Dopo l’approvazione della legge, le regioni iniziano ad attrezzarsi. Il tesoriere dell’Ordine degli psicologi Federico Conte: «L’affiancamento dello psicologo al MMG agirebbe su più fronti, dal supporto nel processo diagnostico fino al trattamento. I modelli di intervento più avanzati nei Paesi più sviluppati prevedono da diversi anni la presa in carico del paziente su più livelli (approccio bio-psico-sociale)»
Il decreto Calabria ha istituito lo psicologo di famiglia, ora sarà compito delle Regioni adeguarsi. A distanza di poco più di un mese dalla sua approvazione, Sanità Informazione ha intervistato Federico Conte, tesoriere dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, per verificare l’adeguamento regionale alle novità introdotte dal decreto. Ma andiamo con ordine, chiarendo innanzitutto quali sono le reali possibilità offerte dal decreto Calabria e, nello specifico, dall’istituzione dello psicologo di famiglia.
Dott. Conte, quali sono le azioni possibili che potranno promuovere le singole Regioni?
«Il decreto consente, sulla base di accordi regionali o aziendali, di prevedere un incremento del numero massimo di assistiti in carico ad ogni medico di medicina generale nell’ambito di modelli organizzativi multiprofessionali nei quali è prevista la presenza oltre che del collaboratore di studio anche di personale infermieristico e dello psicologo. Il principio che ispira la norma è quello per cui molta della domanda che arriva agli studi dei medici di medicina generale è di natura psicologica, nelle intenzioni del legislatore c’è la volontà di estendere i servizi di psicologia a tutte le fasce di popolazione. Chiaramente serviranno accordi regionali specifici per regolamentare processi e procedure».
L’Ordine degli psicologi del Lazio ha già promosso delle azioni in tal senso?
«Come Ordine degli Psicologi del Lazio abbiamo sostenuto la proposta di Legge, presentata ad aprile dal consigliere regionale Sara Battisti, che prevede una sperimentazione da attuare attraverso lo Psicologo delle Cure Primarie. Il Decreto Calabria, approvato a giugno, modifica lo scenario di contesto perché rende immediatamente attuabile tale figura, a prescindere dalla sperimentazione iniziale. Starà ora alla Regione decidere quale percorso intraprendere».
Cosa farebbe in concreto lo psicologo accanto al MMG?
«L’affiancamento dello Psicologo al MMG agirebbe su più fronti, dal supporto nel processo diagnostico fino al trattamento. I modelli di intervento più avanzati nei Paesi più sviluppati prevedono da diversi anni la presa in carico del paziente su più livelli (approccio bio-psico-sociale), e ciò perché il concetto di salute oramai è universalmente connesso ad uno stato di benessere complessivo dell’individuo e non più alla sola assenza di malattia. In ambito psicologico, se immaginiamo un continuum che va dal “disagio” al vero e proprio “disturbo”, l’area più difficile da individuare e trattare, dal momento che i “disturbi” sono spesso evidenti, è quella del “disagio” che è poi l’ambito più trattato dal MMG, il quale spesso si trova a prescrivere farmaci che impattano su ansia e umore, o a prescrivere visite specialistiche, frequenti nei casi di somatizzazioni, che portano ad escludere la natura biologica del sintomo. I medicinali, che hanno un effetto palliativo immediato, che può in alcuni casi essere risolutivo, hanno però un’efficacia molto ridotta in una vastità di casi, o comunque non sono risolutivi nel medio lungo periodo. In tutti questi casi l’intervento d’elezione è quello psicologico, che può essere anche molto breve, in alcuni casi possono bastare pochi incontri, ma la necessità di avere uno spazio, un tempo e un professionista con cui poter ristrutturare i significati che diamo a ciò che avviene nella nostra vita è l’unico modo per evitare il rischio che un disagio si trasformi in un disturbo invalidante sul piano sociale».
Ci sono studi o ricerche che dimostrino l’interesse dei pazienti per la figura dello psicologo di famiglia?
«La letteratura internazionale, e in Italia le ricerche del prof. Solano, dimostrano l’efficacia di questi protocolli di intervento. L’efficacia è così alta che il governo inglese ha deciso di stanziare circa un miliardo di sterline per offrire un servizio gratuito alla popolazione per contrastare la Depressione che secondo l’OMS diventerà la seconda patologia più invalidante dopo le malattie cardiovascolari».
Prima del decreto Calabria, leggi regionali avevano offerto – come nel Lazio – la possibilità di sperimentare lo psicologo per le cure primarie. Ci sono delle regioni in cui l’esperienza è già partita?
«Sulla base della ricerca, ormai consolidata, negli ultimi 2 anni alcune Regioni (Veneto, Marche, Abruzzo, Puglia) hanno già iniziato le sperimentazioni, o sono in fase di avvio. Vi sono poi esempi abbastanza eclatanti, come in Puglia dove un MMG dopo una sperimentazione di qualche mese ha deciso di continuare a mantenere lo psicologo nel suo studio, pagandolo autonomamente, poiché l’ha ritenuto estremamente utile al suo lavoro. Un caso paradossale che però ritengo sia paradigmatico del valore aggiunto portato dalla collaborazione tra le due figure».
Nel Lazio, invece, non ci si è mossi né per rendere operativo il decreto Calabria, né per far partire la sperimentazione regionale. Siamo in una situazione di stallo?
«Nel Lazio per quanto riguarda la sperimentazione, la proposta di Legge è stata depositata ad aprile e sembrerebbe possa arrivare ad approvazione già entro l’autunno. Il Decreto Calabria invece è stato approvato il 19 giugno. Come Ordine abbiamo segnalato alla Regione questa opportunità che è stata recepita con un certo interesse. Ora bisognerà capire quale delle due strade percorrere, se far confluire entrambe in un nuovo dispositivo di legge, o adattare una legge all’altra. Su questo sarà la Regione a decidere».
Come uscirne?
«Non spetta a me dire quali provvedimenti dovrà adottare la Regione. Ciò che però mi pare evidente è la strada da percorrere sia ormai chiaramente indicata e che il SSN non può abdicare ulteriormente al suo ruolo di presa in carico delle problematiche dei cittadini, dal momento che il proprio diritto alla Salute, anche mentale, è costituzionalmente riconosciuto. Inoltre va sottolineato che il lavoro del MMG è prezioso perché rappresenta il primo presidio di intervento, si tratta dunque di un intervento anche di tipo preventivo, il che in termini economici è il miglior modo di utilizzare le risorse, che sono sempre più scarse».
Quanto tempo ci vorrà?
«Spero che entro qualche mese la Regione riesca a definire la situazione. Ad ogni modo, mi preme sottolineare l’utilità di una cabina di regia, che non può che essere un tavolo tecnico di lavoro istituito presso Regioni o ASL, che metta insieme rappresentanti qualificati di Società scientifiche, Ordini e Università per stabilire le procedure da seguire e la formazione da erogare per rendere effettivamente operative la collaborazione tra professionisti di diversi settori. Senza questo trait d’union diventa davvero difficile attuare qualunque lodevole iniziativa di rapporto tra professionisti».