Per tenere alta la guardia il Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana (Psa), Vincenzo Caputo, ha emanato un “Piano straordinario”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nei giorni scorsi
Il virus delle peste suina africa circola soprattutto nel Nord del Paese, tra la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Liguria e il Piemonte. In questo momento ci sono cluster attivi a Reggio Calabria, in Campania, a Roma, per un totale di 60mila animali sottoposti a misure restrittive, con circa 2mila cinghiali infetti e 21 focolai tra i suini domestici. “Una situazione che con l’arrivo della stagione estiva potrebbe ulteriormente peggiorare. Anche lo scorso anno, alle prime ondate di caldo i casi di peste suina africa nei contesti domestici sono aumentati in modo esponenziale”, spiega, in un’intervista a Sanità Informazione, Alberto Laddomada, veterinario, già dirigente presso la Commissione Europea in veste di responsabile per la sanità animale, ex Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna e responsabile scientifico per l’eradicazione della peste suina africana nella stessa Regione.
Proprio per tenere alta la guardia il Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana (Psa), Vincenzo Caputo, ha emanato un “Piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e aggiornamento delle azioni strategiche per l’elaborazione dei Piani di eradicazione nelle zone di restrizione da Peste Suina Africana anni 2023-2028”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nei giorni scorsi. Con il nuovo Piano sono stati istituzionalizzati ed inquadrati i Gruppi Operativi Territoriali (Got). Si tratta di gruppi interdisciplinari e intersettoriali formati, a vario titolo e per le proprie competenze, da personale proveniente dagli assessorati alla Sanità, all’Agricoltura ed Ambiente, da agenti della polizia provinciale e dai carabinieri. Ogni gruppo opererà in precisi “distretti suinicoli”. Il Commissario Straordinario Caputo ha annunciato anche un’altra importante novità: “Sono stati formati oltre 15mila bioregolatori, figure provenienti dal mondo venatorio che, a seguito del conseguimento di una specifica formazione in biosicurezza, andranno ad affiancare le 177 unità delle forze armate che attualmente si occupano del censimento mediante l’utilizzo di droni militari, dell’assistenza logistica, della ricerca delle carcasse e, in determinati casi, di abbattimenti mirati. Con questo tipo di operatività – spiega Caputo – saremo più efficaci, con strategie per diradare il cinghiale e riportarlo, ove necessario, esclusivamente nelle aree vocate alla sua presenza”.
Tuttavia, per l’ex Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, Alberto Laddomada, queste misure pur essendo efficaci, non sono sufficienti: “Se l’obiettivo è l’eradicazione della peste suina – aggiunge il veterinario –, allora l’abbattimento e il diradamento dei cinghiali non bastano. Che queste due misure, da sole, siano del tutto insufficienti lo dimostrano le esperienze di altri Paesi che hanno già adottato tali strategie senza successo. A queste azioni andrebbero affiancate altre misure di contenimento, in primis il rafforzamento delle barriere stradali ed autostradali. La peste suina africana, infatti, viene trasmessa quando più gruppi di cinghiali entrano in contatto tra loro. Evitarlo significherebbe impedire la diffusione del virus”. L’infezione può avvenire per contatto diretto con animali infetti, per ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti (per es. scarti di cucina) o per contatto indiretto. “Ancora – continua l’esperto – è necessario non sottovalutare le misure di sicurezza già previste sia in caso di rinvenimento di carcasse, che di caccia. Tutti i cinghiali morti devono essere eviscerati e ad ognuno deve essere prelevato un campione per effettuare gli esami virologi del caso. Questa prassi deve essere eseguita con la massima scrupolosità”, sottolinea Laddomada.
La peste suina africana è una malattia virale dei suidi, ovvero suini e cinghiali, causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, per la quale non esistono vaccini. “Gli esseri umani – assicura il veterinario – non sono sensibili alla malattia e non vi è alcun rischio per la loro salute. Ma le conseguenze socio-economiche nei Paesi in cui è diffusa sono piuttosto gravi”. Ed è proprio per tutelare l’economia dell’Italia che il Commissario Straordinario Caputo ha messo in campo tutti gli sforzi necessari per raggiungere il contenimento prima e l’eradicazione poi della peste suina africana. “Dal punto di vista delle esportazioni dei prodotti suinicoli – spiega Caputo – la criticità permane verso i Paesi del Nord America, in particolare gli Stati Uniti che hanno bloccato l’import di prodotti crudi di suino sotto i 400 giorni di stagionatura. Per proteggere questo importante settore sono in corso alcune ricerche sperimentale con l’obiettivo di sviluppare tecnologie di sanificazione dei prodotti stagionati e permettere l’export scongiurando – conclude il Commissario Straordinario – la diffusione del virus della peste suina africa”.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato