In occasione del V Congresso Nazionale della SIRU, gli specialisti sottolineano la necessità di potenziare il supporto psicologico delle coppie già prima dell’inizio di un percorso di PMA
La pandemia ha distrutto il sogno di diventare mamma e papà che prima del 2020 avevano moltissime coppie.
Non solo a causa dei ritardi nell’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, ma per l’impatto psicologico che l’emergenza Covid-19 ha avuto su molte di loro. «Dopo la pandemia capita più di frequente che le coppie che desideravano avere un figlio abbandonino l’idea, sopraffatte da ansie e preoccupazioni» testimonia Stefano Bernardi, psicologo della Società Italiana di Riproduzione Umana.
Il tema della destabilizzazione emotiva delle coppie, molto spesso all’origine delle sempre più frequenti rinunce ai trattamenti di PMA, è al centro del V Congresso Nazionale della Società Italiana della Riproduzione Umana (26-28 maggio, Rimini). «Se già prima del Covid-19 lo stress emotivo, unito ad altri fattori socioeconomici, portavano ogni anno 1 coppia su 4 ad abbandonare i difficili e lunghi percorsi di PMA, con la pesante riduzione dei servizi attuata per contrastare l’emergenza sanitaria, si stima siano nati circa 5mila bambini in meno nel 2020» dice Antonio Guglielmino, presidente della SIRU.
Paralizzati dalle preoccupazioni legate a fattori sociali ed economici, dalla paura della morte e una percezione di generale precarietà, e a seguito della riduzione dell’attività da parte delle strutture sanitarie che svolgono trattamenti di PMA, il numero delle coppie che hanno rinunciato all’idea di avere figli nell’anno pandemico è cresciuto ulteriormente.
«Per questo, ora più che mai, è necessario potenziare il supporto psicologico offerto alle coppie che vogliono accedere alla PMA – sottolinea Stefano Bernardi, psicologo della SIRU, che riporta l’attenzione sul ruolo della figura professionale dello psicologo all’interno dei percorsi di procreazione assistita – .L’affiancamento dello psicologo, non solo permette alle coppie di mantenere un atteggiamento consapevole, ma permette soprattutto di sviluppare – continua – accettazione della condizione di infertilità e delle cure a cui decidono di sottoporsi. Permettendo in ultimo una più facile accettazione di un eventuale esito negativo».
Tra le nuove e rinnovate necessità che verranno affrontate nei tre giorni del Congresso, un posto di rilievo è occupato proprio dal sostegno psicologico. «È ormai un bisogno impellente quello di delineare protocolli specifici per gli psicologici che si occupano di procreazione medicalmente assistita che parte ma che non si conclude con la definizione del come e quando lo specialista deve entrare nel percorso della coppia. Questo anche alla luce di un nuovo fenomeno che stiamo osservando tra le coppie affette da infertilità» aggiunge lo psicologo.
Gli esperti di SIRU raccontano infatti di un massiccio e preoccupante uso di social e del web come reti di supporto. «Sempre più coppie, e in queste in particolar modo le donne, chiedono informazioni – riferisce Bernardi – su trattamenti ed esperienze di PMA online, incoraggiati o ‘più protetti’ anche dalla possibilità dell’anonimato. Questo ci mostra un crescente isolamento da parte della coppia dal resto della società che si sente di poter essere compresa e aiutata solo da coloro che hanno vissuto simili esperienze. Questo fenomeno di emarginazione rischia di avere pesanti ripercussioni sulla salute mentale della coppia e del singolo, e di conseguenza sul potenziale successo delle cure».
Sono ormai innumerevoli le ricerche che provano il ruolo cruciale dello psicologo nel contrastare l’abbandono delle cure e ridurre casi di depressione, ansia e isolamento appunto, ricordandoci ancora una volta quanto è fondamentale che la cura dell’infertilità passi attraverso la presa in carica della coppia a 360 gradi, nessun aspetto della loro salute escluso.
«Per predisporre la coppia al successo delle tecniche di PMA – sottolinea Guglielmino – è necessaria una valutazione e una cura complessiva della salute dei due. Con questa premessa il nostro congresso offrirà spunti di riflessione su questioni e tematiche che vanno dall’alimentazione, agli stili di vita, dai problemi sessuali alla genetica, dai moderni sistemi di comunicazione fra medico e paziente alla certezza e l’importanza del consenso informato, fino alla donazione e preservazione dei gameti e ai sistemi di aiuto psicologico». Tra gli improrogabili quanto ambiziosi obiettivi della Società, quello di definire e facilitare la implementazione di percorsi territoriali capaci di assistere la coppia nella qualità e nei tempi adeguati.
«Il Congresso, grazie al contributo di clinici e scienziati italiani e stranieri rappresenterà di nuovo una occasione unica di approfondimento, confronto e dibattito, fondamentale per la crescita della Medicina e Biologia della Riproduzione» conclude Guglielmino.
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