Salute 24 Gennaio 2024 14:18

Plasma, cresce la donazione ma l’Italia non è ancora autosufficiente

Monorchio (CRI): “La donazione del plasma è sicura come quella del sangue ‘intero’. A disincentivare è il fattore tempo. Donare il plasma richiede circa 40 minuti: il prelievo viene effettuato tramite un’apparecchiatura, il separatore cellulare, che immediatamente separa la parte corpuscolata dalla componente liquida che viene raccolta in una sacca. La parte corpuscolata, invece, viene reinfusa nel donatore”

Plasma, cresce la donazione ma l’Italia non è ancora autosufficiente

I donatori di plasma, in Italia, sono ancora troppo pochi. Nonostante la raccolta lo scorso anno sia aumentata del 4,3% rispetto ai 12 mesi precedenti, il plasma raccolto ancora non basta a garantire l’autosufficienza in materia di medicinali plasmaderivati. “Mentre il sangue donato in Italia è sufficiente a soddisfare le richieste di trasfusione che pervengono dai vari ospedali, la carenza di plasma ci costringe ad acquistare all’estero i farmaci plasmaderivati”, spiega il dottor Paolo Monorchio, referente nazionale della Croce Rossa Italiana (CRI) per la Donazione Sangue, a Sanità Informazione.

I plasmaderivati

I medicinali plasmaderivati esercitano un ruolo chiave, spesso non sostituibile, nel trattamento di molte malattie rare e condizioni cliniche acute e croniche. Il plasma donato viene raccolto e messo a disposizione dell’industria farmaceutica dove verrà usato per produrre medicinali salvavita, i cosiddetti plasmaderivati, come le immunoglobuline, l’albumina o i fattori della coagulazione. “I medicinali prodotti con il plasma donato non vengono usati a fini commerciali: una volta terminato il processo di lavorazione, vengono restituiti alle Strutture Sanitarie delle Regioni e delle Province Autonome italiane – spiegano gli esperti del Centro Nazionale Sangue -. I farmaci plasmaderivati sono distribuiti gratuitamente ai pazienti che ne hanno bisogno ed eventuali lotti eccedenti il fabbisogno nazionale vengono donati a Paesi in difficoltà tramite programmi di collaborazione internazionale”.

La donazione del plasma

Il plasma può essere donato volontariamente con una procedura analoga a quella della donazione del sangue. “L’unica differenza è che il prelievo viene effettuato tramite un’apparecchiatura, il separatore cellulare, che immediatamente separa la parte corpuscolata, ovvero globuli rossi, bianchi e piastrine, dalla componente liquida che viene raccolta in una sacca di circa 600-700 ml. La parte corpuscolata viene reinfusa nel donatore”, spiega il dottor Monorchio. Il volume di liquido che si sottrae con la donazione viene ricostituito grazie a meccanismi naturali di recupero, l’infusione di soluzione fisiologica e l’assunzione di liquidi, non causando alcun effetto collaterale al donatore.

Donazione del sangue e del plasma, differenze e analogie

E allora perché se la donazione di plasma consiste in un normale prelievo di sangue i donatori continuano a preferire la “classica” donazione di sangue e non optano per la donazione del plasma? “È senza dubbio il fattore tempo a scoraggiare la donazione di plasma. Se una donazione di sangue è piuttosto immediata, quella di plasma, necessita di circa 40 minuti”, aggiunge il dottor Paolo Monorchio . Sono previste più fasi: la prima è quella di prelievo vero e proprio, poi c’è la fase di centrifugazione per la separazione delle due frazioni del sangue e infine quella di reimmissione nel circolo sanguigno della componente corpuscolata.

Informare di più e meglio

“Un altro punto a sfavore della donazione di plasma è la disinformazione, tanto che la CRI si impegnerà fin dalla prossima campagna di donazione del sangue ad informare più chiaramente e diffusamente i cittadini sull’importanza di donare il plasma”, spiega il referente nazionale CRI per la Donazione Sangue -. E, stando ai dati diffusi dal Centro Nazionale Sangue, in alcune Regioni i volontari della Croce Rossa Italiana avranno più da fare che altrove. Nel 2023 sono stati raccolti 880mila chili di plasma, circa 36mila in più rispetto al 2022, ma analizzando i dati nel dettaglio si osserva che la donazione di plasma in Italia viaggia a due velocità. Ci sono Regioni trainanti come Marche, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna che raccolgono in media oltre 22 kg di plasma per mille abitanti, ben più dei 18 kg che permetterebbero all’Italia un grado di indipendenza strategica dal mercato estero per il soddisfacimento della domanda di albumina e immunoglobuline.

Tra le priorità ridurre le differenze regionali

Il Centro Nazionale Sangue ricorda, inoltre, che la mancata autosufficienza ha un costo di circa 180 milioni di euro l’anno per il Servizio Sanitario Nazionale ed espone al rischio di rimanere senza terapie salvavita migliaia di pazienti, in caso di difficoltà di reperimento dei farmaci. “Sono dati sicuramente positivi che testimoniano il buon lavoro svolto da tutti gli attori del Sistema trasfusionale – dice il direttore del Centro Nazionale Sangue, Vincenzo De Angelis -. Eppure ci confermano che serve ancora uno sforzo a tutti i livelli per riuscire a raggiungere l’autosufficienza che metterebbe i pazienti italiani al sicuro dalle incognite di un mercato ormai globalizzato che offre a volte solo garanzie illusorie. Bisognerà sicuramente lavorare per ridurre le differenze tra le Regioni e per aumentare la quota dei donatori di plasma e favorire l’incremento della frequenza tra una donazione e l’altra – spiega il direttore del Centro Nazionale Sangue – . Ci sono tantissime persone che sarebbero perfette per donare il plasma, le donne per esempio, che a volte hanno livelli leggermente più  bassi di emoglobina, o persone che hanno gruppi sanguigni come l’AB che hanno un utilizzo moderato a livello trasfusionale”, aggiunge De Angelis.

Siamo sulla strada giusta

Le stime sul futuro fanno ben sperare: “La donazione di plasma dell’anno in corso supererà senza dubbio quella del 2023. Ma non così tanto da far attestare l’Italia su una soglia di autosufficienza per la produzione di plasmaderivati – dice Paolo Monorchi -. Occorre uno sforzo congiunto e crescente anche per i prossimi anni, cercando di incentivare la donazione soprattutto tra le donne, meno inclini a donare il, sangue rispetto agli uomini, e tra i più giovani, potenziali donatori abituali. La donazione – conclude il referente nazionale CRI  – è un gesto semplice, ma che salva realmente la vita di chi lo riceve”.

 

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