È quanto emerge dal Rapporto OsMed 2018 presentato a Roma. Luca Li Bassi, direttore generale dell’Aifa: «In altri Stati la maggioranza della popolazione viene curata con i generici e questo dovrà essere un obiettivo che ci dobbiamo porre per usare al meglio le risorse che abbiamo»
Spendiamo oltre 29 miliardi di euro in farmaci con un rimborso del 77% da parte del Servizio sanitario nazionale, è quanto emerge dal Rapporto Annuale 2018 sull’uso dei farmaci in Italia presentato a Roma nella sede Aifa. Per il singolo cittadino italiano la spesa media è stata di 482 euro.
Siamo quindi un Paese di malati? Risponde no, Luca Li Bassi, direttore generale dell’Aifa: «I nostri parametri sanitari non sono così male comparati a quelli di altri Paesi. Il farmaco rappresenta un mezzo per raggiungere la salute e va utilizzato al meglio. In questo c’è spazio per migliorare – ha continuato- sia in termini di spesa che di appropriatezza prescrittiva. Questa deve essere un faro così da poter usare sia il farmaco che le risorse connesse al suo uso nella maniera più efficiente possibile».
Sono 20.781 i milioni di spesa territoriale complessiva al 2018, con una spesa pubblica di 12.402 milioni, onnicomprensiva dei farmaci erogati in regime di assistenza convenzionata, in distribuzione diretta e per conto di classe A. In crescita poi, del 3,8% rispetto al 2017, la spesa a carico dei cittadini. «Dobbiamo lavorare maggiormente sull’appropriatezza d’uso. Mi riferisco all’aderenza e alla persistenza dei farmaci utilizzati nelle principali patologie croniche», ha commentato a margine della conferenza stampa Francesco Trotta, coordinatore del gruppo di lavoro Osmed.
La spesa delle strutture pubbliche sanitarie nel 2018 si attesta a circa 11,9 miliardi di euro, con evidenti differenze regionali. Il Nord è indicativamente posizionato su livelli inferiori di spesa convenzionata rispetto alla media nazionale e il Sud e Isole, invece, si attestano su valori più elevati. «Una grossa parte del rapporto OsMed è sulla variabilità regionale dei consumi – spiega ancora Trotta. Quello che emerge parlando ad esempio dei generici è che il ricorso ai generici ha un gradiente diverso da Nord a Sud. Alto al Nord, basso al Centro e ancora più basso al Sud. Questo è un gap che deve essere colmato»
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Proprio sul fronte del consumo, invece, sono 40 milioni gli assistiti con prescrizione farmaceutica, a maggioranza donne (55%). Le differenze di genere sono da individuare soprattutto nella fascia d’età 15-64 anni dove le donne mostrano un utilizzo dei farmaci più elevato rispetto agli uomini. Importante, inoltre, anche il dato anagrafico che mostra come il 60% della spesa convenzionata e il 70% delle dosi giornaliere di medicinali venga assorbito dagli over 64. Infatti, il 98% degli anziani ha ricevuto una prescrizione farmacologica nel 2018. La popolazione pediatrica, dal canto suo, registra una prevalenza d’uso del 50%, che si differenzia al 70% nella fascia d’età 0-4 anni e al 38% nei 10-14 anni.
Quattro le categorie di farmaci più prescritte: dai cardiovascolari – primi per consumo e secondi per spesa – ai gastrointestinali/metabolici, fino a i farmaci per il sangue e quelli per il sistema nervoso, dove nello specifico al primo posto per consumi, ci sono gli antidepressivi Ssri (inibitori selettivi per la ricaptazione della serotonina).
Infine, un dato da tenere in considerazione, ha specificato il direttore generale Li Bassi, «è che l’80% dei farmaci consumati sono a brevetto scaduto, mentre invece l’uso dei farmaci equivalenti corrisponde soltanto al 30%. In altri Stati la maggioranza della popolazione viene curata con i generici e questo dovrà essere un obiettivo che ci dobbiamo porre per usare al meglio le risorse che abbiamo».