Sono 60 mila gli arresti cardiaci che si registrano in Italia ogni anno, oltre la metà dei quali non in ospedale. In quel caso la sopravvivenza è del 21, 2 percento. Per migliorare è necessario formare i cittadini al pronto intervento. Da IRC le linee guida e le novità della legge
Ogni anno sono circa 60 mila gli arresti cardiaci che si registrano in Italia, (400 mila in Europa) e si calcola che in circa la metà dei casi chi assiste intervenga con la manovra salvavita. Secondo uno studio europeo è emerso che in caso di arresto cardiaco extraospedaliero, il cuore riparte nel 33% dei casi, ma la sopravvivenza alla dimissione dall’ospedale è in media dell’8%.
Cifre che in Italia sono leggermente più confortanti, infatti, la capacità di far ripartire il cuore è del 42,7% con una sopravvivenza alla dimissione dell’ospedale che si aggira intorno al 21,2%. Un risultato che da un lato dimostra la generosità del popolo italiano, tra i più reattivi di fronte ad un arresto cardiaco, dall’altra evidenzia la necessità di fare di più per migliorare i risultati. Un gap che la nuova legge italiana sul primo soccorso (legge approvata il 28 luglio 2021 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 agosto) mira a colmare.
Il tema è caldo e di grande interesse in ambito professionale e istituzionale. A dimostrarlo è la grande partecipazione – 600 tra medici infermieri e operatori sanitari – che lo scorso 15 dicembre hanno preso parte alla tre giorni di Rimini, convegno promosso da IRC, Italian Resuscitation Council, società scientifica e associazione senza scopo di lucro che riunisce esperti in rianimazione cardiopolmonare. Al centro dei lavori le nuove linee guida europee sul trattamento dell’arresto cardiaco, introdotte da European Resuscitation Council (ERC), di cui IRC è parte, e la nuova legge italiana sul primo soccorso entrata in vigore lo scorso 13 agosto.
«La legge è fondamentale per salvare più vite – spiega Giuseppe Ristagno, consigliere e già presidente di Italian Resuscitation Council –, è stato un percorso lungo e noi di Italian Resuscitation Council abbiamo lavorato molti anni per dare un contributo alla sua stesura. Il concetto da cui siamo partiti è che il cittadino ha un ruolo fondamentale per la sopravvivenza di una persona vittima di arresto cardiaco. Quando si verifica l’evento avverso, si attiva il 118 e i minuti che trascorrono tra la chiamata alla centrale operativa e l’arrivo dell’ambulanza sono almeno otto. Un tempo durante il quale si ferma del tutto il circolo sanguigno e dopo 3 o 4 minuti i neuroni cominciano a morire».
«Quindi – prosegue – è fondamentale intervenire prima possibile per cercare di sostenere la circolazione di tutti gli organi e prima di tutto del cervello, per garantire la sopravvivenza con un buon recupero funzionale. Il ruolo di chi è presente, perciò, diventa fondamentale. Deve intervenire prima massaggiando il torace della persona colpita da infarto e defibrillando prima possibile in modo da garantire la ripresa del flusso sanguigno perché il successo della defibrillazione si riduce del 10/15% ogni minuto che passa». Attimi preziosi che devono essere impiegati al meglio. Per questo la nuova legge sul primo soccorso detta le linee guida per chi si trova ad affrontare un’emergenza di questo tipo.
