La referente del Movimento Consumatori ha partecipato alle celebrazioni per i 20 anni della legge 42 del 1999. «Aver raggiunto la possibilità di avere degli ordini professionali è un punto di partenza, adesso informiamo i cittadini» sottolinea a Sanità Informazione
«Dobbiamo informare i cittadini di questa grande opportunità che, dopo 20 anni, è stato creato l’Ordine delle professioni sanitarie, un grande strumento per combattere l’abusivismo». Anche l’avvocato Laila Perciballi, referente del Movimento Consumatori, ha partecipato come relatrice all’evento celebrativo delle professioni sanitarie che hanno festeggiato i 20 anni della legge 42 del 1999, un passaggio chiave verso la creazione dell’Ordine multi-Albo TSRM e PSTRP. Perciballi sottolinea la necessità di pubblicizzare al massimo la creazione dell’Ordine, strumento di valorizzazione importante dei professionisti ma anche garanzia di qualità per i cittadini. Allo stesso tempo invoca un “protocollo di conciliazione” che possa aiutare a mediare eventuali controversie tra pazienti e esercenti le professioni sanitarie: «È bene porre in essere un protocollo in cui si individua un collegio di esercenti le professioni sanitarie, si ci mette seduti laddove c’è una segnalazione, si verifica attraverso le visite mediche, l’analisi delle cartelle cliniche e di tutta la documentazione medica del paziente per capire se effettivamente l’errore c’è stato».
Avvocato, lei è stata una delle relatrici alle celebrazioni della legge 42 del 1999, momento chiave per le professioni sanitarie, anche in rappresentanza del Movimento Consumatori. Ha sottolineato l’importanza che si facciano conoscere gli albi ai cittadini. Perché è importante per i cittadini?
«Per poter esercitare correttamente il proprio diritto al consenso informato è fondamentale essere informati. I cittadini davvero non conoscono tutte le professioni sanitarie che ci sono, non conoscono i 19 albi professionali, non sanno dove andare a cercare il professionista di cui hanno bisogno per capire se effettivamente è un legittimo esercente la professione sanitaria oppure no. Non sanno che ove capitassero in mani sbagliate possono segnalare l’accaduto agli Ordini di appartenenza e quindi far verificare quella figura professionale. Possono esercitare i propri diritti, chiedere il risarcimento del danno e usufruire della mediazione: auspichiamo l’applicazione di un protocollo di conciliazione per evitare le aule di tribunale e garantire l’effettività del diritto alla salute. Sono 20 anni che le professioni sanitarie lottano per raggiungere questo traguardo, per dare dignità alla propria professione. Vanno informati i cittadini: è un grande obiettivo che bisogna darsi. Aver raggiunto la possibilità di avere degli ordini professionali è un punto di partenza, adesso informiamo i cittadini in modo tale che questa alleanza tra cittadini e esercenti le professioni sanitarie possa andare avanti in maniera collaborativa per un bene primario che è quello della tutela della salute».
A proposito del protocollo di conciliazione, è una garanzia sia per il cittadino ma anche per il professionista sanitario. Come funziona?
«Quello che vorremmo raggiungere è un protocollo di conciliazione laddove si ritiene ci possa essere stato un errore, tenendo presente che non è detto che quando il paziente subisce un atto sanitario che va male sia necessariamente responsabile l’esercente la professione sanitaria. È bene porre in essere un protocollo in cui si individua un collegio di esercenti le professioni sanitarie, si ci mette seduti laddove c’è una segnalazione, si verifica attraverso le visite mediche, l’analisi delle cartelle cliniche e di tutta la documentazione medica del paziente per capire se effettivamente l’errore c’è stato. Se l’errore c’è stato c’è l’obbligo di assicurazione, basta far intervenire la compagnia di assicurazione, se invece il danno non c’è stato o non sussiste responsabilità, il paziente dopo che è stato seguito, accompagnato, istruito e informato sono certo che chiuda quella vicenda triste consapevole del fatto che nulla di diverso poteva essere fatto e che non c’è nessuna responsabilità e quindi ne esce anche maggiormente soddisfatto. A volte è proprio la mancanza di informazione che genera scontento, la mancanza di dialogo. Questo strumento noi ce l’abbiamo e dobbiamo metterlo a disposizione dei cittadini».