Sollevati alcuni «dubbi interpretativi» che «aumentano differenze tra Regioni. Esclusi molti disabili gravi e i loro caregivers»
Pazienti con malattie neuromuscolari come la SMA o la distrofia muscolare di Duchenne e Becker, malattia di Batten, malattie metaboliche da accumulo lisosomiale, la malattia di Fabry, la malattia di Gaucher, e altre centinaia di patologie metaboliche ereditarie: un vero e proprio esercito di esclusi dal nuovo piano vaccinale recentemente varato dal Governo in quanto non considerati “persone estremamente vulnerabili” e a cui, quindi, non sarà data alcuna precedenza in base ai criteri stabiliti dalla road map di vaccinazione.
Un vero gap della attuale strategia vaccinale, quello segnalato da Susanna Esposito, Presidente WAidid (World Association for Infectious Deseases and Immunological Disorders) e Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma, in quanto non assicura la giusta equità tra le persone fragili, lasciando fuori fin troppe categorie di pazienti realmente a rischio: «Tra le persone considerate estremamente vulnerabili – ha spiegato la professoressa Esposito – rientrano soggetti con condizioni neurologiche e disabilità fisica, sensoriale, intellettiva e psichica espressamente definite. Ma la lista approntata dal governo è troppo corta e non prevede la medesima priorità per le tante persone con altre malattie rare che comportano disabilità altrettanto gravi e comorbilità del tutto equivalenti. Si tratta di un elemento di seria criticità, che non garantisce un’equa priorità vaccinale a tutte le categorie a rischio».
Secondo il nuovo piano vaccinale recentemente varato dal governo, infatti, oltre al completamento delle vaccinazioni di personale sanitario, over 80, personale della scuola, militari e forze dell’ordine, il criterio sarà quello della fascia d’età, partendo da chi ha più di 70 anni, insieme agli “estremamente fragili” che rientrano in una delle quattordici patologie comprendenti malattie respiratorie e circolatorie, tra cui alcune malattie respiratorie, malattie cardiocircolatorie, alcune condizioni neurologiche e di disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, psichica, diabete, fibrosi cistica, insufficienza renale, malattie autoimmuni, patologie oncologiche e altre.
Tuttavia, anche per queste categorie di persone con fragilità sorgono, secondo WAidid, numerosi dubbi interpretativi. «Ad esempio – continua Susanna Esposito – nella categoria delle malattie respiratorie si includono la fibrosi polmonare idiopatica e altre patologie che necessitino di ossigenoterapia, omettendo però di menzionare quelle patologie che richiedono l’utilizzo del ventilatore polmonare, senza necessità di ossigeno. Con il rischio – continua – che le Regioni compongano la categoria degli estremamente vulnerabili sulla base di criteri definiti in via autonoma e differenziata, con conseguenti trattamenti territoriali disomogenei e potenzialmente discriminatori, rispetto a una problematica particolarmente sensibile anche dal punto di vista etico».
La scelta di adottare, infatti, ai fini delle precedenze vaccinali, esclusivamente criteri medico-nosografici, e di non considerare invece anche fattori ambientali e relazionali, rischia di escludere molte persone non autosufficienti, anche in presenza del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità. «Tutte le persone con disabilità – conclude Susanna Esposito – dovrebbero essere incluse nelle categorie prioritarie del piano vaccinale, tenendo conto anche di elementi estranei al mero rischio clinico e legati, ad esempio, alle enormi difficoltà riscontrabili nel mantenimento delle misure di distanziamento, nelle attività di testing (per molti effettuare un tampone è difficilissimo), nel rispetto dell’isolamento e della quarantena domiciliare o nella gestione di un eventuale ricovero in caso di contagio».
WAidid propone che la titolarità di una percentuale di invalidità civile superiore al 67%, così come stabilita dalla legge, potrebbe essere utilizzata come criterio oggettivo per individuare persone in stato di fragilità, insieme ai familiari che, per l’assistenza al loro parente convivente, sarebbero immediatamente individuabili come caregivers necessitanti di priorità vaccinale. Priorità che dovrebbe essere estesa a tutti i familiari conviventi dei soggetti in stato di estrema vulnerabilità. Questo vale anche per i familiari conviventi dei soggetti estremamente fragili di età pediatrica, considerato che i vaccini non sono ancora autorizzati per i soggetti con meno di 16 anni di età.
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