Salute 12 Luglio 2022 17:25

PNRR, salute e ambiente collegati. Zolezzi (M5S): «Subito assunzioni nei dipartimenti di prevenzione»

La norma contenuta nel decreto PNRR2 prevede la nascita del Sistema nazionale di protezione della salute (SNPS). «Non ci sono più dubbi su un ruolo causale dell’inquinamento atmosferico nel peggiorare il quadro della malattia, ma va chiarito il meccanismo con cui si determina» spiega il deputato e medico M5S. E l’emergenza idrica può essere un nuovo fronte: «La siccità concentra anche i germi nei corsi d’acqua, non dimentichiamo la legionella»

di Francesco Torre
PNRR, salute e ambiente collegati. Zolezzi (M5S): «Subito assunzioni nei dipartimenti di prevenzione»

Con il Decreto PNRR 2 il sistema salute e il sistema ambiente si parleranno grazie alla nascita del Sistema nazionale di protezione della salute (SNPS). Un’importante novità che arriva in un momento in cui gli eventi climatici e ambientali hanno risvolti sempre più incisivi sulla salute umana basti pensare all’aumento delle zoonosi o al legame tra inquinamento e malattie respiratorie.

Ne abbiamo parlato con Alberto Zolezzi, medico e deputato del MoVimento 5 stelle, tra i promotori della norma. «Si tratta di un grande cambiamento che è necessario accompagnare innanzitutto con un incremento del personale dei dipartimenti di prevenzione» spiega Zolezzi che ricorda: «Oltre 3.300 studi correlano polveri sottili e Covid-19 e la rivista Lancet riferisce che sono 9 milioni i decessi mondiali da inquinamento nel 2022. Il tema è quanto mai urgente».

A preoccupare c’è anche la situazione idrica con la siccità che può comportare seri rischi per la salute: «La falda idropotabile è dimezzata nel bacino Padano e in buona parte d’Italia per la siccità, tuttavia non ci sono dati aggiornati sul livello di nitrati in acqua potabile» aggiunge il deputato che sottolinea l’importanza del registro tumori: «Le bozze dei decreti attuativi sono sulla scrivania del ministro Speranza, spero che i registri siano presto omogenei nella raccolta dati e gestiti in maniera trasparente».

Onorevole, con il Decreto PNRR 2 nasce il Sistema nazionale di protezione della salute (SNPS) che mette in rete le agenzie ambientali (SNPA) con l’Istituto superiore di sanità e gli enti sanitari locali, dipartimenti di prevenzione compresi. Cosa cambia nel concreto?

«L’articolo 27 del decreto legge 36/2022 (attuazione del PNRR) ottimizza il decreto legislativo 502 del 1992 che riordinò la disciplina in materia sanitaria. In pratica fino a oggi il sistema ambiente e il sistema salute non erano obbligati a parlarsi: capita che succeda per buona volontà di singoli funzionari ma non è la regola. Il SNPS favorisce l’inclusione della salute in tutti i processi decisionali, anche attraverso attività di comunicazione e formazione, concorre alla programmazione in materia di prevenzione e dei LEA, alla prevenzione primaria in coerenza con i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA); concorre alla individuazione e allo sviluppo di criteri, metodi e sistemi di monitoraggio integrati dei dati; assicura il supporto alle autorità competenti nel settore ambientale per l’implementazione della valutazione di impatto sulla salute (VIS). Faranno parte nella rete del SNPS: i Dipartimenti di prevenzione, le regioni e le province autonome che assumono anche funzioni di coordinamento in rete. Altri attori sono gli istituti zooprofilattici sperimentali, l’Istituto superiore di sanità e il Ministero della Salute. È affidata a un decreto del Ministro della Salute l’individuazione degli specifici compiti. Un grande cambiamento che è necessario accompagnare innanzitutto con un incremento del personale dei dipartimenti di prevenzione: in una prima bozza del testo era espressamente previsto che ciò avvenisse, attingendo dalla consistente copertura di 501 milioni di euro dal Fondo complementare nazionale».

Quali sono le patologie potenzialmente correlate all’ambiente su cui è più alta l’attenzione?

