Gli andrologi della SIA: «Riduzione del rischio fino all’80%. Effetto booster anche su efficacia terapie»
Tè verde, pomodori, frutti rossi, uva e melograno. Sono questi i super food, tanto comuni quanto preziosi, che possono davvero fare la differenza nella prevenzione del tumore alla prostata, aprendo un nuovo scenario anche come supporto alla terapia, riducendone la tossicità e aiutando a bloccare la progressione della malattia. Così come, all’interno di una dieta bilanciata, anche gli integratori possono avere un ruolo preventivo e protettivo nella popolazione maschile a rischio, se prescritti dall’andrologo individuando il prodotto giusto e la dose corretta, per avere la massima efficacia e il minimo di effetti collaterali. Sono queste le novità che giungono dal recente Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia (SIA), durante il quale gli esperti hanno analizzato e descritto a fondo la letteratura scientifica sull’argomento, le evidenze più solide riguardano alcuni cibi che contengono sostanze ad azione antiossidante e antiproliferativa, come epigallocatechine, licopene, resveratrolo e di recente il pterostilbene, con un bilancio vantaggioso tra efficacia e sicurezza.
Ne abbiamo parlato con Alessandro Palmieri, presidente SIA e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli.
«Il tumore alla prostata, con 36.000 nuovi casi all’anno, rappresenta il cancro più frequente della popolazione maschile in Italia. Nella fase iniziale – spiega Palmieri – il carcinoma della prostata è in genere totalmente asintomatico, pertanto la diagnosi precoce, che si associa a un tasso di guarigione del 90%, è possibile solo attraverso programmi di screening che prevedono il dosaggio dell’antigene prostatico (PSA) e la visita dallo specialista, oltre che tecniche di imaging come l’ecografia e la risonanza magnetica. L’assenza di sintomi precoci specifici nei pazienti con cancro alla prostata obbliga a elaborare strategie di prevenzione mirate ed efficaci. È fondamentale – aggiunge – prendere coscienza di quelli che sono i principali fattori di rischio, come avere una storia familiare di tumore della prostata, l’età avanzata e gli stili di vita, come la dieta. È dimostrato che l’assunzione di eccessive quantità di alcool, grassi saturi, derivati del latte, possono avere un ruolo nella genesi di tale neoplasia, ma la ricerca scientifica negli anni ha sempre cercato di individuare farmaci o prodotti naturali in grado di prevenire l’insorgenza di tumore della prostata, se somministrati a individui a maggior rischio o a quei pazienti che presentavano già delle lesioni precancerose, ad altissima probabilità di sviluppare una neoplasia prostatica».
Uno studio clinico su un gruppo di soggetti ad alto rischio di tumore alla prostata (perché con lesioni precancerose) ha evidenziato che l’assunzione regolare di epigallocatechine derivate dal tè verde riduce del 60% il rischio di ammalarsi. Rischio che può ridursi fino all’80% con un’assunzione di queste sostanze per due anni consecutivi. «Anche il licopene – sottolinea Palmieri – contenuto in grandi quantità nei pomodori, ma assorbibile in modo adeguato dal nostro organismo solo se il pomodoro viene sottoposto a cottura, ha un buon effetto preventivo, con una riduzione del rischio dal 12% al 26%».
Nuovi studi hanno dimostrato la particolare efficacia del resveratrolo, contenuto soprattutto nell’uva, non solo come azione preventiva contro il tumore della prostata ma anche come supporto ai trattamenti anti-tumorali per l’altissimo potenziale antiossidante che agisce sia nello stato iniziale del cancro, attraverso fattori di blocco, sia nello stato più avanzato attraverso fattori di soppressione che ne frenano la progressione. «Solo di recente – spiega Palmieri – un’altra sostanza, il Pterostilbene, un antiossidante simile al resveratrolo del vino rosso e presente in diversi cibi, dal mirtillo alle arachidi, ha mostrato a sua volta proprietà preventive in uno studio appena pubblicato su Cancer Prevention Research. Un ruolo chiave, come supporto alla terapia di trattamento del cancro prostatico, svolge anche l’acido ellagico contenuto nel melograno. Uno studio pubblicato su European Urology – aggiunge – ha dimostrato una riduzione della tossicità indotta dalla chemioterapia, in particolare la neutropenia nei pazienti con cancro prostatico ormone-refrattario».
Sono sempre più numerosi gli andrologi che prescrivono integratori ai loro pazienti ad alto rischio con risultati molto efficaci. «Tuttavia – rileva ancora Palmieri – bisogna prestare la massima attenzione ai supplementi, che devono essere prescritti dallo specialista per individuare il tipo di prodotto giusto per ciascun paziente, con le giuste modalità di utilizzo, in modo che la dose corretta non sia troppa bassa e quindi inefficace ma neppure troppo alta e quindi a rischio di effetti collaterali. Infine, bisogna ricordare che gli integratori non sono una panacea ma vanno accompagnati da un’alimentazione e uno stile di vita sani: per questo – conclude il presidente SIA – il valore degli antiossidanti preventivo e di supporto alle cure contro il cancro della prostata, è tale solo nell’ambito di una valutazione andrologica che ne indichi l’impiego più appropriato».
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