Federfarma Roma: «Integratori a ruba, situazione simile ad azitromicina»
Minaccia nucleare, fallout radioattivo, armi atomiche. Quelli che fino a pochissimo tempo fa erano spettri spaventosi solo a evocarli, relegati nei meandri dei ricordi sulla Guerra Fredda, oggi tornano alla ribalta in una veste più concreta, entrano nei discorsi quotidiani, nei telegiornali, negli incubi della popolazione mondiale. La guerra tra Russia e Ucraina porta in sé il terrore di una escalation che potrebbe coinvolgere il mondo intero. E non sarebbe una guerra combattuta (solo) con armi convenzionali.
Dalla paura alla psicosi il passo è spesso breve. In alcuni Stati europei, in primis in Belgio, si sta registrando una vera e propria corsa all’approvvigionamento di pillole di ioduro di potassio, per combattere gli effetti nocivi (cancerogeni) sulla tiroide di eventuali radiazioni nucleari. Lo ioduro di potassio, infatti, saturando di iodio stabile la tiroide, impedisce l’assorbimento dello iodio radioattivo. Chiaro è che non si tratta di caramelle, ma di veri e propri farmaci indicati, in situazioni ordinarie, solo in caso di presenza di patologie ben precise. Sanità Informazione ha fatto il punto della situazione in Italia, cercando di intercettare la presenza o meno di una “psicosi nucleare” in atto in base alle dichiarazioni provenienti dalle farmacie sulle sul territorio.
La folle corsa all’accaparramento di pillole di iodio contro la minaccia nucleare non sembra, almeno per il momento, aver invece contagiato i cittadini partenopei. «In generale nelle farmacie del territorio non è stato segnalato un incremento delle richieste – spiega ai nostri microfoni Riccardo Iorio, presidente Federfarma Napoli -. Per ora il boom sembra restare confinato alla bolla mediatica dei social, sui quali peraltro stanno circolando fake news sullo iodio e sulla possibilità di procurarselo. È fondamentale non affidarsi all’informazione via web ma, come sempre, fare riferimento al proprio medico e al farmacista di fiducia, attingendo informazioni dai canali ufficiali. Tra l’altro – aggiunge – è bene ricordare che i farmaci a base di ioduro di potassio non sono da banco, bensì vengono venduti solo ed esclusivamente dietro presentazione di ricetta medica. Non è un medicinale che va assunto in assenza di specifiche indicazioni, perché in questi casi può portare a severe controindicazioni. Purtroppo come spesso accade le paure vengono esasperate al punto tale da sfociare in psicosi, dannose o comunque inutili: è vero che le pillole di iodio proteggono da alcuni effetti delle radiazioni – osserva infine Iorio – ma se scoppiasse davvero la Terza Guerra Mondiale, credo che tenerle o meno in tasca sarebbe l’ultimo dei nostri problemi…»
Ben diversa la situazione a Roma, dove gli integratori a base di iodio stanno andando letteralmente a ruba, come dichiarato ai nostri microfoni dal presidente della Federfarma capitolina, Andrea Cicconetti: «Questi integratori, che hanno una quantità di iodio molto bassa, stanno conoscendo un vero boom in questi giorni: possiamo dire che il fenomeno è sovrapponibile a quello che ha visto protagonista l’azitromicina. Il potassio ioduro in caso di fallout radioattivo ha sicuramente un effetto protettivo, ma il fallout nucleare è un fenomeno che dipende da fuoriuscite radioattive, ad esempio da centrali nucleari a seguito di incidenti. Lo scoppio di una bomba atomica – osserva Cicconetti – non ha certo le stesse caratteristiche, si tratta di ordigni con una potenza distruttiva di gran lunga superiore a quelle di Hiroshima e Nagasaki, le cui conseguenze immediate sarebbero catastrofiche e solo in un secondo momento darebbero luogo a quel fallout radioattivo contro cui le pillole di ioduro di potassio interverrebbero a mitigare i danni per l’organismo. Ma a quel punto, altro che pillole: intere regioni sarebbero vaporizzate. Al di là di queste considerazioni – conclude – le farmacie sono obbligate per legge ad avere il potassio ioduro con cui preparare i farmaci necessario a fronteggiare un fallout radioattivo».
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