Marco Locatelli direttore della neurochirurgia: «Non chiamatemi supereroe, questa è la sintesi di un lavoro di squadra di unità differenti: neurochirurgia pediatrica, terapia intensiva, ginecologia, otorinolaringoiatra, neuroradiologia e chirurgia maxillo-facciale. Tutti hanno contribuito a rendere possibile ciò che sembrava non esserlo»
Quattro interventi su patologie rare perfettamente riusciti, un team di professionisti capaci di superare ogni difficoltà grazie ad un profondo affiatamento, una grande collaborazione e una decina di reparti impegnati in una maratona per la vita che si è conclusa nel migliore dei modi.
Quella che ha tutti gli ingredienti per essere definita la fiaba di Natale del Policlinico di Milano, in realtà non è una novità per la squadra diretta dal professor Marco Locatelli, 50 anni, neurochirurgo di lungo corso, nonostante la giovane età e un curriculum di tutto rispetto. Ma non chiamatelo supereroe o team leader, lui nonostante l’impresa straordinaria, cerca di smorzare i toni e rendere “normale” qualcosa che ha invece dello straordinario, se non altro per la complessità di ogni intervento e per l’interessamento di più reparti in un momento in cui il Covid è ancora il nemico numero uno da battere. «Tengo a precisare che questo risultato è la sintesi della mia idea di squadra – puntualizza subito Locatelli – questo è il frutto di un grande lavoro corale di professionisti che lavorano molto bene insieme, pur essendo di unità diverse. Abbiamo operato quattro patologie diverse, ma tutte che coinvolgevano il sistema nervoso centrale». Neurochirurgia pediatrica, terapia intensiva, ginecologia, otorinolaringoiatra, neuroradiologia, chirurgia maxillo-facciale, tutti hanno dato il loro contributo per rendere possibile ciò che sembrava non esserlo.
Sei anni, l’età dei sogni che potevano svanire in pochi minuti se il professor Locatelli e la sua squadra non avessero deciso, in una notte di novembre, di agire subito per “correggere” un aneurisma gigante di un’arteria cerebrale. Una patologia estremamente rara e che ha una altissima mortalità. Il piccolo, arrivato in ospedale già in coma a causa di un’importante emorragia, è stato operato immediatamente per escludere l’aneurisma dal circolo sanguigno. «Il piccolo aveva una malformazione rara – racconta Locatelli -. È arrivato da noi in una condizione neurologica molto grave. Non avevamo molto tempo, così abbiamo coinvolto la terapia intensiva pediatrica, la neuro rianimazione, la neurochirurgia e siamo riusciti ad organizzare l’intervento, in pochi minuti. Tutto è andato per il meglio. Ora il piccolo dovrà fare un percorso di riabilitazione, ma è fuori pericolo».
Il secondo caso ha interessato una giovane donna di 30 anni che a poche settimane dalla data prevista per il parto ha avuto una progressiva perdita della vista. I medici della clinica Mangiagalli si sono accorti da una risonanza magnetica che la giovane aveva una massa tumorale, rivelatasi poi benigna, che coinvolgeva il viso e il cranio e comprimeva il nervo ottico. «È stato un momento difficile perché in gioco c’era la vita di una mamma e del suo bambino – ricorda il primario di neurochirurgia del Policlinico -. Facendo una risonanza magnetica abbiamo visto che aveva una grande lesione espansiva intracranica e la cosa più complessa è stata riuscire a mediare tra rimandare fino a quando possibile il parto e successivamente sottoporre la paziente a questo grosso intervento che ha visto coinvolti anche i colleghi della maxillofacciale. Abbiamo evitato un rischio di ipertensione endocranica e anche se ancora non ha recuperato la vista, per la quale ci vorrà del tempo, oggi la donna sta bene, è a casa, allatta il suo piccolo. Il decorso post-intervento si conferma buono».
Una squadra versatile, con tanti professionisti, e la tecnologia come migliore alleata, ha permesso di portare a buon fine altri due delicati interventi per complessità ed età anagrafica dei soggetti coinvolti. Anche in questi due casi Locatelli tiene a sottolineare l’impegno di tutti i professionisti che hanno reso possibile gli interventi. «Per una donna di 75 anni con un voluminoso tumore alla base del cranio, scomodo inquilino che richiedeva una rimozione immediata, abbiamo deciso di agire attraverso il naso, avvalendoci di speciali fibre ottiche e micro-strumenti che hanno permesso di raggiungere la sede del tumore, esportarlo, senza lasciare cicatrici visibili all’esterno – spiega -. Per un uomo di 60 anni, invece, con una malformazione vascolare complessa arterovenosa che genera un gomitolo di vasi, una emorragia cerebrale poteva essere fatale. Anche in questo caso abbiamo agito rapidamente con la collaborazione della neuroradiologia. Dapprima abbiamo fatto trattamenti di neuroradiologia e poi l’intervento chirurgico definitivo. L’operazione è perfettamente riuscita e l’uomo ha già fatto ritorno a casa».
«La medicina oggi è cambiata – ammette Locatelli – non è più tempo di personalismi, si vince lavorando in squadra. Il segreto è riuscire ad essere più interdisciplinari possibili, collaborare con tanti medici diversi per cercare di dare la miglior risposta possibile ai pazienti. E poi non ci siamo mai fermati durante la pandemia, addirittura abbiamo operato un bambino positivo, quando è stato necessario ci siamo prestati per dare una mano nei reparti Covid e ce l’abbiamo messa tutta per non lasciare indietro nessuno». Il segreto di questa bella fiaba di Natale sembra essere proprio questo: lavoro di squadra e abnegazione. I miracoli esistono, ma perché si avverino ci vuole un ambiente come quello che il professor Locatelli e la sua équipe sono riusciti a costruire al Policlinico di Milano.
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