Nata una collaborazione tra la SIN e l’ANUPI TNPEE per implementare studio e diffusione di buone prassi. Bonifacio (ATS ANUPITNPEE): «Con il PNRR costruire un nuovo welfare di comunità per attivare una maggiore sinergia tra la pediatria di base e i professionisti esperti del neuro-sviluppo»
Un bambino che viene alla luce dalla 32esima settimana di gravidanza, in anticipo di otto settimane rispetto al consueto tempo di gestazione, ha la stessa aspettativa di sopravvivenza di un neonato a termine. Un risultato impensabile solo fino a 10 anni fa. Dagli anni Novanta ad oggi la percentuale di sopravvivenza dei bambini nati tra la 25esima e le 26esima settimana di gestazione è passata dal 40% al 75%. Sono solo alcuni dei dati emersi dal “Libro bianco della neonatologia” e che trovano conferma anche dalle stime di questi 12 mesi che stiamo per lasciarci alle spalle.
«La rete dei punti nascita italiana è tra le migliori d’Europa – assicura Luigi Orfeo, neopresidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) e Direttore dell’UOC di Pediatria, Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale (TIN) del Fatebenefratelli di Roma -. Un risultato straordinario che ci pone di fronte a due nuove grandi sfide: la revisione delle modalità di assistenza durante il ricovero e la riorganizzazione dei percorsi di cura, che comprendano prevenzione e abilitazione precoci».
I più recenti studi epidemiologici segnalano un’elevata incidenza dei disturbi del neuro-sviluppo tra i neonati ricoverati in TIN. Disturbi che appaiono silenti proprio nei mesi in cui, attraverso interventi mirati, sarebbe possibile ottenere risposte ottimali. Gli studi scientifici dimostrano pure come questi siano il risultato della somma di più fattori: «Tra quelli di maggiore impatto vi sono la fragilità del sistema neurosensoriale del neonato, le caratteristiche ambientali della TIN e dell’organizzazione ospedaliera e la separazione precoce e imprevista tra il neonato e le figure genitoriali – dice Orfeo -. In questi anni, grazie alla diffusione di programmi di Developmental Care molto si è fatto per migliorare l’assistenza dei neonati, ma si tratta di percorsi che necessitano della presenza di professionisti dedicati ed esperti del neuro-sviluppo».
La prematurità è la principale causa di ricovero nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale, seguita da problematiche infettive, complicanze perinatali durante il parto e patologie congenite. Al contrario di quanto si possa pensare, la TIN non è solo un reparto legato alle emergenze e alla sopravvivenza del neonato, ma svolge un ruolo fondamentale di prevenzione delle malattie a breve e lungo termine.
«In questo ambito la professionalità del terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (TNPEE) come quella dello psicologo e di altre figure riabilitative, risulta centrale nel saper cogliere tempestivamente i segni premonitori di un’atipia del neuro-sviluppo e le sue possibili conseguenze nel tempo longitudinale», sottolinea il presidente della SIN.
«Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva è una figura di raccordo nell’equipe multiprofessionale: conosce il bambino e la sua famiglia, guida e accompagna l’intervento infermieristico nella cura posturale, integra la valutazione neurologica del neonatologo con quella neuro-comportamentale, si occupa della maturazione e della protezione delle competenze neurosensoriali del neonato, selezionando gli interventi più appropriati a seconda dell’età gestazionale», spiega Andrea Bonifacio, presidente della Commissione d’albo nazionale dei TNPEE, membro del Comitato Scientifico dell’Associazione tecnico-scientifica ANUPI TNPEE.
Eppure, nonostante la comprovata centralità di questa figura professionale, i dati relativi alla distribuzione dei terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva nei diversi servizi di cura denunciano una forte e preoccupante carenza di questi professionisti nell’ambito dei servizi ospedalieri di pediatria e dei dipartimenti materno-infantili.
«L’esigenza attuale di accorciare i tempi della diagnosi e di erogare gli interventi in epoca precoce e precocissima genera la necessità di una nuova governance delle risposte. Ed è proprio in quest’ottica che ha preso vita la collaborazione tra la SIN e ANUPI TNPEE, che congiuntamente ai gruppi di lavoro sostenuti dalla Commissione d’albo nazionale dei TNPEE afferente alla Federazione Nazionale Ordini dei TSRM e PSTRP, ha lo scopo di implementare l’indagine, lo studio, la realizzazione e la diffusione di raccomandazioni e buone prassi correlate all’offerta sanitaria per questa delicata utenza», spiega Bonifacio.
«Tra i primi obiettivi di questa collaborazione – prosegue – è in programma un’indagine conoscitiva finalizzata ad acquisire dati sulla specifica configurazione dell’equipe interprofessionale e sulla presenza di figure riabilitative all’interno delle TIN italiane, progetto concretizzato dalla TNPEE Simona Matricardi in Lazio che, nel corso del 2022, vorremmo estendere a tutto il territorio nazionale. Tra i vari intenti di questa indagine vi è anche quello di promuovere la costituzione di una rete multidisciplinare tra i vari professionisti della riabilitazione che possano anche individuare le maggiori difformità tra i vari servizi del territorio nazionale».
Attualmente, le maggiori disomogeneità in ambito abilitativo interessano i percorsi dedicati alla fascia 0-3 anni a causa della difficoltà a garantire una sufficiente continuità nei percorsi di cura per questa delicata fascia di popolazione, sia per i tempi di accesso che per la difficoltà di predisporre setting di cura altamente diversificati a seconda delle diverse età. «I dati epidemiologici – continua Bonifacio – evidenziano un preoccupante incremento dei disturbi del neuro sviluppo. In questo senso la costruzione di un nuovo welfare di comunità come previsto dal PNRR potrebbe attivare una maggiore sinergia tra la pediatria di base e i professionisti esperti dello sviluppo, tra cui i TNPEE, a sostegno di reali opportunità di integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e PLS. Tra i futuri obiettivi sarebbe utile progettare dei PDTA appositamente dedicati e altamente personalizzati in base all’età, alla condizione clinica e alle esigenze dell’intero nucleo parentale, prevedendo – conclude – interventi che includano azioni a domicilio come l’home visiting e la dimissione protetta, in combinazione con programmi di promozione per le famiglie e di abilitazione precoce e precocissima per i piccoli utenti che ne necessitino».
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