La review pubblicata sulla rivista Lancet infectious diseases ha scatenato un polverone di polemiche: molte le interpretazioni cattive e maliziose. Serve chiarire come stanno davvero le cose
Chiariamolo subito: nessun nuovo studio ha scoperto che i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene e l’aspirina, riducono le ospedalizzazioni del 90%. E soprattutto: né il ministero della Salute, né l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) o qualsiasi altra autorità sanitaria ce lo ha nascosto. Tutto parte da una review – non una meta-analisi sistematica, ma più che altro una narrazione – pubblicata sulla rivista Lancet infectious diseases. Il titolo dovrebbe già suggerire che le conclusioni non sono rivoluzionarie: «La casa come nuova frontiera per il trattamento di Covid-19: il caso degli antinfiammatori». Il lavoro è stato condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Gli autori – Giuseppe Remuzzi, Fredy Suter, Norberto Perico e Monica Cortinovis – hanno preso in esame studi pubblicati su riviste scientifiche, condotti tra il 2020 e il 2021.
Le conclusioni della review sono già piuttosto note. Non aggiungono nulla di nuovo e si possono sintetizzare così:
Alcuni studi osservazionali hanno testato i FANS (in particolare gli inibitori della COX-2 relativamente selettivi), spesso come parte di protocolli multifarmacologici, per il trattamento ambulatoriale precoce di Covid-19. I risultati di questi studi sono promettenti e indicano un ruolo cruciale dei FANS per la gestione domiciliare delle persone con sintomi iniziali dell’infezione. Quella ormai famosa percentuale di riduzione delle ospedalizzazioni, pari circa al 90%, legata all’uso precoce dei FANS, non è un dato nuovo o frutto di una rivelazione della review. Ma è solo un dato emerso in due studi, pubblicati su riviste scientifiche, ma non tra le più famose e prestigiose, che conoscevamo da tempo. E che sapevamo non essere definitivi. Insomma questa review non cambia nulla. Aggiunge riflessioni interessanti, ma non ci dice niente che già non sapessimo.
La polemica scatenata da una cattiva – a volte anche molto fantasiosa e maliziosa – interpretazione della review ha portato alla fine a puntare il dito contro l’Aifa e il ministero della Salute. Ritorna in auge – se fosse mai passato di moda – il ritornello «tachipirina e vigile attesa». Il lavoro di Remuzzi ha iniziato quindi a essere strumentalizzato per avvallare le teorie No Vax e quelle complottistiche, che in tempi di campagna elettorale sembrano fare gioco a molti. La verità è che il ministero e l’Aifa non ha mai escluso i FANS dalle terapie consigliate per la gestione dei sintomi lievi di Covid-19. Basta dare un’occhiata alle linee guida, disponibili fin dal novembre 2020, in cui si consigliava l’uso di paracetamolo o dei Fans «in caso di febbre o dolori articolari o muscolari». Si tratta di un consiglio che è sempre stato confermato in tutti gli aggiornamenti successivi e di cui non si è fatto mai mistero.
Il resto lo spiega bene lo stesso autore della review che ha fatto scatenare tanto clamore. Giuseppe Remuzzi ribadisce: «La cosa peggiore che può capitare ai dati della letteratura scientifica è di essere strumentalizzati durante una campagna elettorale, non importa da quale schieramento. Mettere sotto accusa il ministro Speranza è deplorevole. Gli antinfiammatori possono aiutare contro il Covid però i nostri studi presi in considerazione nella review, tra gli altri, sono robusti ma non ancora definitivi. Non si può pensare che le autorità li usino per dare regole valide in maniera assoluta. In Italia l’atteggiamento del ministero e dell’Aifa è sempre stato impeccabile. Non c’era evidenza che qualcos’altro funzionasse quando sono stati pubblicati i primi risultati sugli antinfiammatori. Quando invece sono apparse le prime evidenze, l’Italia è stato il primo Paese al mondo a introdurre gli antinfiammatori nella cura contro il Covid».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato