Il direttore generale del Policlinico pavese: «Il test potrà essere effettuato sia a pazienti sintomatici che ad individui asintomatici, ma le sperimentazioni verranno decise da politiche di sanità pubblica delle singole regioni. Questi test sierologici non sostituiscono i tamponi nasali, i soli a poter certificare se una persona è infetta e contagiosa»
È cominciato il conto alla rovescia per la diffusione del test made in Italy che permetterà di tracciare e individuare i soggetti infettati e che hanno sviluppato gli anticorpi neutralizzanti IgG contro il Covid-19, quegli anticorpi che, impedendo al virus di replicarsi, permetteranno, con molta probabilità, di diventare immuni verso la malattia e di ottenere, eventualmente, la cosiddetta “patente di immunità”.
«Dal momento che le ditte di diagnostica saranno pronte alla commercializzazione, in circa 7-10 giorni, ogni laboratorio potrà essere in grado di effettuare il test». Ad annunciarlo, in un’intervista a Sanità Informazione, è Carlo Nicora, medico di sanità pubblica e direttore generale del Policlinico San Matteo di Pavia. L’attività di ricerca scientifica che ha permesso lo sviluppo e la validazione del Test sierologico automatizzato per la diagnosi di infezione da Covid-19 di una ditta italiana di diagnostica di laboratorio è stata condotta all’interno del laboratorio di Virologia dello stesso ospedale, diretto dal professore Fausto Baldanti.
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L’esame funziona come un normale prelievo ematico, effettuabile in qualsiasi ospedale o laboratorio autorizzati, e sarà possibile ottenerne i risultati nel giro di una o due ore al massimo. Si tratta di un test quantitativo che misura la quantità (valore) di anticorpi presenti nel sangue (IgM e IgG): «Il test quantitativo di cui parliamo – specifica il direttore generale del Policlinico San Matteo di Pavia – misura il valore degli anticorpi neutralizzanti in persone che hanno contratto l’infezione e sono in convalescenza o guariti. Sono i soggetti che hanno sicuramente sviluppato anticorpi che impediscono al virus di replicarsi e quindi, con molta probabilità, da ritenersi immuni verso la malattia (patente di immunità), ma che non certificano (con le conoscenze attuali) l’essere o no infettivi, che può essere attestato solo dalla effettuazione di due tamponi nasali».
Quando il test entrerà ufficialmente in commercio sarà possibile avviare degli studi che coinvolgano ampi gruppi di popolazione e «solo dall’analisi di questi studi – sottolinea Nicora – potremo avere un’indicazione sulla percentuale di immuni. Il test potrà essere effettuato sia a pazienti sintomatici che ad individui asintomatici, ma le sperimentazioni verranno decise da politiche di sanità pubblica che le varie regioni decideranno di adottare».
Il test permetterà, dunque, di tracciare e individuare i soggetti infettati che hanno sviluppato gli anticorpi neutralizzanti IgG contro il Covid-19. Ma questa immunità garantirà a questi stessi individui di non ammalarsi nuovamente? «Con le conoscenze attuali – risponde Carlo Nicora – possiamo affermare con ragionevolezza che questi soggetti non si ammaleranno nuovamente. Ma solo con i prossimi studi di ricerca saremo in grado di dare una risposta certa e definitiva sulla immunità duratura».
Attenzione, lo stesso test non potrà essere utilizzato per “scovare” i pazienti asintomatici: «Nelle fasi iniziali della malattia (incubazione di 0-14 giorni e nella fase dei sintomi, cioè malattia in atto) – dice il direttore generale del Policlinico San Matteo di Pavia – i test sierologici non sostituiscono i tamponi nasali, i soli a poter certificare se una persona è infetta e contagiosa. Chi risulta negativo alla ricerca degli anticorpi neutralizzanti significa che non è ancora venuto a contatto con il Covid-19, pertanto può infettarsi e quindi ammalarsi. Di conseguenza, deve obbligatoriamente: indossare la mascherina in presenza di altri individui, mantenere sempre il distanziamento sociale di almeno 1 metro, utilizzare i guanti dove previsto ed arieggiare i locali, se frequentati da altre persone. Tutto questo dovrà essere mantenuto fino a quando non verrà decretata dalle autorità sanitarie la fine dell’epidemia nell’area dove vive o fino a quando – conclude Nicora – non sarà disponibile un vaccino».