L’analisi del Guardian: il nuovo coronavirus è più contagioso e letale dell’influenza e manca lo stesso meccanismo di protezione globale
Nonostante il numero elevato di nuovi contagiati da Covid-19 a causa della variante Delta, dal 19 luglio prossimo la Gran Bretagna eliminerà tutte le restrizioni utili a contrastare il contagio. Questa decisione potrebbe inaugurare una nuova fase del rapporto che abbiamo con il SARS-CoV-2, ovvero quella della convivenza. Al pari, in sostanza, di quel che accade con l’influenza stagionale. Ma questo paragone ha senso?
Ad inizio pandemia, ed anzi prima ancora che venisse definita tale, una larga fetta dell’opinione pubblica tendeva a minimizzare il possibile impatto di questo nuovo virus definendolo «poco più di un’influenza». Oggi, parecchio tempo dopo, sono rimasti in pochi a definirlo ancora tale. Perché se è vero che parliamo di un coronavirus che ha molte caratteristiche in comune con la banale influenza (entrambi sono virus respiratori contagiosi, possono diffondersi attraverso aerosol, goccioline e superfici contaminate, presentano una sintomatologia simile con febbre, tosse e affaticamento) sono almeno altrettanti, e molto pericolosi, gli aspetti per i quali differiscono. Ad esempio la velocità di diffusione del Covid e la sua capacità di causare patologie molto più gravi dell’influenza, oltre che il maggior lasso di tempo che deve passare affinché i sintomi del SARS-CoV-2 si manifestino e la più lunga contagiosità degli infetti.
Ma non basta, perché (come ricorda il Guardian in un recente articolo), l’Rt dell’influenza stagionale, ovvero il numero di persone che di media può contagiare un singolo infetto, è di 1,28, mentre quello della variante Delta si aggirerebbe intorno a 7. Una persona con variante Delta, dunque, potrebbe infettare in media 7 persone. Certo, i programmi di vaccinazione tendono a ridurre questo numero, ma fino a quanto riuscirà a farlo – spiega il Guardian – è un punto ancora controverso.
Il Guardian ricorda anche come, in Inghilterra, l’influenza stagionale abbia ucciso 44.505 persone durante le tre stagioni influenzali combinate dal 2015-16 al 2017-18. Lo stesso numero di morti il Covid li ha fatti, sempre in Inghilterra, soltanto nelle prime nove settimane del 2021. Tutto ciò considerato anche che il dato relativo all’influenza tiene conto della protezione dei vaccini influenzali, nei quali un’efficacia del 50% è considerata buona.
I vaccini contro il coronavirus dovrebbero avere un impatto proporzionale maggiore sui decessi per Covid. Finora, i vaccini Covid più comuni utilizzati nel Regno Unito (ovvero Oxford/AstraZeneca e Pfizer/BioNTech) riducono il rischio di ricovero per Covid di oltre il 90%. Di conseguenza, il programma di vaccinazione ha ridotto sostanzialmente i decessi per Covid.
Ma i vaccini, a quanto pare, sembrerebbero essere molto più utili per prevenire ricoveri e decessi che per annullare definitivamente la trasmissione del virus, quindi si prevede che i casi di Covid aumenteranno ancora per qualche tempo. Più grande è l’epidemia, più possibilità ha il virus di trovare persone vulnerabili che non hanno ricevuto le vaccinazioni o non sono sufficientemente protette dal vaccino.
Ogni anno, una rete di sorveglianza globale rileva quali varianti dell’influenza sono in circolazione e che più probabilmente rappresenteranno una minaccia nella stagione successiva. Queste informazioni determinano quali ceppi entrano nei vaccini antinfluenzali annuali che vengono poi diffusi nelle campagne vaccinali. Per tutta la stagione influenzale, le autorità sanitarie pubbliche emettono il conteggio dei casi e, se necessario, aggiornano i loro consigli sulle cure mediche.
Il punto, ricorda il Guardian, è che non esiste ancora un tale sistema globale per il coronavirus. E nonostante la macchina ben oliata che protegge il mondo dall’influenza, il bilancio delle vittime del virus in un anno qualsiasi è ancora notevole. Per un servizio sanitario, convivere con il Covid-19 significa dover imparare a sopportare e gestire una doppia ondata ogni inverno, quando il nuovo coronavirus e l’influenza presumibilmente potrebbero arrivare insieme.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato