Il Segretario generale dello SMI Pina Onotri alla vigilia del Consiglio Nazionale del sindacato: «Faremo un bilancio di 40 anni di Ssn, un sistema in sofferenza». Poi torna sulle aggressioni ai medici: «Serve Commissione parlamentare d’inchiesta»
Il Consiglio nazionale dello SMI, Sindacato Medici Italiani, che si svolgerà a Tivoli dal 26 al 27 maggio, è alle porte. Tanti i temi che saranno affrontati dal Segretario generale Pina Onotri e dagli altri relatori, a partire da una riflessione sulla fase economica e politico-sociale attuale e sullo stato dell’arte del Sistema sanitario nazionale a 40 anni dalla sua nascita. Un’assise che coincide con l’entrata in vigore del Regolamento europeo che va a modificare la normativa sulla Privacy e che avrà grande impatto sui dati sanitari. «Speriamo che da questo nuovo governo si riparta. Leggendo il programma sulla Sanità è un programma che fa ben sperare», afferma a Sanità Informazione Pina Onotri.
Il Consiglio nazionale SMI è alle porte, quali saranno i temi che si affronteranno?
«I temi saranno legati ai 40 anni del Sistema sanitario nazionale che è un sistema in sofferenza. Abbiamo avuto dieci anni di tagli, di smantellamento, di diniego di servizi ai cittadini. Speriamo che da questo nuovo governo si riparta. Leggendo il programma sulla Sanità è un programma che fa ben sperare. Noi come dirigenti del sindacato e come classe dirigente del nostro Paese siamo disposti a dare il nostro contributo affinché le cose vadano meglio».
Il 25 maggio entra in vigore la nuova normativa europea sulla privacy. Che cosa cambierà negli studi medici?
«Sicuramente avremo degli adempimenti in più. Su cosa ci tocca e cosa no ci sono ancora delle perplessità tanto è vero che come Smi abbiamo scritto al garante per chiederci di chiarire alcuni aspetti affinché noi possiamo adempiere a quelli che sono gli obblighi e a non incorrere in sanzioni. Ne daremo pronta informativa a tutti i nostri iscritti».
Dottoressa, parliamo di aggressioni ai sanitari. Quali sono le proposte e le iniziative che la Smi propone per porre un freno a questo fenomeno?
«Sicuramente noi vogliamo una legge che inquadri il medico come pubblico ufficiale. Che permetta di perseguire d’ufficio l’aggressore e non su denuncia di parte. Poi una campagna di sensibilizzazione portata avanti dalle istituzioni nei confronti della sicurezza delle cure e degli operatori sanitari, una commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno e sicuramente una migliore organizzazione del lavoro perché un’organizzazione che non garantisce dei servizi adeguati espone gli operatori ad essere aggrediti».