Lo studio multicentrico nazionale RadIoPoGe, condotto grazie al contributo scientifico della Federazione delle Associazioni Scientifiche dei Tecnici di Radiologia FASTeR, prova a dare una risposta
Un totale di 2.866 persone è stato intervistato in 9 regioni italiane (Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia) tramite un questionario informatizzato, per raccogliere dati preziosi sulla consapevolezza del cittadino medio in merito alle radiazioni ionizzanti.
Il progetto, nato dalla collaborazione tra il Consiglio Nazionale Delle Ricerche CNR di Pisa, la Università di Pisa e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana AOUP e il gruppo DoseTeam4you, ed è stato condotto grazie al contributo scientifico della Federazione delle Associazioni Scientifiche dei Tecnici di Radiologia FASTeR e quello economico della Federazione Nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP, nonché di MEDITEC.
«I risultati ottenuti – si legge nel comunicato della FASTeR – dimostrano la necessità di diffondere il più possibile informazioni utili circa un tema così importante, soprattutto in considerazione del recente D.Lgs 101/2020, attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza per la protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Dai risultati è infatti emerso che, nonostante il ricorso alla diagnostica radiologica sia sempre più frequente, a esso non si accompagna un’adeguata consapevolezza delle caratteristiche e dei rischi legati alle diverse procedure. Poco meno della metà degli intervistati (43%) dimostra di non sapere che la risonanza magnetica è priva di radiazioni ionizzanti; il 30% e il 46% ritiene erroneamente che la tomografia computerizzata (TC) e la mammografia siano esami radiologici che non espongono il paziente a radiazioni ionizzanti».
«Circa la metà degli intervistati – prosegue – non è a conoscenza del fatto che i bambini sono soggetti a un rischio maggiore di sviluppare patologia radio-indotta, se sottoposti a esami radiologici che utilizzano radiazioni ionizzanti. Quando viene richiesto di quantificare la percezione di pericolo derivante dal sottoporsi a esami radiologici, tuttavia, oltre il 60% delle persone dichiara di ritenerlo abbastanza o molto pericoloso, mentre il 44% degli intervistati afferma di non avere conoscenze sufficienti in merito ai rischi delle radiazioni».
«Tutti i risultati sono stati pubblicati in un volume la cui realizzazione è stata curata – conclude la FASTeR – oltre che dal dottore Fabio Paolicchi (AOUP) e dai dottori Luca Bastiani e Massimo Martinelli (CNR di Pisa), anche dalla dottoressa Roberta Gerasìa (IRCCS-ISMETT), Co-coordinatrice del Comitato Scientifico di FASTeR. Tra gli autori figurano, inoltre, la dottoressa Patrizia Cornacchione (Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS), Vicepresidente di FASTeR, e la dottoressa Chiara Martini (Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma), referente TC del Comitato Scientifico di FASTeR.
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