Ancora lontani dall’inversione di tendenza auspicata nel PNCAR. Magrini (AIFA): «La lotta alle antibioticoresistenze una priorità di salute globale»
Un trend in miglioramento, ma non abbastanza da essere in linea con il resto d’Europa e con le direttive OMS. È questa l’estrema sintesi di quanto emerso oggi alla presentazione del Rapporto Nazionale 2020 dell’AIFA sull’uso degli antibiotici in Italia. Un momento di bilancio importante, sia all’indomani dell’emergenza pandemica, che ha profilato nuove e incisive raccomandazioni e tendenze sull’uso degli antibiotici, sia nell’ambito della lotta alle pericolose antibioticoresistenze, il cui faro – guida è rappresentato dal PNCAR (Piano Nazionale Contro l’AntibioticoResistenza).
A inaugurare la giornata il “padrone di casa” Nicola Magrini, presidente AIFA: «Non è solo la situazione italiana a preoccupare, ma quella globale nonostante i leggeri segni di miglioramento. Il 50% delle somministrazioni antibiotiche per le infezioni delle vie aeree superiori risulta inappropriata. Parsimonia, quindi, deve essere la parola chiave per migliorare l’utilizzo di farmaci antibiotici».
Come emerge dai dati contenuti nel Rapporto AIFA, nel 2020 con 692,1 milioni di euro, gli antibiotici hanno rappresentato il 3% della spesa e l’1,2% dei consumi totali a carico del Servizio sanitario nazionale. Per quanto riguarda l’assistenza convenzionata, 3 cittadini su 10 hanno ricevuto nel corso del 2020 almeno una prescrizione di antibiotico, con una prevalenza nell’età pediatrica e nella fascia over 80. Sempre in queste fasce, è maggiore il numero di soggetti di sesso maschile ad aver ricevuto una prescrizione antibiotica, mentre nella fascia d’età intermedia prevale il sesso femminile probabilmente a causa di una maggiore incidenza di infezioni urinarie. Nel corso del 2020 si è assistito ad una marcata flessione del consumo degli antibiotici in regime convenzionato, pari al – 24%.
Ad essere maggiormente utilizzate sono le penicilline, i macrolidi e i fluorochinoloni, anche questi in decrescita rispetto agli anni precedenti. A livello geografico, il Sud ha una percentuale maggiore rispetto al Nord e al Centro per l’uso inappropriato di antibiotici per trattare le infezioni delle prime vie aeree, nonostante anche questo dato sia in calo nel 2020 probabilmente a causa delle misure di contenimento derivanti dalla pandemia. Nello stesso anno il 25% della popolazione pediatrica (fascia 0-14) ha ricevuto almeno una prescrizione antibiotica, concentrata soprattutto nella fascia 2-5 anni. Ad essere maggiormente prescritti, penicilline e betalattamasi, seguite da macrolidi e cefalosporine, di cui solo le ultime fanno registrare un calo rispetto agli anni precedenti. Per quanto riguarda la popolazione anziana, nel 2020 l’indicatore è in miglioramento per l’utilizzo di cefalosporine e fluorochinoloni ma in peggioramento per gli antibiotici ad ampio spettro e a spettro ristretto. In generale, dal 2014 al 2020 gli antibiotici più prescritti sono risultati essere quelli dermatologici, oftalmologici, intestinali. A livello ospedaliero si è registrato nel 2020 un peggioramento degli indicatori di consumo di circa il 19%, con un aumento registrato maggiormente al Nord soprattutto relativamente al consumo di carbapenemi e delle cefalosporine di terza generazione pari a circa il 23%.
In regime di assistenza convenzionata il consumo di antibiotici è stato più basso nel 2020 rispetto all’anno precedente, soprattutto tra aprile e giugno 2020 (mesi in cui erano attive misure contenimento). Negli ospedali è stato registrato un picco nel consumo di antibiotici nel marzo 2020, valore andato a scemare fino a raggiungere un picco minimo nel maggio 2020 per poi riprendere con un picco verso l’alto nel novembre 2020, in perfetto sincrono con le ondate pandemiche. Discorso più specifico merita l’uso dell’azitromicina: anche qui, in regime convenzionato il dato di consumo 2020 è stato più basso rispetto al 2029, con picchi a marzo e novembre 2020. Negli ospedali al picco di somministrazioni di marzo 2020 segue una decrescita anche a causa delle linee guida AIFA che ne sconsigliavano l’utilizzo per Covid-19, salvo poi riprendere con un nuovo picco a novembre 2020.
«Sicuramente la chiave di volta per la lotta alle antibioticoresistenze passa per un approccio OneHealth di salute globale – conclude il presidente AIFA Nicola Magrini – che tenga conto delle strettissime connessioni tra benessere umano, animale, ambientale. Le 5.500 tonnellate di antibiotici usate nel mondo animale in un solo anno non possono lasciarci indifferenti, bensì fungere da campanello d’allarme e da monito per aumentare la consapevolezza sul pericolo legato alla comparsa di batteri resistenti».
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