Analisi dei fattori di potenziale rischio e degli elementi di potenziale ottimismo
Le previsioni quando c’è di mezzo il virus SARS-Cov-2 rimangono un grosso azzardo, tuttavia è doveroso immaginare qualche scenario, anche per non trovarsi impreparati.
La grande paura è che si ripeta la situazione dell’autunno 2020, con un’ondata di ricoveri e morti superiori alla prima ondata, dopo un’estate semplicemente non gestita.
Anche quest’anno arriviamo all’inizio dell’estate con un indice di trasmissione molto basso, le ospedalizzazioni da Covid e le terapie intensive in costante diminuzione e l’allentamento delle misure di prevenzione del contagio.
La prima grossa differenza è data dalle 50 milioni di dosi di vaccino somministrate con il 30% della popolazione protetta, soprattutto nella fascia over 60, quella più vulnerabile. Per fine settembre la possibilità che l’80% della popolazione vaccinabile sia coperta è molto concreta.
La seconda grossa differenza è la diversa consapevolezza di una crescente quota della popolazione riguardo ai rischi di abbassare troppo presto la guardia. Abbiamo tutti imparato quante siano le variabili (e le varianti) ed anche gli “esperti” più audaci e vanitosi stanno resistendo alla tentazione di dire qualcosa di eclatante. I 127 mila morti pesano su tutti noi, personalmente ed istituzionalmente.
Vediamo i fattori di potenziale rischio e gli elementi di potenziale ottimismo.
Rispetto alla variante Delta la conoscenza del reale impatto clinico è ancora scarsa. Sembra colpire prevalentemente i giovani, ma potrebbe essere semplicemente dovuto al fatto che questa popolazione non è ancora protetta dal vaccino. In questo caso sarebbe tutto sommato una notizia positiva. Anche la mancata risposta della forma Delta plus ai monoclonali non deve sorprendere: la “monoclonalità” è intrinsecamente il limite degli anticorpi verso le varianti. Fin dall’inizio si sono dovuti usare cocktails per ovviare alla specificità dei monoclonali. La sensibilità della variante Delta ai vaccini (almeno in termini di Covid severo) rimane la notizia migliore.
Due rimangono ora gli elementi di attenzione. Il primo è la grande debolezza del sistema nel reagire in caso di arrivo di una ulteriore nuova variante. Sequenziamento, tracciamento ed isolamento sono i cardini per arrestare la diffusione di un virus nelle fasi iniziali, ma finora mai implementati. Ora che tutti i media ne parlano si intravede qualche reazione da parte delle autorità sanitarie, come sempre in ordine sparso e con dichiarazioni roboanti. Speriamo seguano le azioni.
L’altra grande incognita è la propensione degli italiani a vaccinarsi. L’efficiente macchina vaccinale messa in campo ha dimostrato di poter completare la campagna nei tempi stabiliti, fine settembre 2021, nonostante i continui cambi di strategia e con due vaccini anziché quattro completamente disponibili. Ora il vero pericolo può derivare solo dall’esitazione della popolazione. Il primo segnale viene dagli oltre 2 milioni di ultrasessantenni che non si sono vaccinati ed il secondo da alcuni pediatri che sconsigliano la vaccinazione nella fascia 12-16 anni. Atteggiamento grave quanto quello del personale sanitario no-vax.
Lo scenario verosimile a questo punto sarà di una ripresa delle malattie gravi limitatamente agli ultrasessantenni non vaccinati, un aumento complessivo dei casi di positività per la maggiore mobilità estiva e l’ancora incompleta copertura vaccinale della popolazione 12-30 che rappresenta la fascia socialmente più dinamica, e quindi più “efficiente” nel trasmettere il virus.
Attenzione però a trarre le conclusioni, i parametri da seguire saranno diversi. Il numero totale dei nuovi positivi andrà pesato contro la severità della malattia, il tipo di variante in questione e lo stato di vaccinazione del soggetto positivo. Abbiamo già il drammatico esempio degli Stati Uniti dove il 99,9% delle morti da Covid ora si verifica nei non vaccinati. Solo analizzando bene la dinamica di questi elementi si potranno trarre conclusioni corrette e decisioni ragionevoli in termini sia di salute pubblica che di impatto economico.
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