A Sofia Goggia ha permesso di tornare in pista due settimane dopo l’infortunio di Cortina e vincere l’argento alle Olimpiadi di Pechino. Per chi pratica sport amatoriale il plasma ricco di piastrine combinato alla radiofrequenza permette di superare piccoli o grandi traumi muscolari, articolari o tendinei, ma è utile anche per guarire ulcere e alopecia
Sono 22 milioni gli italiani che praticano attività fisica regolarmente e che rischiano di incorrere in piccoli o grandi infortuni come stiramenti muscolari, lesioni del menisco, dei tendini parziali o osteoarticolari. Incidenti di percorso che, se fino a ieri mettevano a dura prova la quotidianità degli atleti e potevano causare anche lunghi stop nella attività sportiva, oggi, grazie alla tecnologia applicata alla medicina, si possono risolvere più velocemente. Novità importanti arrivano infatti da una terapia con plasma ricco di piastrine opportunamente abbinato alla radiofrequenza. Ne sa qualcosa la sciatrice Sofia Goggia che proprio grazie a questa tecnica chiamata PRP è riuscita ad accorciare i tempi di recupero dall’infortunio al ginocchio di Cortina e vincere, due settimane più tardi, l’argento alle Olimpiadi di Pechino. «È una modalità di utilizzo delle proprietà rigenerative del sangue che negli ultimi anni è stato impiegato per nuove terapie – spiega Eugenio Caradonna Presidente di SIMCRI (società italiana di medicina e chirurgia rigenerativa polispecialistica) -. È utilizzato in ortopedia e quindi per tutti i traumi correlati allo sport».
Si preleva una dose di sangue inferiore a 60 cc, si fa confluire in un macchinario apposito dove avviene la centrifuga che permette di separare le componenti del sangue in uno strato di fluido giallo, il plasma, uno di fluido rosso dove sono presenti la maggior parte dei globuli rossi e uno strato sottile di mezzo il buffy coat che rappresenta meno dell’1% del volume totale del campione di sangue, ma contiene la maggior parte dei globuli bianchi e delle piastrine.
«La quantità prelevata non dà problemi al paziente – ammette Caradonna -. L’operazione permette di ottenere tre strati: globuli rossi, lo strato leucocitario-piastrinico che contiene la maggior parte dei globuli bianchi, e la componente mononucleata che presenta cellule staminali. Le piastrine oggi sono considerate dei veri e propri bioreattori in quanto attraverso le sostanze in esse contenute stimolano i processi rigenerativi e riparativi interagendo con le altre componenti presenti nel tessuto e deputate alla riparazione».
Perché il trattamento dia i suoi effetti devono essere fatte più infiltrazioni, che variano a seconda della patologia. «In media servono tre inoculazioni, ma molto dipende da come reagisce l’organismo», sottolinea il Presidente di SIMCRI.
Privo di effetti collaterali, il trattamento PRP può dare al paziente dolore localizzato nella sede dell’iniezione, ma senza complicanze. «Secondo i protocolli le infiltrazioni devono essere fatte a cadenza quindicinale o mensile -spiega Caradonna – e per rendere più efficace la terapia, recentemente l’innovazione tecnologica ha mostrato che grazie alla radiofrequenza, che attiva le piastrine e incrementa la capacità riparativa, è possibile una ripresa ancora più rapida e completa».
La terapia PRP viene utilizzata con successo anche per il trattamento di diverse patologie croniche come il piede diabetico, l’osteoporosi e le osteoartriti, oltre che nella cura delle ulcere e per il trattamento dell’alopecia androgenetica. «Il PRP viene eseguito in strutture autorizzate per poter utilizzare il sangue ad uso non trasfusionale e certificate da SIMCRI», conclude Caradonna.
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