La quarta dose stenta a decollare. Per il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, solo restituendo al medico le sue competenze è possibile rilanciare il secondo richiamo
La somministrazione della quarta dose, il secondo booster destinato agli ultraottantenni e ai soggetti fragili, stenta a decollare. Per sbloccare la situazione il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, propone di restituire al medico il suo ruolo di «punto di riferimento per fugare i dubbi dei cittadini». Un ritorno alla normalità, come spiega Anelli in un video che verrà diffuso con il prossimo numero di Fnomceo Tg Sanità, per rilanciare il secondo richiamo.
«I medici registrano difficoltà nella somministrazione della quarta dose – afferma Anelli – e questo è legato a un finalmente sensibile miglioramento dei dati epidemiologici che lasciano intravedere una riduzione netta e significativa, nel giro di qualche settimana, dei numeri della pandemia». Ora, secondo secondo il presidente della Fnomceo, è il momento di tornare alla normalità, anche nelle modalità di somministrazione dei vaccini, in modo che sia il medico a poter fugare, con piena cognizione di causa, i dubbi del suo paziente.
«Superata la fase emergenziale – spiega Anelli – dove avevamo bisogno che tutti i professionisti sanitari collaborassero e dessero una disponibilità per fare la vaccinazione, abbiamo ora la necessità che si torni a una normale erogazione di questi servizi, rispettando le competenze». E aggiunge: «Ribadiamo con forza che le indicazioni previste dalle agenzie regolatorie, sia l’Ema sia l’Aifa, prevedono una prescrizione da parte del medico, la valutazione, sulla base delle patologie, dell’indicazione a sottoporsi al vaccino, nonché la raccolta del consenso informato, che rappresenta la libera scelta da parte del paziente di poter decidere se aderire o meno alla proposta fatta dal medico».
Una posizione consolidata, questa della Fnomceo, riaffermata da Anelli anche durante l’audizione di questa mattina di fronte al Nitag, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni. «Ricordiamo – ha rappresentato Anelli – che la classificazione ai fini della fornitura prevede per i vaccini antinfluenzali la ricetta ripetibile e per i vaccini anti SARS-CoV-2 la ricetta limitativa. Inutile qui ribadire come la prescrizione sia «una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico» che «impegna la sua autonomia e responsabilità» e che «deve far seguito a una diagnosi circostanziata o a un fondato sospetto diagnostico».
Il presidente della Fnomceo ha poi ricordato che «anche nei riassunti delle caratteristiche di prodotto, approvati dalle autorità regolatorie, dei vaccini registrati, e pubblicati sul sito dell’AIFA, è raccomandata la pronta disponibilità di cure e supervisioni mediche adeguate in caso di reazione anafilattica a seguito della somministrazione». E che «la decisione di sottoporre o meno a vaccinazione la persona, sulla base delle indicazioni riportate nelle caratteristiche del prodotto, non può prescindere dalla valutazione delle condizioni di salute del paziente, da effettuarsi da parte del medico nel momento stesso della vaccinazione, anche per escludere potenziali situazioni patologiche intercorrenti».
«È indubbio – ha concluso Anelli – che la prescrizione e la relativa somministrazione di un vaccino si configuri come atto medico, poiché, in quanto tale, esso è esercitabile solo da un medico o da un professionista sanitario all’uopo delegato, ma sempre in presenza del medico stesso. A tal proposito occorre tenere ben distinti e separati gli ambiti di competenza delle diverse professioni e fronteggiare la questione del riassetto dei percorsi formativi relativamente ai diversi ruoli degli operatori sanitari, evitando così che si creino disparità e invasioni di competenze».
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