“Polveri sottili, diabete e prediabete sono fattori di rischio accertati. Pesa anche la condizione del microbiota intestinale. Ma sul totale dei malati, il 15% circa è legato a mutazioni genetiche, non ereditarie. Guardare al futuro significa cercare di bloccare o rallentare il decorso di una malattia come il Parkinson: dagli anticorpi monoclonali che possono bloccare la proteina infettante, agli studi su pazienti con mutazioni genetiche causa della malattia, senza dimenticare la ricerca per rallentare i parkinsonismi come la paralisi sovranucleare progressiva o l’atrofia multisistemica”. A fare il punto sulla malattia, in occasione della Giornata Mondiale del Parkinson 2025, è Fabrizio Stocchi professore ordinario di Neurologia presso l’università San Raffaele di Roma. Per celebrare la ricorrenza, che omaggia la nascita del medico inglese James Parkinson che nel 1817 descrisse per la prima volta in modo completo la malattia di Parkinson, ricercatori e associazioni si sono riuniti all’Ambasciata d’Austria a Roma per l’evento “Voci, Esperienze e Prospettive sul Parkinson”.
Per celebrare la Giornata Mondiale del Parkinson 2025, l’Italia si tinge di blu con oltre 30 monumenti ed edifici storici, tra cui i palazzi istituzionali romani come Palazzo Madama, Montecitorio e Palazzo Chigi, illuminati. “Spark the Night” – Accendi la Notte – è una campagna globale ideata per aumentare la consapevolezza sulla malattia in tutto il mondo: “La notte spesso amplifica l’isolamento, l’ansia e la solitudine di chi vive con il Parkinson – afferma Larry Gifford, presidente dei PD Avengers (Global Alliance to End Parkinson’s Disease), l’Associazione di pazienti promotrice dell’’iniziativa -. Spark the Night è il nostro modo di trasformare l’oscurità in luce, illuminando il mondo con la speranza e la solidarietà per le persone colpite da questa malattia”.
Un vaccino, ma anche nuove molecole e l’impianto di cellule staminali sono le principali linee di ricerca su cui lavora comunità scientifica per dare una risposta ai malati di Parkinson. Si tratta di 300mila persone solo in Italia, numero che cresce più di tutte le altre malattie neurodegenerative: negli anni ’90 nel mondo si contavano due milioni di malati, oggi sono nove milioni e si stima che nel 2040 possano diventare 40 milioni. Una crescita che per gli esperti, che non è legata all’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, guardare al futuro della diagnosi e della terapia non significa distogliere l’attenzione dai casi già conclamati: “Nei pazienti in stato avanzato di malattia – conclude Stocchi – dove le fluttuazioni motorie sono più frequenti si possono usare farmaci che vengono infusi con device sottocute come accade per i pazienti diabetici. Un approccio sintomatico molto efficace con una continuità d’effetto garantita”.
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