Il prossimo 21 maggio si incontreranno psicologi, farmacisti e rappresentanti del Ministero della Salute per regolamentare la figura tramite apposite linee di indirizzo. La psicoterapeuta commenta: «È un grande aiuto per la popolazione, e non entra in conflitto con gli altri professionisti»
Uno psicologo in farmacia? Perché no. Già presente in molti presidii di Roma e di altre aree d’Italia, è una figura che sfrutta la capillarità delle farmacie, presenti anche nei più piccoli paesi della Penisola, per offrire la propria assistenza agli utenti in modo diretto e immediato. E presto sarà regolamentata da linee di indirizzo nazionali, volte a delinearne modalità operative e competenze professionali: è questo, infatti, l’obiettivo che si è prefissato il Gruppo di Lavoro “Psicologo in farmacia”, che si riunirà il prossimo 21 maggio. Fortemente voluto dal Presidente del Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi (CNOP) Fulvio Giardina, il Gruppo porta per la prima volta intorno allo stesso tavolo tutti gli attori coinvolti nel progetto: Ministero della Salute, CNOP e Ordine dei Farmacisti; sono stati invitati, inoltre, rappresentanti di Federfarma e di Assofarm. Sarà presente all’incontro anche la dottoressa Paola Esposito, psicoterapeuta e consulente dello staff di presidenza della CNOP, che spiega a Sanità Informazione i benefici del progetto, inserito nell’ambito della farmacia dei servizi.
Dottoressa, che ruolo copre lo psicologo nelle farmacie?
«Lo psicologo in farmacia può aiutare molto i pazienti cronici ad aderire alla terapia. Per una cronicità, infatti, oltre alla parte farmacologica, è importante comprendere la nuova vita che si dovrà affrontare, che non sarà necessariamente peggiore, ma sicuramente diversa. È lì, quindi, che lo psicologo può affiancarsi al farmacista e far accettare al paziente il nuovo corso, rinforzando il messaggio dell’aderenza alla terapia e avere quindi una buona gestione della malattia. In questo senso, diventa sicuramente una figura vincente».
LEGGI ANCHE: IL 70% DEI MALATI CRONICI NON ADERISCE ALLA TERAPIA IN MANIERA COMPLETA
Quali sono gli altri benefici che lo psicologo in farmacia offre ai pazienti?
«Sicuramente l’approccio immediato. L’utente che entra in farmacia può facilmente accedere ad una figura di aiuto direttamente dalla strada. Il farmacista lo indirizzerà allo psicologo presente in loco che interverrà subito, anche con una semplice chiacchierata, perché la persona spesso ha proprio bisogno di essere ascoltata. In questo modo, le figure del farmacista e dello psicologo, insieme, possono raggiungere buoni obiettivi e offrire un grande aiuto concreto alla popolazione».
Ma è un ruolo che può entrare in conflitto con gli altri psicologi?
«Assolutamente no, perché lo psicologo in farmacia non fa terapie: fa dei brevi colloqui di indirizzo e di supporto, in genere quattro o cinque, e, soprattutto, quando intravede un disagio importante può indirizzare meglio il paziente. Ha quindi un ruolo di prevenzione. Per cui lo psicologo in farmacia non entra in conflitto né con lo psicologo nell’ambito privato né con lo psicologo nell’ambito pubblico, perché entrambi normalmente seguono delle terapie nel medio e lungo termine. Al contrario, in farmacia il supporto è momentaneo, a cui può seguire, se necessario, un indirizzamento nel pubblico».
LEGGI ANCHE: NUOVI LEA, ASSISTENZA PSICOLOGICA DIVENTA DIRITTO. LAZZARI (CNOP): «SVOLTA PER PROFESSIONE E CITTADINI»