Salute 24 Febbraio 2022 13:37

Prima di morire si rivede davvero il film della propria vita, lo studio

Per la prima volta sono state trovate le prove che poco prima di morire tutta la vita ti passa davanti

Prima di morire si rivede davvero il film della propria vita, lo studio

La vita potrebbe davvero passare davanti ai nostri occhi poco prima di morire e per puro caso, ne abbiamo le prove. Un gruppo di scienziati di Vancouver, in Canada, aveva deciso di misurare le onde cerebrali di un paziente di 87 anni che aveva sviluppato l’epilessia. Ma durante il monitoraggio neurologico, il paziente ha subito un infarto fatale, lasciando agli scienziati un’inaspettata registrazione di un cervello morente. Le immagini hanno rivelato che, 30 secondi prima e 30 secondi dopo la dipartita del paziente, le onde cerebrali seguivano gli stessi schemi del sogno o di quando richiamiamo i ricordi. Secondo gli studiosi, un’attività cerebrale di questo tipo potrebbe suggerire che poco prima della morte una persona rivede davvero tutta la sua vita come un film.

Una scoperta inaspettata, che apre nuovi interrogativi

I dettagli di questo affascinante studio sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience. Ajmal Zemmar, coautore dello studio, e attualmente neurochirurgo presso l’Università di Louisville, ritiene che questa è la prima registrazione in assoluto di un cervello morente. «In realtà è stato del tutto casuale, non avevamo in programma di fare questo esperimento o registrare questi segnali», ha raccontato alla BBC. È impossibile dire quali ricordi passano nella mente di una persona morente, se sono tristi o felici. Oppure se si ricordano i propri cari o si rivede sé stessi nel passato. Ma Zemmar è pronto a scommettere che un viaggio nei ricordi, in questa particolare circostanza, sarebbe fatto di ricordi «di cose buone, piuttosto che di cose cattive». E precisa: «Ciò che è memorabile è diverso per ogni persona».

Il cervello continua a ricordare anche 30 secondi dopo la morte

Zemmar ha detto che nei 30 secondi prima che il cuore del paziente smettesse di battere e quindi di portare sangue al cervello dell’uomo, le sue onde cerebrali seguivano gli stessi schemi di quando svolgiamo compiti ad alto carico cognitivo, come concentrarci, sognare o rievocare ricordi. Questo tipo di attività è continuata anche 30 secondi dopo che il cuore del paziente si è fermato, cioè nel momento in cui una persona viene generalmente dichiarata morta. «Questo potrebbe essere l’ultimo ricordo dei ricordi che abbiamo vissuto nella vita e che si ripetono attraverso il nostro cervello negli ultimi secondi prima di morire», spiega Zemmar.

Quando precisamente una persona smette di vivere?

Lo studio solleva anche domande su quando, esattamente, la vita finisce: quando il cuore smette di battere o quando il cervello smette di funzionare? Zemmar e il suo team hanno avvertito che non si possono trarre conclusioni generali dopo solo uno studio. Il fatto che il paziente fosse epilettico, con un cervello quindi sanguinante e gonfio, complica ulteriormente le cose. Questo è il motivo anche per cui lo scienziato ci ha messo un po’ di tempo prima di segnalare quanto è successo. L’inaspettata registrazione è stata fatta nel 2016 e poi gli scienziati hanno cercato casi simili per rafforzare l’analisi, ma senza successo.

Servono ulteriori studi per esplorare le esperienze di pre-morte

In passato, uno studio condotto su ratti sani nel 2013, ci ha dato qualche indizio. In quello studio, i ricercatori statunitensi hanno registrato livelli elevati di onde cerebrali in punto della morte fino a 30 secondi dopo che il cuore dei topi aveva smesso di battere, proprio come i risultati trovati nel paziente epilettico di Zemmar. Le somiglianze tra gli studi sono «sorprendenti», secondo lo scienziato. Ora gli studiosi sperano che la pubblicazione di questo caso possa aprire la porta ad altri studi sugli ultimi momenti della vita. «Penso che ci sia qualcosa di mistico e spirituale in tutta questa esperienza di pre-morte», dice Zemmar. «E risultati come questo rappresentano un momento per il quale gli scienziati vivono», conclude.

 

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