La Società Italiana Ustioni chiede alle istituzioni una formazione mirata dei soccorritori, più centri territoriali attrezzati e all’Europa fondi per creare un piano di assistenza internazionale dei grandi ustionati
Il ricordo delle vittime dell’esplosione ferroviaria di Viareggio del 2009 è ancora vivo, un disastro che costò la vita a 32 persone e altre 100 rimasero ferite. Un evento che mise in evidenza i limiti del sistema italiano di fronte ad una emergenza per grandi ustionati. Sono passati 14 anni ma ancora non è stato predisposto un piano adeguato. A denunciare l’urgenza di attuare un piano nazionale per BMCI (Burn Mass Casualty Incident) è SIUST con il suo presidente Antonio Di Lonardo, direttore del centro grandi ustioni di Pisa «Se in Italia oggi dovesse capitare un incidente con molti ustionati ci troveremmo in grande difficoltà – spiega -. Non risulta essere presente, infatti, un piano di preparazione e di risposta specifico per la gestione di un incidente di massa».
Una lacuna che la società italiana Ustioni sta cercando di colmare con una proposta di un piano nazionale per le maxi-emergenze. Sarà presentato durante il congresso nazionale di SIUST in programma dal 4 al 6 maggio proprio a Viareggio. All’incontro prenderanno parte anche interlocutori internazionali come l’Autorità di ricerca biomedica avanzata americana (B.A.R.D.A.); il meccanismo europeo di protezione civile (UPCM) e l’Associazione Europea delle Ustioni (EBA).
Nonostante nel 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, abbia riconosciuto la difficoltà nella gestione di una maxi-emergenza e stabilito che ogni Paese debba essere dotato di un piano nazionale specifico per BMCI, molti sono in ritardo, tra cui l’Italia. Una mancanza che Di Lonardo riporta d’attualità proprio alla vigilia dell’appuntamento internazionale sul Burn Mass Casualy Incident. «L’esplosione di un condominio, come un incidente industriale possono già compromettere il nostro sistema di risposta sanitaria – fa notare – perché in Italia il numero dei centri per il trattamento delle grandi ustioni, dei posti letto e dei medici specializzati è limitato e non è possibile dal momento che la guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche internazionali impongono di essere preparati».
Sono 15 i Centri Ustioni presenti in Italia, «Pochi e mal distribuiti – riferisce il presidente di SUIST – Umbria, Marche, Molise, Abruzzo e Calabria sono sprovvisti e in tutti i casi i responsabili hanno fatto sapere di non essere in grado di fronteggiare una emergenza perché dei 170 posti complessivi disponibili oltre l’85% è sempre occupato». Senza contare le criticità strutturali dei Centri Ustioni che Di Lonardo elenca: «I posti letto sono insufficienti, c’è una carenza di organico medico e infermieristico, così come sono insufficienti i farmaci e i dispositivi medici. Non solo, esiste poi una lentezza burocratica ad acquisire lo strumentario chirurgico indispensabili come il dermatomo (fondamentale per il prelievo della cute e la bonifica dei tessuti necrotici) per il quale si aspetta anche tre anni», lamenta.
In caso di grave incidente i problemi da affrontare sono molteplici, per questo secondo la SUIST è fondamentale una adeguata preparazione. «Il problema fondamentale non è la tempistica con cui giungono i soccorsi – aggiunge il Direttore del Centro Grandi Ustioni di Pisa – ma la qualità degli stessi. Di fronte ad un gran numero di pazienti da trattare con interventi specialistici mirati, è essenziale che i soccorritori abbiano idea di come metterli subito in sicurezza e su come gestire un corretto triage per indirizzarli nel setting assistenziale più corretto e adeguato alle necessità di ciascuno».
Affinché ciò accada è opportuno che il personale sia adeguatamente preparato come evidenzia lo stesso Presidente di SUIST. «Il coordinamento dei soccorsi deve essere fatto da una centrale unica nazionale in grado di dirigere, da remoto, tutte le forze in campo – sottolinea – . Allo stesso tempo è fondamentale avere la possibilità di espandere la ricettività ospedaliera dei Centri Ustioni presenti sul territorio. A tal fine sarebbe opportuno creare degli ospedali vicini a ciascun Centro Ustioni di riferimento territoriale, per avere una rete di reparti di supporto in cui poter gestire al meglio i pazienti con ustioni minori. Squadre di specialisti sulle ustioni pronti ad intervenire nel giro di poco tempo sul luogo dell’incidente per aiutare i soccorritori e supportare le cure dei pazienti meno compromessi».
Perché si possa migliorare la situazione nei centri Ustioni italiani è necessario che la proposta di un piano nazionale per le maxi-emergenze con ustioni trovi risposta nelle istituzioni e finanziamenti ad hoc. «Su questo punto l’Europa è disponibile – conclude Di Lonardo – purché l’iniziativa abbia una visione di assistenza internazionale e ci sia la volontà politica dei singoli paesi di metterla in atto».
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