Salute 31 Gennaio 2022 10:23

«Quel cromosoma in più è solo negli occhi di chi guarda»: la storia di Adriano e Irene, colleghi inseparabili

Come Irene, in Italia, ci sono 40 mila persone che convivono con la sindrome di Down, la maggior parte ha più di 25 anni ed è alla ricerca di un lavoro. Il muro della diffidenza è ancora troppo alto, Adriano: «Ho visto clienti rifiutare il caffè perché servito da un giovane con sindrome di Down»

«Quando l’ho vista all’opera mi sono detto: è nata per fare questo lavoro». È stato questo il primo pensiero di Adriano Petruzzo nel guardare Irene gestire la sala e i clienti del ristorante in cui entrambi lavoravano, il Milleluci Cafè di Firenze. Adriano è un cuoco, oggi quarantaduenne. Irene una ragazza con sindrome di Down che, all’epoca, aveva solo 18 anni.

«Ho conosciuto Irene quattro anni fa – racconta Adriano -. Aveva appena conseguito la maturità al liceo scientifico e non aveva alcuna esperienza lavorativa. Eppure, sembrava facesse quel lavoro da sempre: quando un cliente finiva la sua pietanza provvedeva subito a sparecchiare e, se aveva ordinato anche un secondo piatto, si assicurava che fosse già in preparazione, per evitare che attendesse troppo tra una portata e l’altra. Riusciva a coordinare sala e cucina in maniera impeccabile. E considerando che si trattava della sua “prima volta”, ho capito che aveva una dote innata».

«Perché ho scelto Irene»

Qualche anno dopo, la crisi economica scatenata dalla pandemia da Covid-19 ha lasciato entrambi senza un lavoro. Ma Adriano non si è perso d’animo, si è rimboccato le maniche e l’8 agosto del 2020 ha inaugurato un ristorante tutto suo, il “Chicco caffetteria piccola cucina”, nella stessa città, Firenze. «Quando ho dovuto assumere un’assistente di fiducia non ho avuto dubbi: ho scelto Irene – racconta il cuoco imprenditore -. È il mio braccio destro: si occupa del servizio sia ai tavoli che al banco, va a fare la spesa, le consegne e sta imparando anche a gestire la cassa. Irene è solare, altruista, intelligente, responsabile. Soprattutto, ama ciò che fa. E si vede».

“The Hiring Chain”: la campagna per l’inclusione lavorativa

Come Irene, in Italia, ci sono 40 mila persone che convivono con la sindrome di Down, la maggior parte ha più di 25 anni ed è alla ricerca di un lavoro. Per questo CoorDown, un’associazione nata per far conoscere le potenzialità delle persone con sindrome di Down, ha dedicato un’intera campagna di comunicazione, “The Hiring Chain”, all’inclusione lavorativa. «Con un video musicale interpretato da Sting – spiega Martina Fuga, responsabile della comunicazione di CoorDown – abbiamo deciso di raccontare che più persone con disabilità intellettiva vengono viste al lavoro e riconosciute come dipendenti di valore, più si apriranno nuove opportunità per molti altri».

La trisomia 21 è negli occhi di chi guarda

La storia raccontata da Adriano ne è la conferma: ha conosciuto le potenzialità di molti ragazzi con sindrome di Down solo dopo averli visti all’opera. «Quando sono stato assunto al Milleluci Cafè mi sono ritrovato di fronte ad una realtà totalmente sconosciuta: non avevo mai lavorato spalla a spalla con persone con sindrome di Down. L’impatto iniziale non è stato semplice – ammette l’uomo, con la voce rotta dall’emozione -. Poi, giorno dopo giorno, la trisomia 21 è scomparsa: tra me e loro non notavo più alcuna differenza. Ho capito che quel cromosoma in più era solo nella mia testa e non si ripercuoteva nella loro professionalità, per nulla inferiore alla mia. Non eravamo più dei semplici colleghi, eravamo diventati amici».

L’esperienza di Adriano al Milleluci Cafè è durata 5 anni: «Trascorrere le giornate in compagnia di questi colleghi-amici mi ha arricchito l’anima e la mente – dice il cuoco -. Ho imparato a vivere la vita in maniera diversa, ho capito che ogni cosa ha il suo valore: i piccoli problemi non vanno ingigantiti e non possono rovinarti un’intera giornata, figuriamoci l’esistenza».

