di Guido Rasi, ex Direttore Esecutivo dell’EMA e Direttore Scientifico Consulcesi
Ad oggi 46 milioni di italiani sono vaccinati, e considerando chi ha contratto la malattia e chi ha ricevuto almeno una dose, si ritiene che oltre l’80% degli italiani sia in qualche modo protetto dalla malattia. Perché dunque i contagi sono in crescita?
Diversi fattori concorrono ad accelerare la circolazione del virus Sars-CoV-2 e di conseguenza a far registrare un aumento del numero di casi positivi. Un primo fattore che in parte vanifica il buon risultato della campagna vaccinale è costituito dal numero complessivo dei non vaccinati, oltre 6 milioni di adulti in età lavorativa (praticamente l’equivalente di una nazione un po’ più popolosa della Danimarca) a cui si aggiungono i 6 milioni di bambini sotto i 12 anni, di cui più di 3 milioni in età scolare.
Questo primo fattore è aggravato dalla disomogeneità di distribuzione dei vaccinati, sia a livello territoriale sia per fasce d’età. Questo crea dei clusters di individui dove il virus ha alta probabilità di essere mantenuto in circolazione. Oltretutto il comportamento di alcune comunità è spesso assolutamente irresponsabile, vedasi il picco di ricoveri e decessi a seguito delle manifestazioni di piazza.
Inoltre il green pass in vigore fino a ieri veniva rilasciato anche sulla base della negatività di un tampone antigenico, che presenta vari limiti. Prima di tutto una insufficiente sensibilità che svela solo cariche virali elevate e fornisce quindi un 20% di falsi negativi. I falsi negativi possono giungere fino al 40% a causa dell’eterogeneità dei test e della modalità di esecuzione. Questa avviene in tempi sempre più rapidi e da parte di operatori sanitari non sempre adeguatamente formati. Inoltre la durata di 48 ore è assolutamente eccessiva, poiché è dimostrato che già dopo 6 ore alcuni individui si positivizzano.
La domanda che molti si pongono riguarda la reale efficacia dei vaccini. Due aspetti sono noti fin dall’inizio: il primo è che non tutti gli individui rispondono alla vaccinazione, circa il 6% della popolazione non è in grado di sviluppare un’adeguata risposta immunitaria; e il secondo che i vaccini sono meno efficaci nel prevenire la trasmissione e l’infezione. Questo aspetto era noto ed atteso, assolutamente logico per un virus che si trasmette per aerosol. Purtroppo mai debitamente spiegato.
In realtà in concomitanza del picco massimo della risposta immunitaria ed in presenza di anticorpi neutralizzanti anche a livello mucoso, la probabilità di infettare e di infettarsi è ridotta al minimo, circa il 20% dei casi. Questa probabilità aumenta progressivamente col declinare dell’immunità (waning immunity), mentre fortunatamente la protezione verso le forme severe rimane più a lungo. La variante Delta, più efficiente nell’infettare e più veloce nel moltiplicarsi, ha ridotto ulteriormente di circa il 10% l’azione protettiva dei vaccini.
É evidente come la somma di questi fattori causi un progressivo aumento dei contagi in una situazione dove le attività lavorative e l’interazione sociale sono ricominciate ad alta intensità. É importante anche fare un confronto con gli altri paesi europei dove mediamente il numero e la velocità di crescita dei contagi sono molto più alti che in Italia. I fattori che abbiamo descritto sono ovviamente universali, e naturalmente quello che fa la differenza sono il numero dei vaccinati e l’utilizzo delle misure di contenimento.
Nonostante la completa assenza di una campagna di comunicazione istituzionale adeguata e di una formazione di personale di supporto nella gestione dei flussi in varie infrastrutture (es. trasporto e scuola), gli italiani hanno mostrato un senso di responsabilità molto alto, fino ad ora sufficiente a mitigare la diffusione del virus. Siamo giunti però ad un momento critico, in cui ancora una volta puntiamo tutto solo sull’efficiente macchina vaccinale per somministrare quella terza dose che ripristinerebbe in tempi rapidi il livello immunitario di massima protezione possibile.
L’esperienza di Israele in questo senso ha già confermato la validità di questo approccio, ma come abbiamo evidenziato in apertura, il perdurare di una popolazione di oltre 10 milioni di persone non vaccinate vanificherà continuamente parte di ogni sforzo, continuerà a gravare in maniera intollerabile sul sistema sanitario, impedirà di curare le altre patologie e costringerà le autorità ad imporre nuove restrizioni anche a coloro che hanno mantenuto costantemente comportamenti civili e responsabili.
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