La presidente della Fondazione Roche sarà tra i relatori del Congresso ANTEL di Roma di settembre. Ai microfoni di Sanità Informazione sottolinea l’importanza del nuovo maxiOrdine: «L’adesione a un Ordine garantisce sia i professionisti che i cittadini utenti perché ora c’è la garanzia del percorso formativo e del controllo professionale»
«C’è bisogno di rendere consapevoli tutti i professionisti delle professioni sanitarie non mediche del loro ruolo». Mariapia Garavaglia, ex ministro della Sanità e oggi, tra i tanti incarichi, presidente della Fondazione Roche, sarà uno dei relatori del Congresso dell’ANTEL, Associazione Italiana Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico, che si svolgerà a Roma dal 25 al 28 settembre. Da sempre vicina al mondo delle professioni sanitarie non mediche, la Garavaglia è stata tra le fautrici della legge che ha istituito i profili professionali delle professioni sanitarie. E ha le idee chiare su quale devono essere gli orizzonti futuri dei tecnici di laboratorio, a partire dalla nascita del maxiOrdine TSRM e PSTRP: «L’adesione a un Ordine garantisce sia i professionisti che i cittadini-utenti perché abbiamo la garanzia del percorso formativo e del controllo professionale e questo è un punto importante proprio all’interno dell’organizzazione sanitaria». Poi un passaggio sul tema della dirigenza sanitaria: «Lo sviluppo di carriera coincide anche con lo sviluppo della professione e quindi è bene che i dirigenti del servizio, soprattutto nella sanità, siano persone che conoscano dall’interno l’evolversi della professione».
Presidente, a settembre si svolgerà il primo grande Congresso ANTEL e lei sarà tra i relatori. Cosa dirà ai tecnici di laboratorio?
«Intanto hanno ottenuto un risultato molto importante perchè l’adesione a un Ordine garantisce sia i professionisti che i cittadini utenti perché ora c’è la garanzia del percorso formativo e del controllo professionale e questo è un punto importante proprio all’interno dell’organizzazione sanitaria. Troppi sono gli abusivi e le persone che accampano professionalità che non hanno. Il Congresso è il più importante fino ad ora perchè parla anche a loro stessi. C’è bisogno di rendere consapevoli tutti i professionisti delle professioni sanitarie non mediche del loro ruolo che non è un ruolo di invasione di campo di altri perché ci sono situazioni demedicalizzate come lo stare in laboratorio, come essere fisioterapista, che valorizzano l’autonomia del professionista. Se invece si cerca di fare altro da ciò che si sa fare, si inquina la concezione della professione. Poi il laboratorio diventerà sempre più importante perché con l’innovazione tecnologica molte responsabilità sono in mano a chi fa un lavoro che prepara una diagnosi accurata attraverso i dati. In futuro i dati saranno determinanti anche grazie alla robotica. Quindi è un congresso che si colloca proprio in questo snodo che è culturale, sociale, economico che vede l’innovazione tecnologica al servizio di chi prepara al meglio i dati, sia per la diagnosi che per il percorso terapeutico per cui io insisterò su questo aspetto».
I tecnici di laboratorio reclamano un ruolo più importante anche della dirigenza sanitaria. Quando arriverà questo riconoscimento?
«Non è nelle mie mani sennò lo avrei già fatto come a suo tempo ho fatto con i profili professionali che nessuno aveva avuto il coraggio di fare prima perché lo sviluppo di carriera coincide anche con lo sviluppo della professione e quindi è bene che i dirigenti del servizio, soprattutto nella sanità, siano persone che conoscano dall’interno l’evolversi della professione e sappiano organizzare e coltivare un giudizio di valore perché si viene dal percorso della formazione prima e dell’esercizio della professione poi. Ci sarà un momento, sono sicura, che avremo la dirigenza sanitaria in quanto tale, come c’è la dirigenza medica. Non so quale Parlamento e quale Ministro entro breve tempo coglierà la necessità e l’utilità di questa normativa che poi prevederà anche contratti più consoni alle responsabilità varie ma sono sicura che ci arriveremo».