Al Senato le audizioni di Perno (Bambino Gesù) e Rappuoli (Imperial College) su vaccini e anticorpi monoclonali. Perno: «In UK ho visto fare vaccinazioni dal finestrino di un’automobile, ma prima serve attenta anamnesi». Rappuoli: «Fino a febbraio scorso nessuno aveva pensato di sviluppare gli anticorpi monoclonali per le malattie infettive»
Mentre la campagna vaccinale prende quota anche in Italia, con un balzo di iniezioni negli ultimi giorni, la Commissione Sanità di Palazzo Madama ha ascoltato in audizione le parole di due tra i massimi esperti di vaccini e anticorpi monoclonali: Rino Rappuoli, Chief Scientist and Head External R&D di GSK Vaccines a Siena e Professore di Vaccines Research presso l’Imperial College di Londra, e Carlo Federico Perno, Direttore di Microbiologia al Bambino Gesù di Roma. Entrambi hanno dato ampie rassicurazioni sulla bontà delle proposte vaccinali approvate o in corso di approvazione, spiegando i meccanismi di funzionamento delle varie tecnologie.
Rappuoli ha spiegato come si è arrivati in tempi così brevi all’approvazione di due vaccini (Pfizer e Moderna). «Per fare un vaccino alle industrie farmaceutiche serve circa un miliardo di euro. Le industrie non arrivano mai nella fase 1 se la scoperta non è definita, non investono mai a rischio. In questo caso la scoperta è stata molto più veloce e le diverse fasi (fase 1, 2 e 3) sono state condotte in parallelo. Il settore pubblico si è caricato il rischio finanziario».
La velocizzazione è stata anche conseguenza del sequenziamento del virus, messo a disposizione dai cinesi già lo scorso 10 gennaio: «Non c’è stato bisogno di mandare il virus in giro per il mondo. Così il gene sintetico è stato riprodotto in brevissimo tempo». Al contrario, sono state mantenute tutte le garanzie necessarie per avere un prodotto sicuro.
Le tipologie di vaccino che verranno prodotte sono tre: quelli genetici o a mRNA (Pfizer, Moderna, CureVac), il vaccino a vettore virale con il gene sintetico inserito in un vettore virale (Astrazeneca, Johnson & Johnson, Reithera, Sputnik e i vaccini cinesi), il vaccino tradizionale con la creazione della proteina virale purificata (Novavax, Sanofi).
«I vaccini Moderna e Pfizer condividono la stessa tecnologia e hanno mostrato delle curve molto simili nell’efficacia», ha spiegato il professor Carlo Federico Perno che ha condiviso la scelta di EMA di rallentare l’approvazione del prodotto di Astrazeneca. Tuttavia Perno non si sbilancia sulla durata dell’immunizzazione: «Non sappiamo quanto durano gli anticorpi di questo vaccino. Non ci sono informazioni». E a chi gli chiede se si potrà scegliere quale vaccino fare, risponde così: «Normalmente i vaccini non si possono scegliere ma è chiaro che se l’efficacia sarà diversa si porranno dei dilemmi etici».
Perno contesta la scelta delle case farmaceutiche di non testare il vaccino anche sui bambini ‘fragili’ («al momento nessuno dei vaccini è stato autorizzato sotto i 16 anni») ma sottolinea che «non ci sono controindicazioni per gravidanza e allattamento. Questi vaccini non hanno mostrato nessun effetto tossico né sul feto né sul bambino».
Attenzione però alle vaccinazioni ‘veloci’: «Ho visto fare vaccinazioni dal finestrino di un’automobile in Gran Bretagna ma prima di ogni vaccinazione ci dovrebbe essere una attenta anamnesi se c’è una storia di allergia. Non ci sono evidenze che chi è allergopatico abbia un incremento del rischio di tossicità, ma serve un’anamnesi attenta».
Qualche senatore ha incalzato gli auditi sul tema degli anticorpi monoclonali, che pure stanno dimostrando di avere un’efficacia a lungo termine. Ma allora perché si è investito così poco su questi farmaci?
«È vero, sono stati investiti meno soldi sugli anticorpi monoclonali – ammette Rappuoli -. Negli Stati Uniti, tuttavia, un miliardo è andato a queste ricerche. La differenza tra vaccini e anticorpi monoclonali è che i primi si possono produrre in centinaia di milioni di dosi, mentre per i secondi è più difficile perché sono molto più costosi e non possono essere somministrati a tutti».
«I monoclonali – conclude Rappuoli – fino a febbraio dell’anno scorso erano una tecnologia usata soprattutto per i tumori (circa 100 prodotti registrati per tumori, malattie autoimmuni e infiammatorie). Fino a febbraio nessuno aveva pensato di svilupparli per le malattie infettive. Ora sono più appetibili perché la tecnologia si è mossa e gli anticorpi di adesso sono mille volte più potenti di qualche anno fa, con costi di produzione più bassi e una metodologia di somministrazione più agevole: niente più endovena per ore ma solo poche iniezioni».
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