 è stato Obama a richiamarci a questa priorità. Il problema non è capire se si presenterà un caso di pandemia. Ma quando e in che forma la comunità internazionale sarà in grado di rispondere. L’Italia però è anche questo. In tanti ci hanno ringraziato per il lavoro dello Spallanzani sull’Ebola e per la nostra opera nell’Africa occidentale».
Proprio l’esperienza Ebola ha insegnato che la ricetta fondamentale per far fronte ad ogni pandemia, presente e futura, consiste in un personale sanitario correttamente formato e informato e in un efficace coordinamento internazionale. Ed è quest’ultimo l’aspetto di cui forse si è più sentita la mancanza nell’ultima epidemia che ha messo in ginocchio il West Africa ed è penetrata, per la prima volta, in Occidente. Un punto sottolineato dal ministro plenipotenziario Capo dell’Ufficio Emergenze del Ministero degli Esteri Mario Baldi, intervenuto come relatore alla Tavola rotonda “La lezione di e-bola” durante la quale è stato presentato in anteprima mondiale ‘e-bola’, primo della serie di film-formazione rivolti al personale sanitario.
«Sono circa mille gli italiani che operano nei paesi colpiti. L’Europa è stato il primo donatore nell’emergenza con oltre un miliardo di euro. Il sistema, a livello internazionale, ha però mostrato notevoli criticità: l’allarme è stato lanciato in ritardo, non c’è stata una risposta immediata delle Nazioni Unite che dovrebbe invece avere dei “caschi bianchi”, una sorta di esercito di medici, pronto ad intervenire; va considerato poi – osserva il ministro – che le risorse sono limitate ed è anche mancata competenza ed equilibrio nell’informazione, passando dal disinteresse al panico. C’è poi da considerare altri elementi come la povertà ed il sottosviluppo dei Paesi maggiormente colpiti, la scarsa educazione al rischio ed anche un sistema diffuso di corruzione nelle strutture sanitarie locali.” Baldi ha espresso inoltre entusiasmo per l’iniziativa, lanciata da Consulcesi, di un nuovo progetto formativo per il personale sanitario che possa avvalersi di nuovi strumenti di comunicazione come il web ed il cinema».