In visita al centro di eccellenza dell’ospedale Niguarda per il progetto “Aiuta un figlio a nascere” di SIRU, l’esponente pentastellato ha ribadito la volontà di uniformare la legge a quella europea e ridurre le disparità di accesso tra regioni italiane
Portare in parlamento una proposta per modificare la legge 40 del 2004 sulla procreazione medico assistita e uniformarla a quella europea. È questo l’impegno che ha preso l’Onorevole Stefania Mammì del Movimento Cinque Stelle ieri durante la visita al centro di eccellenza dell’Ospedale Niguarda di Milano nell’ambito del progetto “Aiuta un figlio a nascere” di SIRU (Società italiana riproduzione umana).
Un incontro di circa un’ora che ha permesso alla Mammì, già impegnata in passato in diverse battaglie a difesa della vita, di conoscere il centro lombardo più importante per la procreazione assistita, dove ha sede la banca dei gameti (prima in Italia) e di parlare con i genitori di alcuni piccoli nati da fecondazione in vitro.
«Ho visto Lorenzo, 8 mesi con mamma e papà, un bambino nato con la fecondazione in vitro e mi sono emozionata – ha commentato l’Onorevole che, accolta dal Responsabile della Struttura, il dottor Maurizio Bini e dal suo staff, ha potuto verificare la preparazione, organizzazione ed eccellenza del reparto e dell’equipe medica. – È stata un’esperienza straordinaria vedere il percorso che fanno le coppie che decidono di diventare genitori, ed è stimolante per portare avanti la battaglia in difesa della vita nelle aule del parlamento. In particolare, sto lavorando affinché la legge italiana venga armonizzata a quella europea e possa essere garantita la PMA in tutte le regioni italiane riducendo le disparità di accesso alle prestazioni da parte dei cittadini».
La procreazione medicalmente assistita oggi in Italia viene fatta in centri autorizzati dall’Istituto Superiore di Sanità che tiene un registro con tutti i trattamenti e i traguardi raggiunti. A scadenza biennale, poi, i centri vengono ispezionati dal centro nazionale trapianti (CNT) che ha il compito di controllare il rispetto delle norme sulla procreazione medico assistita. Possono rivolgersi ai centri PMA tutte le coppie infertili maggiorenni, purché eterosessuali, sposate o conviventi. Non è possibile dunque accedere al servizio per le coppie omosessuali o single o ricorrere oggi in Italia all’utero in affitto. Proprio questa discrepanza con altri paesi europei è al centro della proposta di legge della Mammì che ha ribadito a margine della visita: «Vogliamo contrastare il calo del tasso di natalità verificatosi in Italia negli ultimi anni, prevedendo misure in grado di facilitare l’accesso alle coppie con problemi di fertilità o sterilità».
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