Formazione e geolocalizzazione dei defibrillatori automatici per accelerare le pratiche di primo soccorso. Con questo obiettivo lo scorso 28 luglio è stata licenziata la nuova legge che è entrata in vigore il 13 agosto. «La nuova legge vuole essere lo strumento per permettere al cittadino comune di intervenire – precisa Ristagno – perché dà indicazioni per fare campagne di sensibilizzazione nella scuola primaria (a partire dai 12 anni) e secondaria, creando la cultura del primo soccorso in caso di arresto cardiaco. Non solo, grazie ad una app geolocalizza i defibrillatori semi automatici più vicini ed è in grado di raggiungere i cittadini già formati (in precedenza registrati), di intervenire in caso di arresto cardiaco nelle vicinanze. Il sistema per salvare le vite entrato in vigore in Italia con la nuova legge prende spunto da alcuni Paesi del nord Europa come la Scandinavia, dove il modello è in atto da dieci anni e ampiamente collaudato con risultati straordinari. Il numero delle persone che intervengono di fronte ad un’emergenza di questo tipo è aumentato e la sopravvivenza è raddoppiata. Il sistema funziona e lo dimostra il fatto che anche in Italia, dove ci sono iniziative di questo tipo, si hanno risultati eccellenti».
«I modelli virtuosi in Italia ci sono, in particolare è l’Emilia Romagna la regione più all’avanguardia – puntualizza il consigliere IRC – Ci sono scuole che hanno già messi in pratica dei sistemi di questo tipo e è attiva una app che si chiama DAE RespondER che permette di geolocalizzare i DAE semi automatici e tramite un sistema di tracking di chi scarica questa app e aderisce al sistema, quando si verifica un arresto cardiaco, le persone che si trovano nelle vicinanze ricevono un alert tramite la app. Chi si rende disponibile ad intervenire, cliccando “ok”, riceverà le indicazioni del luogo dell’evento e dei DAE semi automatici più vicini. Il programma funziona, da un anno è attivo ed ha avuto quasi 18 mila adesioni. Con la nuova legge quello che fino ad oggi è un modello virtuoso a macchia di leopardo diventerà obbligatorio e si estenderà su tutto il territorio nazionale».
Definite le linee guida e approvata la nuova legge, ciò che ancora manca per dare continuità e diffusione alle buone pratiche è il decreto attuativo. Nel frattempo, il gruppo italiano per la rianimazione cardio-polmonare, da anni impegnato nella sensibilizzazione del primo soccorso con la campagna “Viva”, guarda al 2022 come ad un nuovo inizio. «I cittadini sono recettivi, se accompagnati, si prestano ad intervenire in caso di necessità. Con la nuova legge possiamo dare un ulteriore impulso attraverso l’insegnamento di primo soccorso nelle scuole. Questo porterà maggiore consapevolezza e una diffusione della cultura di primo soccorso grazie ai bambini e ai ragazzi che, a loro volta, porteranno le conoscenze apprese in famiglia e creeranno un passaparola salvavita. Con la Commissione europea stiamo già lavorando al progetto life force con il quale sviluppiamo materiale didattico per gli studenti delle scuole primarie e secondarie».
Due i progetti pilota che partiranno a Milano a gennaio 2022. «La scuola germanica e la british school hanno aderito all’iniziativa e dopo una fase di lavoro con i docenti, nel prossimo mese inizieremo a diffondere la cultura del primo soccorso anche tra i ragazzi della scuola primaria. Nelle scuole secondarie abbiamo già fatto dei mass training e alla fine tutti gli studenti sapevano riconoscere i sintomi di un arresto cardiaco e conoscevano le manovre del pronto soccorso. Non solo, ad avvantaggiare i giovani è la capacità di apprendere più velocemente e il non avere paura di fronte ad un evento avverso».
Per far fronte alla paura di sbagliare e commettere errori irreparabili, che in molti casi frenano l’intervento del cittadino, è intervenuta la nuova legge con un’appendice che riguarda proprio la tutela legale. «La domanda che più spesso mi rivolgono i cittadini, durante i corsi, riguarda il timore di sbagliare che potrebbe compromettere ancor più le condizioni del paziente – ammette Ristagno -. Al riguardo io non lascio dubbi e dico loro che il paziente in quel momento è morto, quindi meglio intervenire che non fare nulla. Almeno si dà una chance che altrimenti non si avrebbe. Per rasserenare gli animi oggi abbiamo un elemento in più, infatti, la nuova legge garantisce una tutela legale al cittadino che interviene in una pratica di primo soccorso», conclude.
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