Il presidente Lazzari: “L’attivazione dal 2020 al 2022 di un servizio di consulenza psicologica nel 70% delle scuole italiane ha permesso di effettuare una grande sperimentazione. Ora serve consolidarla con la messa a sistema di un modello organizzativo ad hoc”
Non un semplice sportello di ascolto, ma un servizio permanente di consulenza psicologia attivo in ogni scuola di ordine e grado. È questo l’obiettivo a cui punta l’Ordine degli Psicologi in Italia, prospettiva pienamente in linea con le raccomandazioni delle Autorità internazionali. “Lo psicologo che opera in ambito scolastico è una figura professionale che ha competenze nell’ottimizzazione dei processi di apprendimento, nella gestione delle dinamiche dei gruppi, nella promozione della salute e prevenzione di problematiche in ambito psicologico. Oltre ad avere capacità che gli consentono di riconoscere disagi di natura clinica”, spiega Cristian Pagliariccio, psicologo dell’educazione, membro dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, in un’intervista a Sanità Informazione – . Nello specifico, lo psicologo scolastico si occupa di realizzare interventi che incidono in maniera positiva sui processi di funzionamento della comunità educante. Tali interventi riguardano il monitoraggio del benessere delle persone che fanno parte della comunità scolastica, come personale ATA, docenti, genitori e studenti, e la realizzazione di azioni rivolte a singoli e a gruppi. Solo per fare alcuni esempi, tali interventi possono prevedere: colloqui, incontri o laboratori sulla gestione dell’attenzione e lo sviluppo di competenze sociali, la motivazione ad apprendere, la gestione in positivo dei conflitti, il recupero emotivo che è fondamentale per la prevenzione del burnout”, aggiunge Pagliariccio.
In Italia, tra il 2020 e il 2022, nel 70% delle scuole è stato attivato un servizio di consulenza psicologica che ha superato le esperienze di ‘sportello scolastico’ che, come sottolineato da David Lazzari, Presidente dell’Ordine degli psicologi, durante un’audizione in Commissione Cultura alla Camera, sull’istituzione dello psicologo nelle scuole “ha ottenuto un alto livello di gradimento”. Per il presidente Lazzari questi due anni hanno permesso di effettuare una grande sperimentazione che ora serve consolidare con la messa a sistema di un modello organizzativo ad hoc. “Se la figura dello psicologo scolastico fosse integrata all’interno della comunità educante che è la scuola, favorirebbe la prevenzione di fenomeni disfunzionali – continua Pagliariccio -. Pensiamo, ad esempio, al miglioramento del successo scolastico degli studenti, al controllo della dispersione scolastica. Ancora, gli interventi dello psicologo scolastico porterebbero beneficio alle pratiche di orientamento, migliorerebbero le competenze sociali e relazionali che incidono sulla riduzione dei fenomeni prevaricanti come il bullismo, rafforzerebbero le competenze emotive che consentono di prevenire problematiche ansiose o depressive, e forme di autolesionismo che, negli ultimi anni, iniziano a comparire sempre più precocemente, insieme ad ideazioni suicidarie, già nella scuola primaria”.
Anche il personale docente e ATA potrebbe trarre un enorme beneficio dalla presenza dello psicologo nelle scuole: “In ogni comunità, compresa quella scolastica, i conflitti sono all’ordine del giorno e, spesso, generano affaticamento o alimentano vere e proprie aggressioni, soprattutto da parte di genitori e studenti, anziché risolversi positivamente. Lo psicologo potrebbe sia prevenire tali conflitti, che guidare i soggetti coinvolti verso la migliore risoluzione possibile – spiega lo psicologo dell’educazione -. Sempre in riferimento ai benefici per il personale scolastico, va sottolineato che gli interventi degli psicologi possono favorire la prevenzione del burnout (sfinimento e esaurimento emotivo tipico delle professioni di aiuto, ndr). Si tratta di un fenomeno importante che incide sia sulla qualità delle relazioni umane, che sull’efficienza dello stesso servizio scolastico offerto”. Altro tema di competenza dello psicologo scolastico è l’inclusione: “Per ogni persona, compresi i docenti, gli interventi possono migliorare le pratiche di inclusione. È fondamentale a riguardo ricordare che tali pratiche devono considerare anche il personale docente, che come ogni altro essere umano può avere periodi transitori di fragilità (pensiamo ad esempio ai lutti) o vere e proprie condizioni di disabilità”, aggiunge Pagliariccio.
Nonostante i numerosi e variegati ambiti di interventi, l’operato dello psicologo scolastico ha dei limiti: “Non si occupa di clinica all’interno della scuola – chiarisce l’esperto -. Le situazioni più complesse meritano uno spazio di intervento adeguato: sarà compito dello psicologo scolastico, infatti inviare all’esterno, presso strutture e specialisti di competenza, situazioni legate a psicopatologie o a gravi episodi. Inoltre, serve che lo psicologo scolastico sia pienamente integrato nel sistema scolastico, avendo anche un’autonomia nel proporre interventi interni, oltre che restare disponibile alle domande alle richieste della comunità. Questo – dice lo psicologo dell’educazione – presuppone che si tratti di un lavoro stabile, come per ogni altro professionista della scuola, e non di un progetto saltuario di poche decine di ore”.
Intanto, c’è attesa per la definizione di un nuovo protocollo tra l’Ordine degli psicologi ed il Ministero dell’Istruzione che prevede la creazione di un tavolo di lavoro stabile sulla tematica. Il presidente Lazzari assicura che a breve ci sarà la firma definitiva.
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