Il muro della diffidenza

Ma come tutte le storie della vita reale, seppur a lieto fine, sono sempre intervallate da qualche pagina di tristezza, una strada in salita, un ostacolo da superare. «Il muro più alto che mi sono trovato davanti in questi anni di lavoro è la diffidenza – dice Adriano -. Ho visto con i miei occhi clienti rifiutare il caffè perché servito da un giovane con sindrome di Down o persone lasciare il locale dopo aver notato che dietro al bancone, in cucina o ai tavoli c’erano camerieri con sindrome di Down. Per fortuna, c’è chi va oltre il pregiudizio. C’è chi lo fa immediatamente e chi, invece, ha bisogno di provare e riprovare prima di dichiararsi “cliente affezionato”. E quando conoscono fino in fondo Irene – dice sorridendo Adriano – sono io a farne le spese: il suo caffè è migliore del mio. Lo dicono tutti».

 

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Giornata sindrome di Down. Al via “Just the two of us”, la campagna per il diritto alla sessualità
Il tema della World Down Syndrome Day 2022 è “Inclusion means…”. Falugiani (CoorDown): «Promuovere l’inclusione è ancora più urgente in questo periodo di guerra. Necessario accogliere quanto prima le persone con sindrome di Down e le loro famiglie nel nostro Paese»
Dalla riduzione dei farmaci al reinserimento lavorativo: ecco come curare ansia e disturbi cognitivi con il verde
I giardini terapeutici riducono sintomi ed effetti di patologie come Autismo, Alzheimer e Sindrome di Down. Ma ritrovare il contatto con la natura attenua stress e stati depressivi in tutti noi. Andrea Mati (paesaggista): «Progettare ospedali e RSA integrati e immersi nei parchi»
Fragilità, presto tavolo su diritti civili. Il giurista Cendon: «Sostegno, interdizione e ‘rifioritura’, ecco dove intervenire»
Alla Prima Conferenza Nazionale che si è svolta a Firenze lectio magistralis del fondatore di Diritti in movimento. «La chiave di volta è il passaggio da una concezione caritatevole, commiseratoria, assistenzialistica del soggetto fragile a una concezione che noi chiamiamo emozionale» sottolinea a Sanità Informazione
Giornata Mondiale sindrome di Down, Falugiani (CoorDown): «Ecco la vita ad ostacoli dei nostri figli»
La presidente del Coordinamento: «Manca l’inclusione scolastica. Trovare un lavoro è un’impresa quasi impossibile e i salari sono troppo bassi»
di Isabella Faggiano
World Down Syndrome Day 2019, CoorDown Onlus lancia la campagna di comunicazione “Reasons to celebrate”
Andare a scuola, praticare uno sport, uscire con gli amici, trovare un lavoro, vivere in autonomia una volta diventati adulti. Una vita fatta di routine, che appare la più ordinaria per la maggioranza della popolazione, è un traguardo possibile, ma raggiungibile ancora da troppe poche persone con sindrome di Down. A partire dall’istruzione, sono ancora […]
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Porpora trombotica trombocitopenica. ANPTT Onlus celebra la III Giornata nazionale

Evento “WeHealth” promosso in partnership con Sanofi e in collaborazione con Sics Editore per alzare l’attenzione sulla porpora trombotica trombocitopenica (TTP) e i bisogni ancora i...
Salute

Tumori: boom di casi nei paesi occidentali. Cinieri (Aiom): “Prevenzione attiva per ridurre carico della malattia”

Nel 2024 negli USA, per la prima volta nella storia, si supera la soglia di 2 milioni di casi di tumore. Una crescita importante, comune a tutti i Paesi occidentali. Per Saverio Cinieri, presidente di...
Salute

Tumore del polmone non a piccole cellule di stadio precoce e avanzato: lo stato dell’arte di nivolumab

Sono stati presentati al recente Congresso ASCO gli aggiornamenti degli studi relativi all’impiego di nivolumab nel tumore del polmone non a piccole cellule di stadio precoce e avanzato. Il quad...
Advocacy e Associazioni

Cirrosi epatica, i pazienti chiedono meno burocrazia e maggior accesso al teleconsulto

Nella nuova puntata di The Patient Voice, Ivan Gardini (EpaC Ets), Ilenia Malavasi (Affari Sociali) e Francesca Ponziani (Pol. Gemelli)