Il Segretario dell’associazione dei pazienti ha partecipato all’ultima riunione degli Stati generali della professione medica: «Ci saranno nei prossimi anni straordinari dilemmi etici ad esempio legati al costo delle cure, forse sempre più alti, la possibilità per il medico di affrontare questi dilemmi etici attrezzato è centrale e decisiva». Poi sottolinea: «Noi non ci rassegniamo ad avere cittadini di serie A e di serie B, professionisti di serie A e di serie B»
La presenza di Antonio Gaudioso all’ultimo appuntamento degli Stati generali della professione medico non è stata certo casuale. Nella ricerca di una nuova definizione del rapporto tra medico e paziente, del consenso informato e del ruolo del dottore è fondamentale l’apporto di una associazione come Cittadinanzattiva che guarda con occhio attento alle dinamiche della sanità italiana. «Credo sia molto importante che la federazione degli Ordini dei medici stia facendo questo percorso anche di rimessa in discussione del proprio essere medico in una fase storica come questa: possono contare sul fatto che noi saremo leali compagni di strada», sottolinea Gaudioso a Sanità Informazione toccando anche uno dei temi centrali della sanità e della professione medica, come quello della formazione: «Con il rapido sviluppo delle tecnologie la modalità dei percorsi formativi deve cambiare radicalmente e quindi da questo punto di vista servono dei percorsi formativi sempre più rapidi e, perché no, provando a coinvolgere attivamente i pazienti». Infine, la stesura del Patto della Salute, che ormai si avvia alla sua definizione finale: «C’è bisogno di avere risorse certe, vincolate e, soprattutto, con obiettivi che mettano insieme anche la misurazione dei risultati» sottolinea Gaudioso che ha sottolineato come anche nell’ultimo rapporto pubblicato da Cittadinanzattiva, il XVII Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità, le differenze tra regione e regione non solo non si stanno riducendo ma si stanno allargando.
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Segretario, all’ultimo appuntamento con gli Stati Generali della Professioni medica lei ha fatto un excursus interessante su come è cambiata la sanità in questi anni, dallo sviluppo tecnologico ai nuovi farmaci. Quali saranno gli immancabili cambiamenti di questa professione?
«Gli immancabili cambiamenti sono legati sicuramente alla straordinaria innovazione tecnologica. Io non credo sia un problema ma una opportunità. È bellissimo sapere che ci sono nuove opzioni terapeutiche per quanto riguarda i pazienti. Ma ancora più importante lavorare da un lato sull’informazione dei pazienti e dall’altro su un ripensamento del ruolo del medico. Ci saranno nei prossimi anni straordinari dilemmi etici ad esempio legati al costo delle cure, forse sempre più alti, la possibilità per il medico di affrontare questi dilemmi etici attrezzato è centrale e decisiva. Lavorare su un rapporto medico-paziente dove il tempo della comunicazione sia parte stessa dell’atto medico, ci sia la possibilità di comunicare, informare, lavorando su un rilancio anche di un consenso informato e partendo al presupposto che le tecnologie sono tanto più utili, sia quelle legate all’utilizzo dei device che a internet, in quanto ci danno la possibilità di recuperare tempo nel rapporto umano tra medico e paziente. Credo sia molto importante che la federazione degli Ordini dei medici stia facendo questo percorso anche di rimessa in discussione del proprio essere medico in una fase storica come questa e loro possono contare sul fatto che noi saremo leali compagni di strada».
Strettamente legato al tema dello sviluppo tecnologico, perché stare al passo della tecnologia non è facile, è quello dell’aggiornamento professionale. Anche dal punto di vista dei pazienti che voi rappresentate è importate avere medici formati…
«Assolutamente sì. Anche perché i tempi dell’innovazione non si contano più in decenni ma si contano in mesi. Anche la modalità dei percorsi formativi deve cambiare radicalmente e quindi da questo punto di vista servono dei percorsi formativi sempre più rapidi perché no coinvolgendo anche attivamente i pazienti, può essere un’ottima opportunità».
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Al Ministero si sta lavorando al Patto della Salute. Per voi di Cittadinanzattiva cosa non deve mancare nel Patto?
«Beh non possono mancare gli obiettivi e soprattutto la misurazione dei risultati. Far sì, ad esempio, che su temi come la prevenzione, la cronicità, l’organizzazione dei servizi territoriali non ci siano solo affermazioni di principio ma anche risorse puntuali che vengano erogate sulla base del raggiungimento di obiettivi concreti. Credo che possa essere un modo moderno e innovativo anche di ripensare la lotta alle diseguaglianze. Per quanto ci riguarda devo dire che il Ministero della Salute in termini di impostazioni ha fatto un buon lavoro. C’è bisogno di avere risorse certe, vincolate e, soprattutto, con obiettivi che mettano insieme anche la misurazione dei risultati. C’è un differenziale che sta emergendo in queste ore da più fonti: abbiamo presentato il rapporto sulle cronicità nel nostro Paese dove emerge che il gap in termini di diseguaglianze da parte a parte del Paese non solo non si sta riducendo ma si sta allargando. Noi non ci rassegniamo ad avere cittadini di serie A e di serie B, professionisti di serie A e di serie B, pensiamo che sia fondamentale definire risorse, obiettivi e risultati».