Icardi (assessore alla Sanità): «Tra le novità: scelta del luogo di cura, impegno della Regione per 7 milioni di euro l’anno per coprire parte delle rette, mentre gli utenti con Isee sanitario da 0 a 15 mila euro non dovranno compartecipare alla spesa. Verrà istituito l’osservatorio regionale unico e introdotto, primi in Italia, il coordinamento area psichiatrica e il fondo di compensazione per evitare aggravi per le amministrazioni locali»
Cambia la residenzialità psichiatrica piemontese: sotto l’albero di Natale infatti gli oltre 2500 pazienti psichiatrici che necessitano di cure costanti in Piemonte hanno trovato un nuovo progetto che prevede la scelta del luogo di cura, riconosce il ruolo delle associazioni di utenti e famigliari e supera sette anni di contenziosi legali fra associazioni e regione con l’impegno di quest’ultima a stanziare 7 milioni di euro per coprire parte delle rette, rendendo meno onerosa la compartecipazione di famiglie ed enti locali.
Una strenna in piena regola, approvata dalla giunta guidata da Alberto Cirio su proposta degli assessori alla sanità, Luigi Genesio Icardi e al Welfare, Chiara Caucino che ha reso più dolce il Natale per molti pazienti e le loro famiglie in un anno ancora terribilmente difficile a causa della pandemia da Covid e pone il Piemonte all’avanguardia nella cura dei pazienti psichiatrici.
«L’approccio all’assistenza dei pazienti è completamente nuovo. Si tratta di una rivoluzione non da poco e prova ne è che questa riforma del sistema di residenzialità psichiatrica in Piemonte pone fine al contenzioso che da anni opponeva i principali “portatori di interesse” del settore alla Regione, con una serie infinita di ricorsi in Tribunale. Oggi non solo il nuovo provvedimento è stato votato all’unanimità dalla Quarta Commissione del Consiglio regionale, ma ha trovato la condivisione di tutte le associazioni interessate e dei gestori, creando così le condizioni per progettare e pianificare percorsi concordati e non più per alimentare contenziosi nelle aule giudiziarie».
«In primo luogo, vengono introdotti: la libertà di scelta del luogo di cura e l’obbligo per ogni struttura di pubblicare la Carta dei servizi per consentire ai familiari dei pazienti, ai Dipartimenti di Salute mentale e alle associazioni dei famigliari di valutare la struttura più adeguata ai bisogni di cura. Viene istituito un unico Osservatorio regionale, che sostituisce i sette attuali, con compiti di gestione e di verifica e di aggiornamento degli scaglioni delle spese di compartecipazione dell’utenza e dei Comuni alla retta giornaliera per le strutture a carattere socio-riabilitativo. Il 30% delle ore del personale è vincolato al rafforzamento dell’attività di inclusione sociale e di potenziamento delle abilità dei pazienti. Alle associazioni di famigliari ed utenti più rappresentative viene consentito l’ingresso nelle strutture. Gli utenti delle strutture residenziali psichiatriche sanitarie per interventi socioriabilitativi avranno un trattamento interamente sanitario, con personale sulle 24 ore giornaliere. Tutti gli utenti con Isee sanitario da 0 a 15 mila euro non dovranno compartecipare alla spesa, mentre in precedenza era prevista la compartecipazione al 60% della spesa, circa 1.500 euro, per più di 1000 utenti. Complessivamente, si tratta di una riforma sulla quale la Regione va ad investire sette milioni di euro all’anno».
«Il coinvolgimento diretto dei pazienti, delle famiglie e delle associazioni nel percorso di assistenza è certamente una condizione che fa la differenza rispetto alle situazioni in cui la scelta e la valutazione delle strutture è affidata soltanto alla parte pubblica. Parliamo di un percorso condiviso di cura, riabilitazione e reinserimento sociale senza dubbio qualificante».
«Perché pone a regime un metodo di condivisione delle scelte, attraverso l’istituzione del Coordinamento area psichiatrica con Dipartimenti di Salute Mentale, enti locali, associazioni di famigliari, utenti ed associazioni delle imprese del terzo settore. In più, costituisce un fondo di compensazione per evitare particolari aggravi per le amministrazioni locali. Una riforma che riguarda un settore che in Piemonte conta circa 300 strutture per un fabbisogno stimato di 2.200 pazienti».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato