L’azienda, tra le più antiche realtà italiane del settore, si aspetta un 2019 in crescita. Il manager: «I nostri punti di forza sono la partecipazione delle persone, la progettualità, la forza dell’investimento legata alla visione del nostro imprenditore che reinveste tutte le risorse»
Cento candeline per Polifarma: una delle più antiche realtà italiane del settore farmaceutico taglia il prezioso traguardo dei cento anni con un fatturato di 55 milioni di euro atteso nel 2019 e una previsione di crescita del 30%. L’azienda, una piccola realtà fondata a Roma nel 1919, da vent’anni sotto la guida di Fidal e di Luisa Angelini, ha fatto dell’eccellenza dei propri prodotti e del fattore umano due elementi distintivi fino ad ottenere importanti collaborazioni con multinazionali farmaceutiche per la gestione, il lancio e l’acquisto di nuove molecole.
Per Andrea Bracci, amministratore delegato di Polifarma sono stati tre i momenti fondamentali per l’azienda: «Alla fine degli anni ’80 quando nell’azienda entrano le prime molecole importanti, il mercato farmaceutico inizia a crescere in maniera vertiginosa e noi siamo presenti. Negli anni ’90 quando entra nella nostra organizzazione il gruppo Fidal con a capo Luisa Angelini che dà un impulso ed una crescita significativa all’azienda e la fa crescere del 130 per cento in pochissimi anni. E poi l’altro momento di svolta quando nel 2008, dopo la crisi, siamo ripartiti con un concetto ed una visione completamente nuova che faceva della complessità uno degli elementi chiave».
Oggi quali sono i punti di forza della vostra azienda?
«Sicuramente la partecipazione delle persone, la progettualità, la forza dell’investimento legata alla visione del nostro imprenditore che reinveste tutte le risorse che siamo in grado di generare all’interno della nostra organizzazione e poi l’elemento innovativo digitale che ci sta restituendo tantissimo».
In che modo siete digitali?
«Abbiamo fatto un percorso con l’intera organizzazione aziendale, per poi formare la nostra rete di vendita informazione medico scientifica. Con la classe medica dialoghiamo oltre che con l’intervista frontale, anche con il digitale, attraverso un customer portal dove l’informatore può interagire direttamente con il medico. Tutte le azioni vengono fatte in maniera completamente digitale. Noi riteniamo che questo percorso debba continuare e debba esserci sempre maggiore interazione con la classe medica senza mai prescindere dall’operatore medico scientifico, questo è un tema fondamentale. Il digitale vive perché c’è l’informatore medico scientifico».
Lei ha ribadito a più riprese che intercettate i bisogni dei medici è fondamentale per l’azienda. Quali sono oggi le necessità evidenziate dai professionisti?
«Stiamo intercettando proprio un bisogno in ambito digitale. Siamo proprio una delle poche aziende che nei congressi scientifici parla di fake news, con grande interesse da parte della classe medica perché portiamo tutta una serie di applicazioni che andiamo a reperire in tutto il mondo ad uso dello specialista di quel congresso. Pensiamo ad esempio ad uno specialista che deve gestire sala operatoria, studio e mille impegni: noi offriamo la possibilità di leggere off line le informazioni di cui necessita attraverso il suo ipad».
Per i prossimi cento anni quale sarà la sfida di Polifarma?
«Non fermare questo processo di innovazione e di crescita e sfidarsi con tutto ciò che il mercato chiederà. Oggi siamo principalmente focalizzati sul medico, ma stiamo anche guardando alla distribuzione e alle farmacie, anche perché crediamo che una grande casa farmaceutica debba offrire un servizio a 360 gradi per poter essere pronta a qualsiasi tipo di esigenza del paziente e del medico».