Lo studio pubblicato su Eurosurveillance, la rivista dell’Ecdc, conferma la scarsa attenzione alla vaccinazione: circa un terzo dei bambini, pur rientrando nella fascia di età eleggibile, non aveva ricevuto il vaccino
In Italia, tre bambini hanno perso la vita in poco più di quattro mesi a causa della pertosse. Dall’inizio dell’anno al 10 maggio è stato necessario il ricovero per oltre 100 dei piccoli che hanno contratto la malattia. Tutti avevano meno di 24 mesi di vita. I dati emergono da un’analisi pubblicata su Eurosurveillance, la rivista dello European Centre for Disease Prevention and Control. “Dopo la pandemia di Covid-19, la recrudescenza della pertosse in Europa dalla fine del 2023 rappresenta una pressante preoccupazione per la salute pubblica”, scrivono gli autori dello studio. L’indagine ha coinvolto 11 ospedali distribuiti su tutto il territorio nazionale: uno a Pavia, Milano e Firenze, due a Palermo, tre a Roma e Napoli. Complessivamente, nella prima parte dell’anno sono stati 108 i ricoveri registrati, con un drastico aumento rispetto al biennio precedente. Erano stati cinque nell’intero 2022 e 12 nel 2023. Quasi la metà, precisamente 49, dei ricoveri nazionali si sono verificati a Napoli e un terzo a Palermo (32). La gran parte dei casi tra bambini con meno di quattro mesi. Tre i neonati morti per le complicanze della pertosse: uno aveva 15 giorni, uno 25, l’altro 30.
La pertosse viene annoverata fra le malattie infantili, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la parotite, e colpisce prevalentemente bambini sotto i cinque anni. Il suo esordio è caratterizzato da tosse lieve, accompagnata da qualche linea di febbre e copiose secrezioni nasali: è la fase catarrale, che dura da una a due settimane. “Progressivamente – sottolineano gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, sulla pagina web dedicata – la tosse diventa parossistica e si associa a difficoltà respiratorie: è la fase convulsiva o parossistica, che può durare più di due mesi in assenza di trattamento. In seguito a parossismi, si possono verificare anche casi di apnea, cianosi e vomito. Nei bambini piccoli, le complicazioni più gravi sono costituite da sovra-infezioni batteriche, che possono portare a otiti, polmonite, bronchiti o addirittura affezioni neurologiche (crisi convulsive, encefaliti). Nel neonato e nei bambini al di sotto di 1 anno, la pertosse può essere molto grave, addirittura mortale”.
La pertosse è diffusa in tutto il mondo, ma è diventata assai rara, specialmente nei Paesi in cui è stata introdotta la vaccinazione generalizzata nell’infanzia. “Oggi – spiegano dall’Istituto Superiore di Sanità – il 90% dei casi di pertosse si registra proprio nelle popolazioni in cui non viene effettuata la vaccinazione, e in questi casi la pertosse può portare a una mortalità elevata nei bambini. Nelle popolazioni vaccinate si è osservato un ritorno della pertosse a causa della perdita progressiva di immunità e, in effetti, quando è stato introdotto il vaccino 30 anni fa non venivano utilizzate le dosi di richiamo. In Italia la pertosse viene obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie. Contrariamente ad altre malattie infettive, la pertosse può colpire anche i neonati di madre immune. Sembra infatti che gli anticorpi materni che costituiscono le loro prime difese non siano in grado di proteggerli contro questa infezione”.
Lo studio conferma la scarsa attenzione alla vaccinazione. Circa un terzo dei bambini, pur rientrando nella fascia di età eleggibile alla vaccinazione, non aveva ricevuto il vaccino. Poco più del 18% non aveva ancora completato il ciclo di vaccinazione, mentre circa l’8% ha contratto la malattia nonostante fosse vaccinato. La gran parte dei bambini (circa il 40%), invece, era troppo piccolo per ricevere la vaccinazione, che viene effettuata a 3, 5 e 11 mesi. Questi avrebbero potuto beneficiare della vaccinazione materna in gravidanza, tuttavia, soltanto il 5% delle madri per cui erano disponibili le informazioni ha scelto di vaccinarsi. Quasi l’80% non ha ricevuto informazioni sulla possibilità di vaccinarsi in gravidanza. “Il vaccino – chiariscono gli specialisti dell’Istituto Superiore di Sanità, – si basa su batteri interi inattivati dal calore. È spesso associato con il vaccino antidifterico e antitetanico (Dtp). In Italia la vaccinazione è obbligatoria. Viene somministrata nei bambini a partire dal compimento dell’ottava settimana di vita. A causa della perdita di immunità nel tempo, sono necessari più richiami: la prima dose, la seconda e la terza vengono fatte a 6-8 settimane di distanza, a cui si aggiunge un’ultima dose di richiamo verso i due anni”.
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