Tra le circostanze che accomunavano i deceduti, rispetto a coloro che invece sono guariti dal Covid-19, i ricercatori hanno individuato la presenza di: tre o più malattie, età avanzata, insufficienza renale cronica, malattie cardiache, ipertensione, broncopneumopatia cronica ostruttiva, diabete, obesità e ridotto Gcs
Perché la polmonite da Sars-CoV 2 può essere letale? Per rispondere a questa domanda alcuni scienziati italiani hanno passato al setaccio numerosi casi di infezioni da Covid-19, esaminando le principali differenze tra i pazienti guariti e coloro che, invece, non sono sopravvissuti al virus. Dall’analisi sono emersi dei “predittori di mortalità”, ovvero alcune patologie o condizioni, in presenza delle quali il rischio di morire per Sars-CoV 2 aumenterebbe notevolmente. In particolare, tra le circostanze che accomunavano i deceduti, rispetto a coloro che invece sono guariti dal Covid-19, i ricercatori hanno individuato la presenza di: tre o più malattie, età avanzata, insufficienza renale cronica, malattie cardiache, ipertensione, broncopneumopatia cronica ostruttiva, diabete, obesità e ridotto Gcs (la ‘Glasgow Coma Scal’e, dall’inglese Scala del coma di Glasgow o Scala di Glasgow o scala GCS è una scala di valutazione neurologica utilizzata da personale medico e infermieristico per tenere traccia dell’evoluzione clinica dello stato di coscienza di un paziente traumatizzato, ndr).
I risultati dello studio sono stati riassunti in una pubblicazione a cura di un’equipe di medici e infermieri dell’Unità operativa complessa di Pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto, dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli sull’ultimo numero dell’Italian Journal of Emergency Medicine, la rivista scientifica ufficiale della Società italiana medicina d’emergenza-urgenza (Simeu). L’articolo, “Polmonite Sars-CoV-2 complicata associata a insufficienza respiratoria acuta: predittori di mortalità“, è stato redatto dal direttore del reparto Giuseppina Petrelli e da Paolo Giorgini, con Roberto Alessandroni, Federica Silvestri, Osvaldo Fratini, Mario Muselli, Stefano Necozione (Università degli studi de L’Aquila) e Gianluca Moroncini (Università Politecnica delle Marche). Lo scopo era identificare i parametri clinici, di laboratorio e terapeutici correlati alla morte tra i pazienti positivi al Covid-19 ricoverati per insufficienza respiratoria acuta (Arf) causata da polmonite da Sars-CoV-2.
L’analisi dell’equipe è stata condotta su 425 pazienti (età media 67 anni, di cui 279 maschi, il 65,6%), osservati tra il primo gennaio 2021 e il 4 giugno 2022, durante la pandemia. Lo studio, frutto del lavoro e della professionalità di medici e infermieri dell’Uoc di Pronto soccorso e medicina d’urgenza del “Madonna del Soccorso”, ha rilevato – come si legge nella pubblicazione – “che la grave comorbilità rappresenta fattore di prognosi negativo per la mortalità nei pazienti affetti da polmonite interstiziale legata a Sars-CoV-2, mentre le terapie antivirale e anticorpi monoclonali costituiscono un fattore protettivo”. Fondamentali per la pubblicazione il contributo degli specializzandi della scuola di specializzazione in medicina d’emergenza e urgenza della Politecnica Marche diretta dal professor Moroncini, e la collaborazione con l’Ateneo de L’Aquila per elaborare statisticamente i dati per stilare l’articolo scientifico.
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