«Il PNRR nasce come risposta alla pandemia ed è proprio la sindrome Covid-19 ad essere fra le prime patologie attenzionate, al punto che è citata anche nella relazione illustrativa dell’articolo approvato: non ci sono più dubbi su un ruolo causale dell’inquinamento atmosferico nel peggiorare il quadro della malattia, ma va chiarito il meccanismo con cui si determina. Oltre 3.300 studi, poi, correlano polveri sottili e Covid-19: alcuni di questi studi non sono solo ecologici ma anche prospettici (come quello dell’Università dell’Insubria) e mostrano il 5% di casi in più per ogni punto di polveri sottili PM2.5 medio nei mesi precedenti la pandemia (si parla di era pre-vaccinale). Questo vuol dire che fra Cremona (25 di PM2.5 medio) e Roma (13 di media, era 17 fino al 2015) c’è il 60% di casi di differenza in proporzione alla popolazione con tutto quel che ne è conseguito in termini di ricoveri, stress del sistema sanitario e decessi. Questi dati corrispondono ai casi reali riscontrati. Ma ovviamente la correlazione va ben oltre il Covid: Lancet nel 2022 riferisce che sono 9 milioni i decessi mondiali da inquinamento, 7 per il solo inquinamento dell’aria. Oltre alle malattie di cui è consolidata la correlazione, come l’asbestosi e il tumore della pleura da amianto, la bronchite cronica da inquinamento, si stanno rinforzando i dati su altre patologie finora considerate idiopatiche come la fibrosi polmonare (IPF). Oltre a malattie legate a esposizioni prolungate va ricordato che bastano i mesi di esposizione durante la gravidanza per portare a malformazioni congenite (studi di epigenetica più solidi dal 2010), legate per esempio alle diossine emesse con la combustione dei rifiuti o con la produzione dell’acciaio. Per restare ai giorni attuali, quest’anno i livelli di ozono sono saliti sopra a 120 mcg/m3 da fine aprile, un mese e mezzo prima del solito, mentre l’OMS propone di limitare a 60 il massimo giornaliero. L’ozono nasce dai raggi ultravioletti che colpiscono NOx e COV e si comprende il circolo vizioso bidirezionale clima/inquinamento atmosferico. Gli stessi raggi UVA stanno facendo salire i casi di melanoma cutaneo.  La patologia tumorale trova sempre grande interesse nella comunità scientifica e nel grande pubblico e bisogna ricordare che il 10% dei tumori al polmone è correlato all’esposizione all’aria inquinata e la stessa Agenzia Europea Ambientale nello scorso mese di giugno ha affermato che il 19% delle morti da tumore in UE è legato all’ambiente: si tratta di 250mila decessi ogni anno nell’Unione europea».

Da questo punto di vista una svolta può arrivare dalla legge sulla rete registro tumori approvata nel 2019. Quanto ci vorrà ancora per i decreti attuativi?

«Dal marzo 2019 l’Italia ha un’importante legge che è stata bloccata nella sua fase attuativa dalla pandemia. Mi risulta che le bozze siano sulla scrivania del Ministro Speranza: spero che i registri tumori siano presto omogenei nella raccolta dati e gestiti in maniera trasparente, mirando a efficacia e tempestività di comunicazione. Questa legge prevede anche il “referto epidemiologico”, la descrizione annuale dello stato di salute della popolazione in base ai dati e agli andamenti di mortalità, ai tassi di malformazioni congenite, ai dati oncologici, dalla proposta a mia prima firma abbinata alle proposte sui registri tumori. Il ministro Speranza può firmare anche subito le bozze o coinvolgere il Parlamento se vuole discutere dello scenario mutato dal 2019 a oggi».

La crisi idrica che sta attanagliando l’Italia in queste settimane può avere conseguenze per la salute?

«La falda idropotabile è dimezzata nel bacino Padano e in buona parte d’Italia per la siccità. Non ci sono dati aggiornati sul livello di nitrati in acqua potabile e ricordo la discrasia per cui in acqua minerale è possibile avere al massimo 10 mg di nitrati per i bambini (decreto ministeriale Salute del 2003) mentre per l’acqua del rubinetto il limite è 50. Cosa dobbiamo dire ai bambini che rischiano problemi di sviluppo e trasporto dell’ossigeno con nitrati sopra i 10 mg? Vanno pubblicati i dati dei nitrati settimanalmente. La siccità concentra anche i germi nei corsi d’acqua: ricordo il caso dell’epidemia di Legionella nel 2018 nell’alto mantovano e Brescia, oltre 1.000 casi, polmonite più mortale del Covid-19. Lo spandimento abbondante di fanghi, digestati e gessi in aree siccitose può portare germi al suolo che possono dilavare in corpi idrici o diventare aerosol in caso di piogge estreme (sempre più frequenti) respirati da ignari passanti. È di questi giorni la notizia della presenza di 13 casi anomali in Val Seriana. La secchezza delle falde concentra poi, fra i vari inquinanti, anche i PFAS, sostanze cancerogene e interferenti endocrini. Per questo andrebbe revocata l’autorizzazione all’azienda dell’alessandrino unica produttrice italiana. I PFAS erano già in alte concentrazioni nel Po a valle di questa fabbrica nel 2020, anche a 200 km. Ora con la portata del Po a un quinto del normale sarebbe utile pubblicare i dati e stoppare questa produzione che limita la fertilità e mette a rischio il nostro futuro».

 

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