L’indagine SIRM-Censis: ai pazienti piacerebbe che fosse il medico radiologo in persona a comunicare i risultai degli esami eseguiti. Solo il 12% dei pazienti si auto-prescrive esami di radiologia medica. Il 92% vorrebbe almeno un medico radiologo in ogni futura Casa della Salute
Vorrebbero che fosse il medico radiologo in persona a consegnare al paziente il risultato di Tac, Rx o Rm. Ancora, desidererebbero che lo specialista in radiologia medica fosse presente anche nelle future Case della Salute. A mettere nero su bianco le richieste dei pazienti italiani è stata la Sirm, la Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica, attraverso un’indagine ad hoc commissionata al Censis. «Abbiamo deciso di condurre questa ricerca per comprendere se la nostra percezione di essere importanti nel processo decisionale, nell’ambito strategico della diagnosi e della terapia, fosse percepito anche dal paziente», spiega Luca Brunese professore ordinario di Diagnostica per Immagini e Radioterapia e Rettore dell’Università del Molise, che ha presentato i risultati dell’indagine nel corso del 50° Congresso Nazionale della SIRM, in corso al “Roma Convention Center – La Nuvola”, dal 6 all’8 ottobre.
«I risultati ottenuti sono stati sorprendenti – continua Brunese -. Quasi il 90% dei pazienti è convinto che l’esame di diagnostica per immagini sia decisivo per capire di che patologia soffre e per decidere correttamente qual è la terapia migliore da impostare». L’indagine, tuttavia, ha messo in luce anche delle criticità: «Al paziente piacerebbe molto che il risultato del suo esame fosse comunicato direttamente da chi ha provveduto alla stesura del referto. In altre parole, vorrebbe che fosse il radiologo a spiegare quanto emerso dall’indagine», aggiunge Brunese. Se la percezione dell’importanza del radiologo nella popolazione in generale supera il 90%, tra le persone affette da una malattia o che l’hanno affrontata in passato sfiora il 100%: «Un paziente operato, che sta facendo dei controlli post operatori o che sta seguendo una terapia, indipendentemente dal suo livello di istruzione, riconosce la centralità del medico radiologo, ancor di più – sottolinea il Rettore – se si tratta di un paziente anziano».
Contrariamente a quanto accade in altri ambiti della salute, in radiologia non c’è la tendenza al fai da te: «Il paziente non si auto-prescrive l’esame ed ha molta fiducia nello specialista che richiede un approfondimento diagnostico attraverso esami strumentali. Solo il 12% dei pazienti tende ad auto- prescriversi un esame radiologico». Alla domanda diretta “se il paziente ritiene che nelle future Case della Salute debba esserci un radiologo e una postazione di diagnostica per immagini” i partecipanti all’indagine hanno risposto “Sì” nel 92% dei casi.
Questa indagine firmata SIRM-Censis è unica nel suo genere: «È la prima volta che affrontiamo questi argomenti direttamente con i nostri pazienti. E non sarà l’ultima – assicura Brunese -. La nostra collaborazione con il Censis proseguirà anche per il 2023-2024. In futuro toccheremo tematiche più specifiche, differenziando ad esempio le esigenze che possono sorgere tra i pazienti che si sottopongono ad esami semplici, come l’ecografia in cui c’è sempre un contatto diretto con i radiologo, e coloro che effettuano indagini più complesse, come la tomografia computerizzata, per la quale l’incontro con il medico radiologo potrebbe avvenire, eventualmente, alla consegna del referto».
Questa indagine segnerà dunque un nuovo inizio nella relazione medico radiologo-paziente? «Certo – risponde il professore – faremo tesoro di ogni risultato ottenuto. L’ideale sarebbe che il paziente potesse incontrare sempre il radiologo. Ma, laddove questo non fosse possibile, dovremmo impegnarci affinché almeno momento della consegna del referto ogni paziente che chieda di incontrare il medico – conclude lo specialista – possa essere sempre accontentato».
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