Simone Sabbioni, dorsista talentuoso della nazionale italiana di nuoto racconta a Sanità Informazione la sua esperienza: «Ho scoperto di soffrire di colite ulcerosa perché il mio corpo non rispondeva più agli stimoli. Affidarmi a medici preparati mi ha salvato»
Dolori addominali costanti e gravi problematiche intestinali. Sono i sintomi della colite ulcerosa, una delle due patologie infiammatorie croniche dell’intestino di cui soffrono 120mila italiani. Tra questi, c’è anche Simone Sabbioni, dorsista talentuoso della nazionale italiana di nuoto, specializzato nei 50 e nei 100 metri. Sabbioni, che vanta quattro ori agli Europei e alle Olimpiadi giovanili, racconta a Sanità Informazione la sua storia in occasione della nuova campagna di sensibilizzazione di IG-IBD per le malattie croniche intestinali, di cui è testimonial.
Tu sei la dimostrazione che si può essere campioni anche con una malattia come la colite ulcerosa. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
«Io sono la dimostrazione che non bisogna scoraggiarsi. Quando arrivano questi momenti di difficoltà bisogna sempre ripartire e andare avanti affidandoci a persone esperte. Inizialmente anche io ero disorientato, ma poi, affidandomi a medici validi, sono riuscito a tenere la patologia sotto controllo per poter continuare ad avere uno stile di vita da sportivo professionista. Adesso posso dire di non essere più malato ma ‘curato’, che è diverso».
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Quando hai saputo di essere affetto da questa patologia, hai temuto per la tua carriera o hai saputo reagire con forza?
«Quando ho appreso questa mia condizione ho trascorso dei mesi difficili. Ho pensato: ‘Se non posso più nuotare, cosa farò?’ (magari rimettermi sui libri che non sarebbe stato male!). Mi deprimevo, quando nuotavo, perché mi rendevo conto che il mio corpo non rispondeva, avevo deficit nelle prestazioni fisiche e perdevo energia ad ogni sforzo. Ma poi la mia famiglia mi ha spinto ad affidarmi ad esperti, ed ho deciso di non crogiolarmi più ponendomi sempre la domanda ‘Cosa posso fare?’ e trovando il coraggio di darmi la risposta ‘ce la posso fare’. Così ho iniziato la terapia ed ora sono tornato a gareggiare».
Quindi più che sentirti ‘malato’ pensi di avere una marcia in più? Forse è quello che serve in questi casi per riprendere le redini della vita…
«Sicuramente la malattia è una parte difficile della vita che fa crescere tutto insieme. Indubbiamente non sono la stessa persona che ero prima, ma posso anche dire che sono grato alla malattia perché mi ha fatto capire tanto della vita e tanto delle persone. Non c’è da scoraggiarsi ed è bene agire il prima possibile sapendo che ci sono associazioni come IG-IBD che ti aiutano. La cosa che mi fa specie e che non riesco a capire è che tante persone si vergognano di avere questa malattia, perché? Non penso ci sia da vergognarsi ma soltanto da affidarsi a professionisti e curarsi».